Cerchiamo di ricordare qualcosa, o anche semplicemente di immaginare la sera dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, per lo meno come ce la racconta san Giovanni: come segno di amore che si fa servizio Gesù lava i piedi ai suoi discepoli, Pietro rifiuta di farsi lavare ma poi accetta e si dice pronto a dare la vita per il suo maestro. Gesù invece gli predice che nel giro di qualche ora avrebbe detto di non conoscere neppure Gesù. Poi c’è l’ombra del tradimento di Giuda. Soprattutto c’è la coscienza chiara di Gesù del fatto che sta per lasciare questo mondo per tornare al Padre e Lui sa benissimo che i suoi discepoli, che davvero lo amano, soffriranno per la sua assenza. Questo è il momento drammatico in cui Gesù apre il suo cuore e rivolge ai suoi discepoli parole di consolazione e di incoraggiamento. Questo ci meraviglia: Gesù sa di dover soffrire molto, fino alla morte, eppure Lui si preoccupa di alleggerire la sofferenza dei suoi discepoli. Noi ci impegniamo ad accogliere con venerazione queste parole che sono come un testamento, quindi sono parole importanti e preziose. Alcune le ascoltiamo oggi, altre le ascolteremo domenica prossima e altre ancora la domenica di Pentecoste, l’ultima domenica di maggio. Sono tutte parole che si trovano nel capitolo 14 del vangelo di san Giovanni e vengono subito dopo che Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli.
Parlano di noi come cristiani, ci fanno capire chi è veramente un vero cristiano, un vero discepolo di Gesù! Sono parole da non dimenticare mai, parole con cui confrontarci spesso: se lo faremo, conosceremo meglio noi stessi, il nostro presente e il nostro destino. Oggi Gesù ci dice questo: VOI SIETE PERSONE CHE ASCOLTANO UNA PAROLA! Noi ci chiediamo subito: quale parola? Chi ha parlato? Cosa ha detto? E Gesù precisa subito: “La Parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato”. Dunque è Dio stesso, il Padre che ci ha parlato: ci ha parlato e ci parla attraverso il mondo intero creato da Lui proprio per noi, ci ha parlato donandoci il suo Figlio eterno e mandandolo nel nostro mondo, in mezzo a noi.
Continua a parlarci mediante lo stesso Figlio le cui parole sono state scritte nei Vangeli e ci sono state tramandate fedelmente. Dai primi ascoltatori, attraverso le generazioni, e in particolare attraverso che ci ha preceduto, sono arrivate fino a noi. Ecco chi siamo noi: persone scelte da Dio Padre perché potessimo dialogare con Lui. Lui ci ha parlato per primo.
Ora aspetta e tocca a noi accogliere e ascoltare la sua Parola. La sua Parola è una luce: indica la strada da seguire. La sua parola ci dice cosa fare e come comportarci e queste sono scelte che noi dobbiamo compiere liberamente. Se decidiamo di accogliere la sua Parola camminiamo sulla strada della vita. Se non ce la sentiamo di seguirla andiamo verso la fine, la morte, il nulla. Ma se liberamente decidiamo di perseverare nella sua Parola e di prenderla come guida della nostra vita il Padre si lascia trasportare da un impeto di amore verso di noi. Dal momento che noi amiamo suo Figlio che ci ha parlato il padre amerà anche noi come suoi figli: “Chi ama me sarà amato dal padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
Ma questo è ancora poco ai suoi occhi. Infatti Dio, che è infinito ed eterno, sceglie proprio noi (che spesso non ci stimiamo e pensiamo di essere piccoli o miserabili o insignificanti) come sua dimora dove Gli piace abitare! “Il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Ecco allora chi siamo noi: ascoltatori di una Parola che ci illumina nella vita, una Parola che è dell’eterno Padre, una Parola che se è accolta con fiducia e amore attrae l’attenzione e l’amore del Padre e del Figlio che vengono ad abitare in noi! Queste sono le parole veramente importanti che ci fanno sapere chi siamo veramente. Tutto il resto conta poco o niente!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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