DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA

Il popolo che attendeva il Messia lo ha sempre pensato come un uomo forte, buono, potente perché mandato da Dio stesso, un promotore della giustizia, uno che dice sempre la verità. Un uomo circondato di gloria e di onori, e tutto all’insegna del bene e della pace. Erano pensieri di speranza che aiutavano a vivere e a sopportare le ingiustizie e le difficoltà che si era costretti a subire. Questa attesa di un salvatore e di un liberatore era condivisa, in modi diversi, anche da altri popoli. 

Dio invece ha scelto un’altra strada e, come fa spesso anche oggi, ha colto di sorpresa il popolo che attendeva il Salvatore. Il Salvatore è qui in mezzo a noi, il Salvatore è nato, dai profeti è stato chiamato “Principe della pace” “Luce delle nazioni”, eppure oggi ascoltando la parola del Vangelo sentiamo parlare di coloro che “cercavano di uccidere il bambino!”. Tra questi c’era in particolare il re Erode che, oltretutto, dalla storia ha ricevuto il titolo di Grande. È stato grande per la durata del suo regno, grande per straordinarie opere architettoniche, grande per avere ampliato il tempio di Gerusalemme i cui resti sono visibili anche oggi. Però verso la fine della sua vita, sapendo che era nato un bambino che qualcuno riteneva straordinario, anche se piccolo e debole, ha cercato di ucciderlo e con lui ha ucciso anche altri bambini di Betlemme. Questa non è grandezza, questa è stoltezza e abuso di potere. Questo lo si può dire anche di suo figlio Archelao che, dopo Erode, ha regnato in Giudea. Ha regnato solo due anni perché ha superato il padre in crudeltà e ingiustizia e allora l’imperatore Augusto che regnava a Roma ha pensato bene di mandarlo in esilio. Così la Giudea ha perso il suo regno ed è diventata una regione governata da un procuratore romano perché era sempre in agitazione e in fermento. E uno dei motivi di questa agitazione era proprio il comparire di messia improvvisati e un  po’ esaltati che si sentivano mandati da Dio e trovavano sempre seguaci rivoltosi sempre pronti a seguirli e anche a sacrificarsi. 

È in un contesto così difficile che vediamo l’infanzia di Gesù. Noi abbiamo appena finito le celebrazioni del Natale e in queste feste i bambini li mettiamo al centro, per noi sono portatori di gioia, abbiamo riempito il Natale di luci, di festa, di colori e di poesia. Ma non è stata così l’infanzia di Gesù, anzi è stata drammatica e in costante pericolo e difficoltà: Gesù bambino è stato ricercato per essere ucciso, Gesù ha conosciuto la fuga e i pericoli e le difficoltà dell’esilio e della crescita in un paese straniero. Tutte cose che noi oggi nei dettagli non possiamo conoscere. Però da tutto questo emerge un messaggio bellissimo e straordinario, valido anche per tutte le nostre famiglie: c’è qualcuno che dall’alto veglia su di noi! 

C’è una protezione speciale che avvolge tutta la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. In questo caso eccezionale c’è la presenza dell’angelo che suggerisce a Giuseppe in sogno: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele” e poi gli suggerisce di allontanarsi dalla Giudea per la cattiva fama di Archelao e andare in Galilea, a Nazareth. Lì la famiglia avrebbe trovato la pace. Per circa trent’anni il Figlio di Dio sarebbe cresciuto come tutti i bambini imparando dai genitori la preghiera, l’educazione, la lingua, la professione di falegname, la cultura del popolo ebraico. 

Se una speciale protezione divina ha avvolto questa famiglia aiutandola a superare molti pericoli perché non dovrebbe proteggere anche ciascuna delle nostre famiglie? Ogni famiglia è un’opera divina! Quindi Dio Padre guarda con speciale benevolenza anche le nostre famiglie come ha guardato e guidato la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe salvandola dai pericoli e indicando la strada da percorrere. L’unica differenza sta in noi, nella nostra capacità di affidarsi alla protezione divina. Dobbiamo constatare che la loro santità consiste in questo affidamento totale che si è protratto lungo tutti gli anni di Nazareth e che nel caso di Gesù e di Maria è arrivato fino al Calvario. Nel caso eccezionale dell’infanzia di Gesù Dio ha mandato il suo angelo ma tutto il resto si è svolto nella più assoluta normalità: la guida spirituale di Maria e Giuseppe nell’educare Gesù è stata l’educazione ricevuta in famiglia e la parola di Mosè e dei profeti letti nella sinagoga insieme alla memoria delle opere di salvezza compiute da Dio per il suo popolo. In modalità diverse, tutto questo avviene anche con noi oggi. Chiediamo allora la protezione e la pace per tutte le nostre famiglie, sorretti dalla certezza che Dio non allontana mai il suo sguardo da noi, come ha fatto con la famiglia di Nazareth.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone