Quando Gesù è nato a Betlemme è risuonato nella notte il canto degli angeli che anche noi cantiamo tutte le domeniche e abbiamo cantato anche questa notte: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Gli angeli si rivolgono a Dio per lodarlo per ciò che ha fatto: è entrato in questo mondo, così bello ma anche così sporco e ingiusto, ed è addirittura diventato uomo, proprio Lui che è Dio infinito. Nessun essere umano poteva immaginare un fatto del genere e tanto meno pretenderlo. È una assoluta novità. Mai prima di quella notte Dio era stato lodato così. Nessuno conosceva Dio nel suo amore infinito e nel suo progetto che riguardava tutta l’umanità. Solo il popolo d’Israele aveva alcune preghiere di lode a Dio per la sua grandezza, per le sue belle creature, per la sua bontà verso il popolo. Ma anche all’interno del popolo d’Israele nessuno poteva lodare Dio perché è diventato uno di noi! Tutti pronti a lodare Dio considerato “Altissimo” ma impreparati a pensare a Dio come uno di noi, in tutto come noi, tranne che il peccato. Quanta fatica ha dovuto fare Gesù, da grande, per farsi accettare come Colui “che il Padre ha mandato!”. Quella notte è cominciata una storia tutta nuova: la storia di tutti noi che crediamo che Dio si è fatto uomo e dunque, pieni di riconoscenza, lo lodiamo e ringraziamo e chiediamo a tanti altri di fare altrettanto.
Poi gli angeli si rivolgono anche agli uomini per dire che sono amati da Dio! Ed anche questo annuncio, in quella notte era una assoluta novità. Le divinità adorate dai vari popoli erano entità da tenere buone con tanti sacrifici e lunghe preghiere e pratiche devozionali. Spesso erano identificate come forze della natura o comunque misteriose che erano soprattutto da temere o, se possibile, addomesticare. Per il popolo di Israele le cose erano un po’ diverse. Ci sono pagine splendide nei profeti che parlano dell’amore di Dio. Eppure non erano così diffuse e influenti sulla mentalità generale. Anche Gesù, predicando, ha dovuto faticare parecchio per far capire che il Padre voleva “misericordia e non sacrificio”. Dio ci ama, semplicemente. L’amore di Dio è tutto per noi. E ci ama per il semplice fatto che ci ha creati, ci ha dato la vita e dunque siamo i suoi figli! Verità semplici, grandi eppure così facili da dimenticare. Così è avvenuto in passato e così avviene anche oggi. È più facile parlare di un Dio pronto a giudicare o punire. Questo sarebbe un Dio che fa comodo perché a temere i suoi giudizi e le sue punizioni ci sarebbe anche un po’ più di ordine sociale. Ma anche l’indifferenza e la trascuratezza sono maniere di dimostrare che l’amore di Dio non interessa niente.
Non sia così per noi! Accogliamo il messaggio degli angeli della notte di Betlemme e ripensiamolo continuamente, senza stancarci. E la prova che veramente Dio ci ama e non abbiamo nulla da temere da Lui è proprio il fatto che questo Bambino è nato a Betlemme ed è proprio il suo Figlio! Il Padre l’ha donato a noi!
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“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”. Il profeta Isaia continua a dire cose molto belle su questo bambino: i suoi nomi come Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. E poi anche il suo destino: quello di regnare per sempre e di consolidare e rafforzare il regno con il diritto e la giustizia! Quante cose belle su cui meditare e in cui sperare. Quanto abbiamo bisogno di tutto questo!
Anche gli angeli quando annunciano una grande gioia ai pastori, dicono: “Troverete un bambino”, avvolto in fasce. Andarono senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. Poi i pastori incontrarono altre persone e riferirono a loro del bambino, così come loro ne avevano sentito parlare.
Guardiamoci in giro e scopriamo che, per la maggior parte delle volte, quando si parla della festa di Natale, il bambino è sparito. Eppure la stessa parola “Natale” vuol dire nascita. Chi nasce è un bambino. Lungo la storia tante cose sono cambiate. Tanti si sono appropriati del Natale dimenticando che è la nascita del bambino di nome Gesù. La sua festa si è riempita di così tante cose che si è finito per dimenticare la nascita del bambino. In questi giorni tutti parlano di Natale e fanno festa ma pochi cercano il bambino. Eppure per noi cristiani sarebbe inutile e infruttuoso lamentarci come se ci avessero espropriato di qualcosa di prezioso. Ciò che importa è che per noi questa festa sia sempre la nascita di Gesù e nient’altro. Facciamo come i pastori: in questi giorni cerchiamo il bambino, il bambino povero perché nato in un alloggio improvvisato, qualcosa come una stalla, povero perché adagiato in una mangiatoia, anche quella una culla un po’ improvvisata. Il bambino povero si accontenta di essere guardato con affetto e di essere accolto. C’è il bambino povero che è nel presepio che ci può far immaginare come è stata veramente la nascita di Gesù. Ma c’è anche il bambino povero in carne ed ossa, tutti i bambini poveri del mondo perché mancano di cibo e dell’essenziale per vivere. Quando vediamo un bambino povero perché gli manca qualcosa vediamo in lui il vero volto del bambino Gesù.
In questi giorni cerchiamo il bambino povero e mettiamo da parte il resto!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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