Quando Gesù predicava per le strade della Palestina, molto spesso usava le parole “Figlio dell’uomo” ma intendeva parlare di sé. Oggi comprendiamo il perché. Si riferiva alla visione del profeta Daniele che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Daniele ha visto una misteriosa figura umana venire con le nubi del cielo. A questa misteriosa persona furono dati potere, gloria e regno. Veniva servito da tutti i popoli e per sempre, e il suo regno non sarà mai distrutto. Questa visione del profeta Daniele era molto conosciuta dal popolo d’Israele e teneva continuamente desta la sua speranza in un futuro migliore. Per secoli il popolo d’Israele era stato oppresso da potenze straniere o anche governato da guide incapaci, avide e crudeli. Ai più poveri del popolo non restava altro che sperare in un diretto intervento divino che portasse liberazione e giustizia insieme a un po’ di benessere. Ecco il significato delle nubi del cielo e del potere che viene dato dall’alto, cioè non è frutto di conquista e di sete di potere ma è un dono gratuito e inattaccabile: “e il suo regno non sarà mai distrutto”. Invece l’esperienza umana dice che i regni della terra si distruggono a vicenda con la potenza delle armi, anzi si ha l’impressione che il regno che viene dopo sia sempre peggiore di quello di prima e allora si usa dire: “Prima sì che si stava meglio!”.
Parlando del Figlio dell’uomo che era giunto in mezzo al popolo, quindi presentando se stesso come il figlio dell’uomo che Daniele aveva intravisto nelle sue “visioni notturne”, Gesù intendeva sostenere la speranza dei poveri di Israele. Le storie delle persone semplici che sono narrate nei libri del Vangelo sono storie di persone che a poco a poco si sono convinte che proprio Lui, Gesù di Nazareth, era “colui che doveva venire”, colui che tutti aspettavano. Pensiamo a Lazzaro, Marta e Maria, pensiamo a Filippo, Simone, Andrea e tutti gli apostoli, pensiamo alla donna samaritana e a quelli del suo villaggio e tantissime altre persone: incontrando Gesù trovano un motivo per continuare ad andare avanti con fiducia.
A poco a poco questa fiducia doveva venire purificata. Infatti era forte l’attesa di un regno che prendesse il posto di quello di Erode e che mandasse via tutti gli stranieri a partire dai Romani, un regno simile agli altri ma più potente così da sconfiggerli tutti. Ricordiamo gli apostoli Giacomo e Giovanni che volevano sedere uno alla destra e uno alla sinistra di Gesù all’avvento del suo regno. Ricordiamo tutti gli apostoli che perfino dopo la risurrezione di Gesù gli hanno chiesto: “Signore, è questo il momento della restaurazione del regno di Israele?”. E poi ricordiamo anche i dubbi di tante persone che incontrando Gesù e sentendosi affascinate da lui si chiedevano: ma se per il Figlio dell’uomo è scritto che viene dal cielo, “deve venire con le nubi del cielo” (sta scritto) come mai questo Gesù viene da Nazareth e di Lui conosciamo la madre che si chiama Maria? E come mai lo conosciamo come uno che è carpentiere? D’altra parte vediamo che fa alcune cose con grande potenza e forza che nessun altro uomo sa fare! Pensiamo a certe guarigioni straordinarie, ad avere richiamato in vita persone che erano morte, ad avere dato da mangiare in un giorno solo a migliaia di persone e così via. Allora il dubbio rimane.
Noi oggi siamo al posto degli antichi poveri del popolo di Israele. Abbiamo sentito parlare di Lui e siamo presi dalla domanda: È Lui o non è Lui? È veramente Lui, Gesù, che regna e deve regnare su noi e sul mondo intero? Da una parte diremmo di sì pensando che chi ci ha parlato di Gesù erano persone degne di fiducia e poi noi stessi sperimentiamo la forza interiore che ci viene dalla fede, noi stessi sperimentiamo la bellezza della vita secondo gli insegnamenti di Gesù. Dall’altra parte diciamo: ma se Gesù regna in modo potente e universale come mai non fa finire la guerra? Come mai nel mondo ci sono tante ingiustizie? Perché alcuni, che si credono potenti, con le loro decisioni e le loro speculazioni rendono difficile la vita di milioni di persone che vivono sempre più poveramente e non hanno il necessario per vivere?
Oggi vogliamo ripetere a Gesù, con un atto di vera fede: Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli! Incoraggiamoci a vicenda nel vivere questo atto di fede ben sapendo che i regni umani continuano a distruggersi a vicenda, vengono e vanno, e anche il regno di Gesù soffre violenza ma verrà il giorno in cui si manifesterà in tutta la sua potenza e la sua gloria. Allora sentiremo con infinita gioia l’invito di Gesù re glorioso ed eterno: “Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”. Siamo forti nella speranza che quel giorno arriverà!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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