RESEGONE, SE LA MONTAGNA DIVENTA “USA E GETTA”. IL RIFUGISTA: “LA PISTA SI PERCORRERÀ, CON TICKET”

MORTERONE – Non si placano le polemiche sulla realizzazione della ormai “famosa” pista – in teoria “tagliafuoco” – nei boschi tra Morterone e il Resegone (qui l’anticipazione nel nostro articolo di ieri) e dopo la precisazione del piccolo Comune che per voce del vicesindaco Mario Formenti ha parlato di “una strada silvo pastorale, non è accessibile a tutti anzi possono passare solo per la manutenzione del bosco e serve come pista tagliafuoco in caso di incendi”.

Nessuna descrizione della foto disponibile.Versione questa che pare in qualche modo smentita dall’ultimo intervento in ordine di tempo, quello del rifugista che per primo aveva sollevato la questione: Stefano Valsecchi dell’Azzoni.

“Ebbene sì… La strada esiste!”, titola il suo lungo commento ricco di fatti e notizie il titolare del rifugio, che spiega con dovizia di particolari quanto avrebbe appreso direttamente dalla ditta che sta effettuando i lavori nel bosco.

Eccolo di seguito, in forma integrale:

Per una questione di taglio dei boschi, tempo fa è stato aperto un cantiere forestale sul versante nord-est del Resegone, in territorio del comune di Morterone. Nel corso degli anni la ditta Invernizzi Adriano esecutrice dei lavori ha intrapreso azioni di sfoltimento del bosco su gran parte del territorio comunale arrivando, appunto, fino alla partenza del sentiero 916 che dal paese porta in vetta al Resegone. Una volta qui, ha deciso di iniziare la costruzione di una strada sterrata che dal parcheggio potesse trasportare automobili, ruspe e camion in profondità nel bosco.
Inizialmente (si parla di pochi anni fa), quando la strada era lunga ancora poche centinaia di metri, sorse una piccola polemica con qualche articolo di giornale (e il sindaco di allora parlò esplicitamente di taglio dei boschi per fini commerciali), ma il tutto cadde in un nulla di fatto.
Fino all’anno passato, pur con continui allungamenti, lo sviluppo dell’opera era rimasto sulle poche centinaia di metri… La cosa però dev’essere sfuggita di mano a qualcuno, poiché negli ultimi mesi la strada in questione è arrivata a misurare quasi due chilometri!
A questo punto ritengo siano doverose un paio di premesse: non è mia intenzione puntualizzare sulla legalità della cosa, poiché a quanto sembra la cosa sarebbe anche legale. Non sono contro il taglio dei boschi (purché venga fatto con criterio), io stesso utilizzo legna da ardere per scaldare il rifugio. Non sono contro la costruzione di strade, purché (indovinate?) vengano fatte con criterio, e nella fattispecie criterio significa utilizzare un certo buonsenso, significa che devono avere una certa utilità, significa che devono essere fatte nell’interesse collettivo.
Beh, ma la strada serve per tagliare il bosco, no?
Circa un mese fa, ho domandato alla ditta in questione quale sarebbe stato il futuro della suddetta strada… La risposta? La strada dovrebbe passare in consegna al comune di Morterone come agro-silvo-pastorale, entrando a tutti gli effetti nella rete stradale e permettendo (previo acquisto dell’apposito ticket) a chiunque di percorrerla!!
Ho poi domandato quale sarebbe stata la reale utilità di un’opera del genere… La risposta? Sarebbe servita a me (essendo l’unico che ci transiterà per lavoro) e ai mezzi di soccorso. Non essendo mai neanche lontanamente stato interpellato a riguardo (né tantomeno, che io sappia, è mai stato interpellato il soccorso alpino), se ne deduce che quella in questione è una strada assurda, invasiva e totalmente inutile!
E qui nasce il famoso post… Stando così le cose (e che io possa sbagliarmi!) teoricamente e potenzialmente tra pochi mesi il rifugio Azzoni potrebbe davvero cominciare ad effettuare un servizio jeep attraverso quello che, a mio modesto e parziale parere, ERA uno dei boschi più belli della provincia di Lecco.
Concludo ponendo una semplicissima domanda, senza per il momento accusare alcuna persona, ente o associazione:
Perché?
Il rifugista – Stefano Valsecchi.

P.s. Stando alle ultime dichiarazioni il comune di Morterone e la Comunità Montana della Valsassina giustificano il gesto con motivazioni di “antincendio” e quindi di “sicurezza”, e la strada non sarà accessibile al pubblico, a riguardo verranno pubblicati aggiornamenti.

Sono parole, quelle del rifugista, che ben lungi dal sopire la discussione in atto in queste ore, chiamano in causa l’amministrazione comunale di Morterone – oltre alla ditta Invernizzi – e lasciano immaginare per le opere in corso sviluppi ben diversi da quelli di una banale pista con funzione di “tagliafuoco” in caso di incendi…

RedAmb