DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: QUARTA DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE

Guardiamo la natura: le piante e gli animali, il cielo e il mare, le stelle e l’universo intero! Possiamo immaginare tante qualità di Colui che le ha fatte: la sua intelligenza e la sua bellezza, e anche la sua bontà e generosità perché intuiamo che il mondo è nostro e l’abbiamo ricevuto gratuitamente. Ripensiamo anche quello che ci riguarda più da vicino e che abbiamo contemplato nella parola di Dio di domenica scorsa: una vita insieme e non nella solitudine, una vita nel dialogo e nell’armonia, una vita in una famiglia dove ci si ama e ci si aiuta reciprocamente. Questo è ciò che il Creatore, Dio, vuole per noi. 

Ma se noi guardiamo bene la vita e il mondo di cui facciamo parte facciamo anche una scoperta molto amara. Scopriamo una forza che distrugge, che non ama la vita. Scopriamo che la vita non è così bella come qualcuno ce l’ha descritta e ce la fa sognare. Se la desideriamo rischiamo di essere dei semplici illusi. Allora nascono tantissime domande: come mai? Cosa è successo? Perché vivere? Perché non si riesce a vivere bene e sereni? E queste domande accompagnano gli uomini e le donne di ogni tempo e continueranno sempre. 

Il racconto misterioso che abbiamo ascoltato nella prima lettura parla di due città antiche, Sodoma e Gomorra, nelle quali imperversava il male. Allora questi esseri misteriosi ( qualche volta chiamati due angeli, qualche volta tre, qualche volta come Dio stesso) parlano di un grido che sale dalla terra e va verso il cielo: non si dice se si tratta di un grido di lamento delle vittime perché la malvagità produce sempre delle vittime, se è un grido di dolore o di richiesta di 

vendetta. In genere si tratta del grido di uno che chiede aiuto, che vuole essere salvato, un grido di disperazione. E allora si nota l’interesse di questi esseri misteriosi che dicono: “Voglio scendere a vedere!” con l’intenzione di mettere a posto le cose che sono cadute in un grande disordine. 

In tutto questo mondo cattivo e disordinato emerge qualcosa di bello, come una perla preziosa: è la perla dell’amicizia tra Dio e un uomo buono e fedele. Si tratta di Abramo: un uomo ormai centenario che aveva coltivato la speranza di avere un figlio in base a una promessa dall’alto ma il figlio non è mai arrivato. Eppure non ha avuto il pensiero di aver capito male o di avere ascoltato una parola vuota da parte di Dio. Anche oggi noi veneriamo e ricordiamo Abramo come un padre e un maestro: ci insegna a credere e a sperare in Dio come ha fatto lui, resistendo con forza in tutte le prove e i momenti difficili che la vita ci riserva. Dio aveva un bel progetto su Abramo e l’abbiamo sentito: “Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra. Io l’ho scelto perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto”. Sì, però Abramo non aveva ancora nessun figlio! Sarebbe arrivato l’anno dopo, anzi era passato da lui proprio per dargli questa bella notizia! L’anno dopo Sara, sua moglie, avrebbe avuto in braccio un bambino: Isacco, che vuol dire: Dio sorride! È questo il frutto dell’amicizia tra Dio e Abramo! 

Ed è ancora grazie a questa amicizia che Dio concede ad Abramo un altro regalo: Abramo aveva un nipote, Lot, figlio di un suo fratello, che era andato ad abitare proprio a Sodoma. Prima che Sodoma venisse distrutta (si parla di fuoco dal cielo) Lot e i suoi familiari vengono avvisati per tempo e vengono salvati! Tutto questo perché “Dio si ricordò di Abramo”. Ecco la forza e la bellezza dell’amicizia tra un uomo e Dio, la bellezza di essere fedeli a Dio perché Dio è il Dio che salva e che protegge dal male! 

Tante domande ci nascono anche dall’ascolto della parabola di Gesù. Di solito le parabole di Gesù sono facili da capire, questa invece è difficile e misteriosa! Ma noi dobbiamo cogliere il centro: questo re vuole fare una grande festa di nozze per suo figlio e vuole vedere tanta gente che condivide la sua gioia. La sua casa deve essere piena di gente contenta che mangia e beve gratuitamente e si da ai canti a alle danze, perché è questo che si fa alle feste di nozze. Il nostro Dio è questo qui: uno che vuole essere nostro amico e farci del bene e renderci felici e salvarci dai pericoli. Se qualcuno ci dice qualcosa di diverso, ci sta parlando di un Dio che non esiste!


Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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