DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: DOMENICA DI PENTECOSTE

“In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. Di quale giorno sta parlando Gesù? Certo non è un giorno del calendario, una giornata particolare che dura ventiquattro ore, un giorno che verrà in futuro ma che non sappiamo quando, per cui saremmo condannati all’incertezza. “QUEL GIORNO” è oggi, è questo stesso momento in cui il cuore e la mente sono aperti e disponibili ad ascoltare e comprendere la parola di Gesù. Pensando a quella sera in cui i primi discepoli erano radunati con Gesù per la cena pasquale, “quel giorno” sarebbe stato tutto quel tempo che sarebbe cominciato dal dono dello Spirito Santo a Pentecoste in poi, per tutti i secoli a venire. Certo, questo avviene per noi che crediamo in Gesù, per tutti i suoi discepoli che lo amano. Per gli altri che non accettano di cambiare e che si induriscono nelle loro posizioni seguendo le passioni o le mode o i vari idoli capaci di impossessarsi dei cuori umani, tutti i giorni sono uguali, non c’è niente di speciale nell’uno o nell’altro. 

Per noi invece ogni momento può essere speciale perché ci viene data una sempre più profonda conoscenza di noi stessi e questa conoscenza è capace di darci forza nel cammino della nostra vita, ci dà luce e speranza nell’affrontare le difficoltà che quotidianamente dobbiamo affrontare e superare. Alla domanda “chi siamo noi?” dobbiamo rispondere con serenità e gratitudine: “Noi siamo persone che hanno la gioia di avere accolto nel cuore il Figlio di Dio Gesù Cristo” ma aggiungendo subito dopo “Noi siamo persone che sono state accolte da Gesù nel suo cuore, e in questa dimora troviamo la nostra forza, la nostra pace e il 

nostro amore”. Ma la conoscenza di noi stessi si fa più completa quando ricordiamo che Gesù è il Figlio eterno del Padre che vive nel seno del Padre, da sempre e per sempre, uniti dal vincolo di un Amore perfetto. Ecco allora le parole di Gesù : “In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. Certo, tutto questo avviene nella storia dei nostri giorni e dei nostri impegni quotidiani che assorbono le nostre energie. È lo stesso apostolo san Giovanni (l’autore del quarto Vangelo che stiamo leggendo in queste domeniche) che nella sua prima lettera scrive : “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma quello che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”. Quindi la consapevolezza e la gioia di essere figli di Dio non deve mai venire meno in tutti i nostri giorni qualunque cosa noi facciamo. Anzi questo pensiero ci guida e ci illumina su come comportarci: questa è la sapienza e la gioia dello Spirito Santo che già vive in noi. Tuttavia viviamo anche nell’attesa di qualcosa che deve ancora compiersi in pienezza e che è qualcosa di talmente bello e grande da essere inimmaginabile. “Vedere Dio così come egli è, essere totalmente simili a Lui, a Dio” non è possibile mentre siamo in questa vita terrena ma viviamo sempre orientati a quando questo si compirà, quando Dio lo vorrà. 

Questa è la nostra grande speranza, vera forza nella nostra vita. 

Ora noi dobbiamo semplicemente chiederci se tutto questo è un sogno, un ideale più o meno fantastico o se stiamo parlando di cose veramente alla portata di mano di tutti e non solo di qualcuno. La risposta ce la dona Gesù sempre rispettando la nostra libertà personale: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”: da questa nostra decisione di voler conoscere e amare Gesù consegue tutto il resto: Lui prega il Padre per noi e il Padre ci dona questo Protettore e Difensore, questa Guida e questa Luce, lo Spirito della verità che rimarrà sempre con noi e sarà in noi. Questa è la splendida opera di Dio. Il nostro impegno quotidiano che la rende possibile è conoscere la parola e gli insegnamenti di Gesù e metterli in pratica: segno che gli vogliamo davvero bene!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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