Quanto costa realmente il gioco d’azzardo agli italiani? I dati ufficiali parlano di una raccolta vicino ai 100 miliardi nell’ultimo anno. In realtà, questa cifra non è esatta. L‘Istituto Milton Freedman ha deciso di fare chiarezza sui dati economici riguardanti la raccolta dei proventi del gioco d’azzardo lecito e della relativa spesa degli italiani, mettendo in rilievo i vuoti informativi dei media.
Secondo l’Istituto Milton Freedman, la cifra di 95 miliardi, relativa al flusso di giocate generate dal gambling, va rivista al ribasso. Questi numeri, infatti, prendono in considerazione anche il denaro vinto e reinvestito dai giocatori. In pratica, gran parte dei soldi che movimenta il gambling è generato dalle stesse case da gioco. In realtà, quelli che escono dalle tasche degli italiani, intaccandone quindi il portafoglio, sono molto meno. Parliamo di circa 19 miliardi. Di questi, il 51%, ovvero 9 miliardi, sono spesi in slot machine e VLT. I numeri evidenziati dall’istituto fanno crollare anche la spesa pro capite annua degli italiani in relazione al gambling. Si passa, infatti, da 1583 euro ad appena 196, ovvero, 54 centesimi al giorno contro i 2.10 ipotizzati. Queste cifre ridimensionano il fenomeno dell’azzardo dal punto di vista economico, ma, paradossalmente, lo rendono ancora più pericoloso da quello medico.
Tenendo conto di quanto riferito dall’Istituto, infatti, gli italiani reinvestono 76 miliardi di euro nel gioco, invece di incassarli. Significa che esistono molti più giocatori compulsivi di quanti si immagina e che la ludopatia non è limitata alle 900.000 persone in cui si stima il fenomeno.
La Lombardia è la patria del gambling nazionale. Solo in questa regione, sono stati spesi 14 miliardi nell’ultimo anno (tra giocato e rigiocato) contro gli 11 miliardi del Lazio, come evidenzia una infografica pubblicata da Giochi di Slots.
I dati sciorinati fin qui, non fanno dormire sonni tranquilli. Nel 2016, il 54% della popolazione tra i 18 e i 74 anni ha giocato almeno una volta d’azzardo. Il pericolo ludopatico è reale, in quanto il 16% dei giocatori è considerato a rischio, mentre il restante 4% è considerato patologico. Occorrono leggi ad hoc per provare a combattere il problema. Finora, da questo punto di vista, si sono mosse molte regioni, mentre lo Stato è rimasto pressoché inerte.
Dal punto di vista medico, una proposta innovativa è venuta dall’Università di Pavia e da quella di Trento. I due istituti, stanno, infatti, lavorando alla realizzazione di un braccialetto elettronico per controllare i ludopatici. Questo strumento monitora i parametri vitali delgli individui e quando registra variazioni significative, invia i segnali al terapeuta che ha in cura la persona sottoposta al “controllo”. Un oggetto simile potrebbe essere un ottimo deterrente per curare il fenomeno ludopatico. Prima, però, occorre capire quanti siano realmente i malati. Da questo punto di vista, l’Italia è molto indietro perché manca una banca dati certa sui malati. Questo è un problema che il Governo dovrà affrontare al più presto se si vuole porre un freno a quella che è diventata la “lebbra del XXI secolo”.