DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA SESTA DOMENICA DI AVVENTO

“Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. Queste parole sono il saluto dell’angelo Gabriele, il messaggero di Dio, a Maria di Nazareth, già promessa sposa a Giuseppe. Ma queste parole non sono un saluto normale, come quando ci si chiama per nome e ci si augura di stare bene e si chiede come vanno le cose della vita. Queste parole sono un invito alla gioia, ma una gioia particolare, quella annunciata dagli antichi profeti quando si rivolgevano alla figlia di Sion, cioè a Gerusalemme, città distrutta, povera e ormai senza speranza. Proprio a lei dicevano: “Rallegrati, ecco il tuo Signore viene a il tuo Salvatore”. La prima reazione a queste parole, una reazione che ci sembra normale, sarebbe questa: Come faccio a rallegrarmi nella condizione in cui mi trovo? Non vedi come sono misera e debole? Non sai quello che mi è successo? Ma la reazione delle persone fedeli a Dio, che sanno che Dio è fedele alle promesse, è quella della speranza: sì, verrà il giorno in cui Dio ci visiterà e ci salverà da questa situazione. I profeti ci parlano a nome di Dio. Dio un giorno verrà e noi aspettiamo la sua venuta! È la reazione dei poveri che hanno fiducia in Dio.

Nel racconto di oggi si dice che Maria fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. Non si dice che fu turbata dall’aspetto dell’angelo o che abbia avuto una visione particolarmente strana. Sono proprio le parole ad essere strane. E nella sua risposta l’angelo dice a Maria: “Non temere, non avere paura!” La ragione di tutto questo turbamento di Maria è quel senso di vertigine che l’avrà presa quando lei, semplice e giovane ragazza di Nazareth, con il progetto di formare una famiglia con Giuseppe, si sente portata in un mondo completamente nuovo che avrà condiviso con gli altri poveri di Israele: il mondo della salvezza operata dalla venuta del messia, il mondo del giorno di Dio che verrà a giudicare e portare giustizia ai poveri, il mondo del compimento delle promesse ai padri di cui ha sentito parlare. Il punto cruciale è che, in tutto questo, Maria comincia a intuire che le viene proposto di avere un ruolo di primo piano, un ruolo da protagonista. Le cose che lei ha sentito dire come eventi del futuro e come eventi che hanno come protagonisti grandi personaggi, si stanno attuando ma non capisce cosa ci può fare lei, ragazza semplice e normale di un villaggio senza importanza e senza storia come Nazareth. La possiamo comprendere benissimo nel suo turbamento e nella sua paura.

Ma quale è la ragione per cui Gabriele le dice di vincere la sua paura? La ragione è “perché hai trovato grazia presso Dio”. È come dire: “Tu, Maria, con la tua semplicità, con la tua bontà, proprio così come sei, piaci a Dio, anzi piaci moltissimo a Lui. Dio gradisce persone come te: semplici, silenziose, servizievoli, buone”. Allora Maria non si tira indietro ma compie un bellissimo e semplice atto di fiducia dicendo: “Va bene così, quello che Dio vuole per me lo accetto, quello che Dio vuole che io faccia lo farò”. “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

Oggi contempliamo Maria nella semplicità della sua vita normale che assomiglia in tutto alla nostra vita quotidiana. La vediamo nel suo turbamento e nel timore di ciò che le sta davanti. Però la vediamo anche nella docilità con cui risponde alle parole dell’angelo, una docilità e una generosità che non si fonda sulla consapevolezza delle sue capacità e della sua forza personale, ma si fonda sulla confidenza in Dio. Si affida totalmente a Lui, sa di essere in buone mani e in questo la sua fede è stata perfetta e totale. Così ha avuto inizio la storia della nostra salvezza. A Maria dovremmo essere sempre grati per questo suo atto di fede ma dovremmo anche lasciarci prendere dal desiderio di imitarla.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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