LECCO – Notizia confermata dalla stessa PM Cinzia Citterio che aveva chiesto l’archiviazione per tutte le persone coinvolte (compresi madre e padre di Liam, residenti a Ballabio e difesi dall’avvocato Marco Sangalli), l’uscita di scena dall’indagine per la morte a 28 giorni del piccolo di Roncaiolo dei tre medici che si erano occupati di lui prima dell’improvviso ed ancora non completamente chiarito decesso del neonato. I professionisti, che si sono affidati all’avvocato Stefano Pelizzari, erano stati indagati per omicidio colposo.
Sei mesi ulteriori di indagini sono stati invece disposti a carico dei genitori A.R. e F. N. di 33 e 39 anni dal Giudice delle Indagini Preliminari Paolo Salvatore – che ha dunque respinto in parte la nuova richiesta di archiviazione “totale” della Pubblico Ministero del tribunale di Lecco.
Pesante l’ipotesi di reato avanzata a carico della coppia che abita a Ballabio ed ha una prima figlia di due anni. Omicidio volontario in concorso – anche se voci non confernate provenienti dal palazzo di giustizia lasciano intendere che in realtà la posizione più delicata sarebbe quella di un solo genitore. I sospetti che la morte di Liam possa rivelarsi non una fatalità sono però tutt’altro che concreti o avvalorati da prove, anzi. Ma le diverse perizie e l’inchiesta subito aperta sul caso non sono ancora riuscite a dare alcuna sicurezza nell’interpretazione di un episodio tristissimo, comunque si vadano poi a definire gli esiti giudiziari della vicenda.
Liam venne trovato senza vita la mattina del il 15 ottobre dello scorso anno. E secondo gli esperti nominati a suo tempo dalla Procura lecchese, la causa della morte sarebbe il soffocamento (dubbio emerso a seguito dell’autopsia). Le indagini sono state coordinate dalla Questura attraverso l’ispettore capo Marco Cadeddu mentre l’autopsia sul corpicino è stata eseguita da un medico di grande competenza come il dottor Paolo Tricomi.