DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA SESTA DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA

Caravaggio - San Giovanni Battista

Ecco una storia di ospitalità e di accoglienza. Era il tempo di una grave e lunga siccità. Il profeta Elia era un uomo pieno di zelo per il Signore e si rammaricava perché vedeva che il popolo d’Israele non era fermo e deciso nell’essere fedele all’alleanza con Dio. Si abbandonava volentieri al culto degli dei di altri popoli vicini invece che essere fermo nel seguire Dio che lo aveva fatto uscire dall’Egitto e gli aveva dato una legge di vita: i dieci comandamenti, che sono la via della vita. Elia combatteva contro questa infedeltà e per questo il re Acab e sua moglie Gezabele lo ricercavano per farlo morire. Dunque oggi vediamo Elia solo, fuggiasco e anche pieno di paura. È abbandonato da tutti.

Ma Dio dimostra di prendersi cura del suo servo fedele. In un primo momento si serve di corvi che gli portano cibo al mattino e alla sera. Ma poi gli dice: “Alzati, va a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti”. È sempre Dio che sostiene il suo servo Elia, ma lo fa attraverso una vedova povera e per di più straniera. Sidone, infatti, era una città del Libano, non di Israele. Nell’ascoltare il racconto abbiamo sentito anzitutto l’estrema povertà di quella vedova che si sentiva giunta alla fine della vita non avendo più niente con cui mantenersi. A un certo punto Elia sembra anche egoista e senza compassione per quella vedova quando dice: “Prima prepara una piccola focaccia per me e portamela; poi ne preparerai per te e per tuo figlio”. È accolto in casa d’altri e pretende di comandare. Quella donna è veramente messa alla prova e se avesse fatto valere i suoi diritti di padrona di casa noi le avremmo dato ragione. Con ragione avrebbe potuto ribellarsi a quelle parole. E invece no. È stata capace di obbedire alla richiesta di Elia perché vede in lui un uomo di Dio. A nome di Dio, Elia fa una promessa: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà”. Quella vedova avrebbe potuto dubitare della ragionevolezza di queste parole, avrebbe potuto dubitare di questo straniero che chiedeva del cibo a lei che aveva l’ultima porzione di cibo per sé e per suo figlio. E invece ha creduto a questa promessa, ha condiviso con l’uomo venuto da lontano quel poco che aveva ed è stata premiata per la sua fede. “La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia”.

Condividendo il suo cibo con l’uomo che veniva da Israele e accogliendolo nella sua casa, quella donna vedova e povera ha sperimentato la vicinanza e la provvidenza del Dio di Elia.

Ed è così che avviene anche oggi. Dio è libero di manifestarsi a chi vuole e come vuole. Una delle vie per manifestarsi è proprio questa: Dio manda qualcuno. Lo fa proprio con questa intenzione: quella di arrivare a tante persone che possono incontrarsi con Dio proprio accogliendo coloro che lui ha mandato. Comprendiamo allora la bellezza e la profondità della parola di Gesù: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”.

Ci sono due parole che dovrebbero esserci veramente familiari: la parola “profeta” che vuol dire “colui che parla a nome di …”, e la parola “apostolo” che vuol dire “inviato”. Noi tutti che siamo stati battezzati siamo abilitati ad essere profeti e apostoli. Questo vuol dire che Dio vuole servirsi di noi per mandarci a parlare agli altri e far sì che altre persone incontrandoci, si incontrino con Dio. Ma vale anche il contrario: ricordiamoci sempre che Dio, per venirci incontro e per parlarci, può servirsi di persone concrete che lui ci fa incontrare. Speriamo che non accada mai che Dio ci viene incontro e ci parla e noi, distratti o indifferenti, non ce ne accorgiamo e lo lasciamo passare!


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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