DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Quando Gesù è risorto dai morti è apparso a diverse persone ma non è apparso subito agli apostoli. Ha aspettato un po’ per mettere alla prova la loro fede. Secondo il racconto di oggi Gesù è apparso ai suoi amici la sera di quel giorno. Li ha salutati con il saluto della pace e della riconciliazione, segno che non teneva in alcun conto la loro fuga dal giardino degli Ulivi quando è stato arrestato, la loro paura quando lui era sotto processo, il rinnegamento di Pietro. Quella sera erano radunati tutti nello stesso luogo, probabilmente lo stesso luogo della loro ultima Cena con Gesù, ed erano tutti insieme anche se con tanta paura dopo quello che era successo al loro Maestro. Gesù li ha rassicurati, li ha perdonati, ha confermato la sua amicizia e tutte le parole di amore che aveva rivolto a loro durante l’ultima Cena.

Però aggiunge qualcosa di nuovo: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. A pensarci bene sono parole davvero straordinarie perché è come se dicesse: “Adesso prendete voi il mio posto in mezzo alla gente, a tutta la gente del mondo. Io ho solo cominciato il lavoro, adesso tocca a voi portarlo avanti. Io ho iniziato nei limiti del popolo d’Israele, voi andate presso tutti i popoli”. Potremmo fermarci a immaginare un poco la sorpresa di quei primi discepoli, non solo pensando alla grandezza d’animo di Gesù che rinnova la sua fiducia in loro ma anche la considerazione della propria inesperienza del mondo, la propria mancanza di mezzi, la non conoscenza delle lingue, la propria povertà e, perché no?, il proprio peccato e la propria paura.

Ma conviene andare avanti nell’ascolto della parola di Dio proclamata oggi. Nella prima lettura tratta dal libro degli Atti degli apostoli abbiamo sentito la narrazione dei primi passi degli apostoli, in particolare di Pietro e Giovanni, che fanno quello che aveva fatto a suo tempo Gesù stesso. Pietro e Giovanni, mentre salgono al tempio, vedono un uomo infermo che chiede l’elemosina. Pietro si ferma, gli rivolge la parola e gli dice: “Non ho né oro né argento ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù alzati e cammina!” E quell’uomo, prima mendicante e malato, si ritrova libero e guarito. Anche Gesù aveva fatto così con tanti altri malati.

Le autorità del tempio sono molto sorprese se non altro perché, avendo cooperato alla condanna a morte di Gesù, per loro Gesù era semplicemente liquidato perché era stato crocifisso e sepolto e la sua storia era finita. Adesso loro, che non vedono Gesù in persona e se sentono parlare di risurrezione cercano di non pensarci e di negare quella storia prendendo in giro chi la racconta, si trovano davanti i suoi discepoli che fanno anche loro quello che ha fatto Gesù e così la storia non è mai finita, come loro avrebbero voluto. Pietro e Giovanni parlano con molta franchezza e chi li sente si meraviglia molto: vedono che sono persone semplici e senza particolare istruzione, eppure parlano bene e con sicurezza di parola. Dove mai hanno imparato a parlare così? E poi dal loro modo di comportarsi li riconoscono come quelli che sono stati con Gesù. È come dire che Gesù sta continuando a compiere la sua opera ma la porta avanti nella persona dei suoi discepoli. E la storia non finisce qui. Infatti anche loro, proprio come Gesù, vanno incontro a proibizioni, ostacoli e contrarietà. Vengono più volte minacciati e alla fine vengono rimessi in libertà. Il popolo era dalla loro parte. Ma anche questo successo è destinato a durare poco. Infatti verranno anche flagellati e dopo qualche tempo anche il popolo si ribella e nasce quella persecuzione che porterà alla uccisione di Stefano, che morirà come Gesù pregando e perdonando i suoi uccisori.

Da tutto questo noi impariamo che c’è una fortissima unione tra Gesù e i suoi discepoli: formiamo un solo corpo di cui Gesù è il capo e noi siamo le sue membra. È la Chiesa di cui noi tutti facciamo parte. Gesù continua attraverso di noi la sua opera nel mondo. Gesù ha fiducia anche in noi suoi discepoli in questo mondo. Quello che ha fatto Lui in Galilea e in Giudea noi dobbiamo farlo qui: comportarci in maniera docile, mite e pacifica come Gesù, compiere come Lui la volontà del Padre, affrontare con forza tutte le avversità avendo fiducia nell’aiuto di Dio, portare consolazione e conforto alle persone povere e sofferente, insegnare la parola di sapienza che insegna a vivere secondo la volontà di Dio. Prendiamo consapevolezza della grande fiducia che Gesù continua a riporre in noi e consideriamo la nostra vita cristiana di oggi come un atto di fiducia in noi da parte di Gesù che ci ha mandato nel mondo per continuare la sua opera di salvezza.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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