Se nelle domeniche estive ci è stata narrata la storia dei nostri padri a partire da Abramo e Mosè, è per un solo motivo: mostrare come quella storia, durata circa duemila anni, è tutta orientata verso Gesù Cristo, il centro della storia, il re dell’universo ma che bussa alla porta dei nostri cuori e chiede di essere un ospite gradito in noi, chiede di regnare nel nostro cuore.
La storia antica, e anche moderna, spesso è tenebrosa e difficile. Così è anche la nostra vita. Ma in queste tenebre si accende una luce. È facile pensare questo: come è difficile camminare al buio e non vedere niente e come ci si sente sollevati e rallegrati quando finalmente si accende una luce! L’apostolo Paolo lo dice chiaramente nella sua lettera di oggi: “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore”. Anche il profeta Isaia annuncia per il futuro qualcosa di grande, di bello e di luminoso: “Saranno dimenticate le tribolazioni antiche. Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia”. Ma noi leggiamo parole quasi identiche a queste anche quando celebriamo i funerali cioè proprio quando si piange per una persona dalla quale ci si distacca perché non la si vedrà più, anche se con la forza della fede continuiamo a dire che quella persona è viva nel Signore e un giorno la incontreremo di nuovo. Allora è giusto chiederci: ma di quale futuro di gioia sta parlando Dio per bocca del profeta Isaia? Questo futuro di gioia e di luce è forse adesso perché noi siamo più progrediti rispetto a duemila anni fa o rispetto ai tempi di Isaia? Questo futuro di gioia e di luce sarà un’eredità che lasceremo ai nostri figli e nipoti? È molto difficile dirlo, visto quello che sta succedendo in questi tempi! Il tempo presente e quindi anche il prossimo futuro ci appaiono tenebrosi e difficili.
Però vogliamo riflettere un po’ su ciò che ci viene detto nel Vangelo di oggi: in un momento in cui Gesù voleva stare da solo e ritrovarsi con in suoi amici più vicini per sentire come erano andate le cose (li aveva mandati a compiere una missione) non viene lasciato in pace. “Le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure”. Le folle di quel tempo, a Betsaida come altrove, non avevano molto di cui rallegrarsi e stare un po’ in pace, però si sono sentite attratte dalla presenza di Gesù di Nazareth. Sarà stata una attrazione molto iniziale, non si parla di fede, di seguire Gesù anche portando la propria croce ogni giorno. Per ora la gente ha sentito parla di Gesù come un bravo maestro, diverso dagli altri, che sa anche prendersi cura dei nostri ammalati e li guarisce. È una cosa buona andare da lui. Vediamo almeno di che cosa si tratta. In questa vita spesso tenebrosa la presenza di Gesù con le sue parole e la sua cura amorosa per chi soffre di più appare come una luce che ci dà forza e speranza.
Gesù accoglie chi va da lui e lui rischiara la nostra vita parlandoci di Dio che ci è vicino e ci ama: questo è il suo Regno! Questo è vero anche per noi oggi! Gesù accoglie anche noi se andiamo da Lui e parla anche a noi come parlava a Betsaida. Gesù si prende cura anche di noi oggi. Noi che ascoltiamo questa parola ravviviamo in noi la buona volontà di andare da lui che ci attira a sé. Questa è la cosa migliore che possiamo fare per tutti coloro che stanno abbandonando la fede. Scrivere articoli e riflessioni cercando le motivazioni per cui le chiese si svuotano non serve a nulla. Le discussioni su queste tematiche sono noiose e non portano a nulla. Serve invece la testimonianza viva di coloro che sanno quanto è bello sentirsi attirati da Gesù ed andare da Lui!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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