LETTERA A GIUSEPPE DONISELLI: “OGGI AVRESTI COMPIUTO SETTANT’ANNI”

Eravamo in tanti in quel freddo pomeriggio del 9 marzo del 2011. Eravamo in tanti a salutarti per l’ultima volta. La chiesa di Ballabio Inferiore non bastava a contenerci tutti, molti erano rimasti fuori. D’altronde tu, Giuseppe Doniselli, per tanti ancora Beppe Selee, perché il tuo papà Mario era stato per un’intera vita il sellaio di Ballabio, eri conosciuto, molto conosciuto.

Eri nato il 7 marzo 1953 a Ballabio ed eri sempre vissuto in paese, eri andato all’asilo dalle suore, avevi fatto il chierichetto, avevi giocato all’oratorio e ogni tanto ti eri preso anche tu un “bonario” scappellotto da Don Luigi, prete partigiano, uomo dai modi bruschi, ma ricco di umanità. A 14 anni avevi deciso di andare a lavorare e per fortuna eri stato messo subito “a libri”, quindi lavoratore precoce. Questo ti permise di andare in pensione a 54 anni dopo 40 anni di lavoro. Verso i 30 anni avevi conosciuto una piacentina di cui ti eri innamorato, fortemente contraccambiato, e non l’avevi più lasciata. Del resto eri un uomo di parola tu, eri onesto, spesso ingenuo e fedele di natura.

Nel 1995 avevi partecipato all’avventura delle elezioni comunali e la lista a cui appartenevi aveva vinto, dopo una lunga e giusta battaglia con il candidato sindaco della lista avversaria. Iniziarono per te 15 anni di Consiglio Comunale. Non era nelle tue corde amministrare, preferivi parlare con la gente del paese, ascoltare opinioni, lamentele, critiche, magari qualche elogio. Di natura non sei mai stato decisionista e all’occorrenza conflittuale; non avevi le doti del leader e non ti interessava averle. Tendevi a essere il “pompiere”, a finire le discussioni “a tarallucci e vino”.

Quando ormai cominciavi a sentire vicina la pensione, durante un banale controllo, scopristi di avere un tumore di quelli tosti: il linfoma non Hodgkin che era andato a colpire il tuo sistema linfatico in modo subdolo e invasivo. Subito la prima consulenza a Milano, all’Istituto dei Tumori di via Venezian, padre e madre dell’oncologia italiana, nato addirittura nei primi del ‘900. Incontrasti una grande oncologa, donna apparentemente spigolosa ma di grande umanità e professionalità, che ti seguì dal dicembre 2006 fino al 2010. Tu decidesti subito di combattere perché volevi vivere, perché avevi fiducia nella medicina, perché il cancro si può sconfiggere. Accanto a te tante e tanti che ti volevano bene, tu raccontavi a tutti della tua malattia convinto a non nasconderla perché non era certo una vergogna.

Una prima vittoria a maggio 2007: la chemioterapia aveva sconfitto il cancro, ma pochi mesi dopo la prima recidiva, superata con successo, più avanti nel tempo la seconda recidiva che necessitava del trapianto di midollo per avere possibilità di guarigione. Per fortuna tua sorella era compatibile al 100% con te e il trapianto fu possibile. Lei generosamente accettò di rendersi disponibile e iniziarono tutte le procedure necessarie. Eravamo al Natale del 2010 e non avresti potuto ricevere regalo migliore.

In tutti questi anni, grazie alla tua oncologa, grazie al tuo fisico forte e resistente, grazie alla tua volontà di guarire, non eri mai stato male e avevi regalato a chi ti stava vicino un periodo intenso d’amore. Purtroppo il trapianto non andò come avrebbe dovuto: il tuo grande fisico cominciò a cedere sotto ai colpi del rigetto e di una perfida polmonite che ti colpì nei mesi di gennaio/febbraio 2011. Tu continuavi a combattere ma il tuo cuore così forte, così generoso, non ce la faceva più.

Anche negli ultimi giorni, quando ormai la malattia ti aveva consumato, non perderesti la tua tenerezza, la tua dolcezza, il tuo sorriso, quando venivi risvegliato dal sonno indotto dai farmaci. Te ne andasti paradossalmente proprio il giorno del tuo compleanno: il 7 marzo del 2011, accanto a te tua moglie e la tua infermiera preferita, vicine e vicini tutti quelli che ancora oggi ti ricordano con affetto.

“Voglio però ricordarti com’eri
Pensare che ancora vivi
Voglio pensare che ancora mi ascolti
Che come allora sorridi
Che come allora sorridi”

C. D.
7 marzo 2023