IL PAESE CHE NON C’È/PARTE 1 – LA GRANDE STORIA DELLA BALLABIO “DIMENTICATA”

BALLABIO – Alzi la mano chi, venendo ad abitare a Ballabio, sa di arrivare in un paese dal grande passato agricolo e caseario che ha fatto la storia dell’Italia dalla fine del 1800. Se non fosse per qualche foto d’epoca che gira sui social – in cui si vede una irriconoscibile piana di Ballabio verdissima, fatta di prati sconfinati, stradine acciottolate e di due piccoli agglomerati urbani in mezzo a questi pascoli -, sembrerebbe impossibile crederci. Parlare e soprattutto ricordare il passato di Ballabio pare essere un argomento tabù, anche se oggi ci si sta rendendo sempre più conto che, con la costruzione di un maxi capannone industriale al Barech, pure i pochi prati che si sono salvati dalla cementificazione rischiano di scomparire per sempre.

Chi ha governato negli anni del boom edilizio in cui tanto e troppo è stato consentito, non ha mai spiegato come mai si sia costruito tanto senza salvaguardare l’ambiente e, soprattutto, il passato.

Egidio Galbani

Quello di cui ci si rende conto oggi, è che chi ha pianificato più o meno consapevolmente questa rapida trasformazione di Ballabio non ha pensato di salvaguardarne la sua storia, il suo glorioso passato che ha visto partire dal nostro territorio delle grandi aziende in grado di fare la storia della commercializzazione nazionale e internazionale del formaggio. Aziende del calibro della Galbani (si, quella che vuol dire fiducia) e Locatelli (quella che fa le cose per bene). Proprio loro, che erano proprietarie di mezza Valsassina ma di cui non è rimasto più nulla. In paese i Locatelli Romanin hanno creato il gorgonzola, tutti lo sapevano ma nessuno ne aveva mai parlato, gustoso formaggio poi lanciato e commercializzato con questo nome da Egidio Galbani e Mattia Giovanni Locatelli in tutto il mondo.

Che cosa si fa per ricordare tutto ciò? Praticamente niente. Non esistono neppure delle targhe ricordo sugli immobili ancora esistenti o una piazza dedicata a questi imprenditori. Non si è mai pensato di organizzare nelle scuole comunali di Ballabio dei momenti in cui qualcuno raccontasse di questo passato – su cui esistono libri difficilmente rintracciabili. Qualche informazione la trovate qui. Con la scomparsa della Fiera del Taleggio organizzata dalla Pro Loco di Ballabio (realtà che dovrebbe promuovere il territorio, ma anch’essa di fatto “scomparsa” negli ultimi anni), nessuno dei politici succedutisi negli ultimi decenni ha concretizzato qualcosa sull’importante e identitario passato ballabiese.

Casera Locatelli Romanin

La Fiera del Taleggio, unico evento che voleva ricordarlo, partiva come noto da due “errori” di fondo che poi si sono rivelati fatali per l’iniziativa: a Ballabio non è nato il taleggio ma il gorgonzola e mancavano riferimenti alla commercializzazione nazionale e internazionale del formaggio in tutti i suoi aspetti e forme; il secondo sbaglio è stato che non esistono più terreni verdi su cui far pascolare le mucche, a cui il formaggio fa pensare. Quindi offrire un percorso solo a stand per le vecchie vie di Ballabio (che conservano poco di antico) è andato bene per le prime edizioni ma poi ha stancato il pubblico – sempre poco numeroso – e anche gli standisti che se ne andavano spesso delusi. Mai si è pensato o saputo allestire spazi rievocativi vicino alle casere Locatelli, Galbani e Romanin o nella corte Zapelli, con figuranti a ricordare i vecchi mestieri. Mai si è riusciti a far visitare qualche grotta dove si stagionava il formaggio (luoghi ancora in parte esistenti sotto Ballabio), magari recuperandone una. Anzi, si sono organizzate iniziative sicuramente degne, ma che con il paese avevano poco a che fare, come la festa sarda o quella irlandese di San Patrizio.

Casa Galbani a Ballabio

Cosa rimane di questa cultura casearia e agricola che politici avveduti e responsabili potrebbero ancora acquisire, per rilanciare davvero il turismo partendo dalla storia del paese? Nessuno ha pensato di presentare un progetto di recupero e valorizzazione di beni che pochi hanno posseduto, al fine di ottenere fondi dal PNRR che sono stati erogati generosi per bocciodromi e affini in mezza Italia. Diventata un condominio la Mattia Giovanni Locatelli (che la dice lunga su quanto sia successo in passato), tre sono i punti che potrebbero essere valorizzati: la corte Zapelli, la casa Galbani e la Casera Romanin. La prima per mostrare a residenti vecchi e nuovi e ai turisti come vivevano nonni e bisnonni in paese, la seconda e la terza perché appartenuti alla potenti aziende che, in un’epoca in cui in Italia la produzione casearia era per lo più di tipo artigianale e i cibi erano commercializzati solo localmente, avviarono le loro imprese principalmente per la produzione e il commercio del redditizio Gorgonzola (nome inventato proprio dai due imprenditori ballabiesi). Nel 1874 i due caseifici da Ballabio portarono all’estero, più precisamente in Gran Bretagna ed in Sud America, il Taleggio e il Gorgonzola e anche il nome di questo nostro paese.

Così si potrebbe davvero rilanciare il turismo e creare un identità unitaria per chi vive a Ballabio.

BN