DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: QUARTA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL BATTISTA

Accogliere Gesù, metterlo al centro della nostra vita, conoscerlo, amarlo. Perché? Perché Lui riempie la nostra vita, ci dona gioia, forza, speranza. Ricolma il nostro cuore di amore. Gesù, Figlio di Dio, è la Vita e se vogliamo vivere dobbiamo andare da Lui, perché con Lui comprendiamo noi stessi: noi siamo suoi fratelli, figli dello stesso Padre. In queste domeniche stiamo riflettendo proprio su questo: che posto ha Gesù nella mia vita? Vale veramente la pena accoglierlo? Cosa bisogna fare per accoglierlo? 

Domenica scorsa abbiamo sentito parlare di Nicodemo. Era una autorità nel popolo ebraico, vedeva che Gesù non osservava la legge del riposo del sabato però pensava: se Gesù compie opere così buone come guarire una persona ammalata senza essere un medico ma solo con la potenza della sua parola vuol dire che in qualche modo ha qualche legame speciale con Dio. Dio solo ha la capacità di dire parole potenti. E con questi pensieri va a trovare Gesù di notte e dialoga con lui. Sarebbe già sufficiente e bello imitare Nicodemo in questo suo cammino interiore: andare da Gesù per manifestare i propri dubbi e la propria fragilità, chiedere una luce e un aiuto per il cammino che stiamo facendo, per dire a Lui le tante cose che non riusciamo a capire e a fare. 

Oggi invece ci viene proposto il comportamento di un altro gruppo di persone che erano intorno a Gesù. Forse sono le stesse persone che l’hanno seguito in un posto un po’ isolato, hanno ascoltato la sua parola e quando si è 

fatto tardi hanno visto che i discepoli di Gesù hanno portato del pane e anche dei pesci da mangiare e si sono chiesti: da dove viene tutto questo cibo? Come mai tutti stanno mangiando e siamo in un luogo isolato, senza negozi e senza mercato? Hanno capito che Gesù aveva fatto qualcosa di straordinario e allora hanno pensato che avere Gesù con sé rende più facile la vita, è una bella comodità. Allora è nato un pensiero di comodo: andiamo a prendere Gesù e lo proclamiamo nostro re! Lui sì che è buono! Lui sarà un grande re, non come Erode e gli altri che ci rendono la vita difficile! E invece Gesù scappa e non si fa trovare. Quando si ritrovano di nuovo insieme Gesù li mette in guardia e dice: “Perché mi cercate?”. E aggiunge: “Se mi cercate perché ieri avete mangiato bene con me e gratuitamente e volete mangiare ancora oggi e domani io dico di no, se mi cercate perché il Padre mi ha mandato a voi allora venite, vi accolgo!”. In realtà Gesù ha usato le parole “pane disceso dal cielo”. Gesù si propone come un pane che nutre e dà forza di vita ma non una vita con un po’ di salute e di benessere ma una vita piena e per sempre. La reazione di quella gente è stata negativa: la mormorazione, la critica, la delusione. Avevano sperato tanto in Gesù, hanno pensato di avere trovato finalmente una persona alla mano, capace di risolvere i loro problemi e invece si trovano davanti un visionario. Ma chi pretende di essere questo Gesù? Ecco: questo è il punto centrale. Questa gente crede di sapere già tutto su Gesù: conosce il padre e la madre di Gesù, è un falegname e ha imparato il mestiere da Giuseppe, viene da Nazareth. Se Gesù fa discorsi strani, dice di essere disceso dal cielo e pretende di darci la vita eterna, allora non ci interessa più. Cosa ce ne facciamo di un Gesù così? È il contrario dell’atteggiamento di Nicodemo: l’apertura faticosa della mente e del cuore, si è sentito attirato da Gesù perché ha percepito che in Lui c’era qualcosa di grande, di misterioso e di divino. 

È l’atteggiamento sul quale vogliamo verificare la nostra vita. Siamo più simili a Nicodemo o più simili a quel gruppo di Giudei? Viviamo una certa attrazione verso Gesù che sentiamo essere vita, forza, amore, oppure viviamo una certa religiosità fondata sulla abitudine di fare cose solo perché si sono sempre fatte ma che non danno più un senso di calore e di gioia? Guardiamo anche l’esempio di Elia che desiderava morire, aveva paura perché inseguito dai nemici, era stanco e deluso di tutto. Ma l’angelo lo invita a mangiare quel cibo speciale che gli viene donato perché il cammino è ancora lungo: Dio ha ancora fiducia in lui e gli affida nuovi impegni. Chiediamo anche noi con fiducia a Dio quel pane che ci nutre e che Lui solo può donare per poter andare avanti e vivere!


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone