DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA QUARTA DOMENICA DI PASQUA

La siccità dei mesi scorsi ci può aiutare a riflettere su queste parole di Gesù. Abbiamo visto scendere il livello dei fiumi e dei laghi, abbiamo visto immagini di campi inariditi e abbiamo sentito le parole preoccupate degli agricoltori. Senza l’acqua non c’è vita. Ma questa siccità è durata poco. Quando è ricominciato a piovere è rinata la speranza perché si sentiva la gioia della vita: l’acqua scende dal cielo, i fiumi si ingrossano e l’acqua scorre e penetra nella terra e feconda i campi che vengono coltivati e che producono i frutti che sono il nostro cibo e noi viviamo.

L’acqua della nostra vita è l’amore: senza l’amore la nostra vita è secca e morta e non dà alcun frutto. Quando amiamo e siamo riamati la vita diventa bella e siamo felici e questo ci basta, è questo quello che vogliamo tutti. Proprio come dice Gesù: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Ma per arrivare a questo punto, quello della gioia piena, occorre amare. Con parole semplici e profonde oggi Gesù ci parla dell’amore.

C’è una fonte ricchissima ed inesauribile di questo amore ed è Dio: Dio è amore, Dio è il Padre che ama di amore eterno il suo Figlio e il Figlio amato e prediletto ama anche lui il Padre. “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre” ha detto un giorno Gesù. Lui è il Figlio che si è fatto uomo e che è stato chiamato con il nome di Gesù – Salvatore. Egli ha amato “fino alla fine” i suoi discepoli. “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”. E in quel tempo i suoi discepoli erano i suoi apostoli scelti da lui e le altre poche persone che gli erano vicine, ma oggi siamo tutti noi: Gesù ci ha amati e ci ama con un amore che più grande non si può immaginare. Non ci ha amati “per scherzo” come ha detto Gesù stesso a una santa, non ci ha amati quel tanto sufficiente per farci stare un po’ bene, non ci ha amati perché siamo abbastanza bravi, non ci ha amati e non ci ama per un po’ di tempo, fino a quando lo seguiamo: ci ha amati invece “fino alla fine” dice il vangelo di san Giovanni, cioè fino a diventare nostro servo e a donarci tutto se stesso.

Allora tocca a noi aprirci e accogliere il suo amore come quei campi che accolgono l’acqua portata dai fiumi e che diventano fecondi. “Rimanete nel mio amore”, dice Gesù. Questo rimanere nel suo amore è una scelta che è affidata alla nostra libertà. Sì, perché nessuno può essere obbligato ad amare, lo sappiamo tutti benissimo perché fa parte dell’esperienza della nostra vita. Uno può anche scegliere di non amare e di non accogliere l’amore di nessuno. Ma poi che vita è la sua? Una vita secca come i campi nel tempo della siccità, che non producono alcun frutto e dunque sono morti. Così una persona che non ama è una persona morta che solo con il corpo può ancora respirare e camminare. Ma non vale la pena vivere così. E tutti lo sappiamo.

Gesù ci indica cosa fare per “rimanere” nel suo amore: si tratta di osservare i suoi comandamenti, cioè ascoltare la sua parola e metterla in pratica. Così ha fatto pure Lui nei confronti del Padre: entrando nel mondo dice: “Un corpo mi hai preparato, ecco, io vengo o Dio per fare la tua volontà”. E nel momento più drammatico della sua vita, nel giardino degli ulivi a Gerusalemme, prega dicendo: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta”. In questo modo Gesù ha dimostrato di amare veramente il Padre. E noi come facciamo a dimostrare che amiamo veramente Gesù dal momento che Lui per primo ha amato noi? Per prima cosa dobbiamo fare la nostra libera scelta di amarlo e quindi di non restare indifferenti al suo amore. Purtroppo anche questo avviene: tanti restano indifferenti al suo amore. Ma una volta fatta la scelta di amarlo dobbiamo sapere quale è il modo di essergli graditi. E Lui ci dà una indicazione molto chiara, ed è una sola: amarci tra di noi, volerci bene, rispettarci reciprocamente, aiutarci gli uni gli altri, conoscerci, camminare insieme, fare dono agli altri delle cose che noi abbiamo e non solo delle cose ma anche di noi stessi. Fare di noi stessi e della nostra stessa vita un dono. Questo rallegra molto il cuore di Gesù, lo riempie di gioia e questa sua gioia diventa anche la nostra. “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Così diventiamo come quei campi che una volta erano secchi e morti ma una volta ricevuta l’acqua venuta dal cielo sono diventati fecondi e pieni di erbe e di frutti. Così l’amore che viene dal Padre e dal Figlio arrivi alla vita di ciascuno di noi, la renda feconda di buoni frutti e la renda felice.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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