“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” (Gv. 14, 23). È felicemente opportuno ci capiti, nella liturgia di questa domenica, quest’espressione del Signore Gesù: pare particolarmente pertinente a quanto oggi celebriamo: la santa Messa di Prima eucaristia per il gruppo dei nostri ragazzi di IV.
L’espressione, osservare la parola, un po’ genericamente dice l’adesione di fede nella vita cristiana; ma in quel “prendere dimora” ci par subito istintivo leggere allusione all’eucaristia che celebriamo. L’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI insegnava: “La prima realtà della fede eucaristica è il mistero stesso di Dio, amore trinitario”. È utile ripensarci. Ricevere l’eucaristia – il Corpo e il Sangue del Signore Gesù – non serba solo rapporto con la sua persona, la persona di Gesù, visibilità di Dio, ci mette dentro il mistero di Dio, ce ne fa vivere la realtà profonda e la realtà più propria vera di Dio è, appunto, l’amore trinitario.
Mette conto considerare il senso profondo del comunicarsi a noi della Divinità. Il Corpo e il Sangue di Gesù è la sua presenza risorta, la sua forza di vita nuova: la vita divina. Come lo stesso battesimo ci dona vita dei figli nel Figlio – nella sua morte e risurrezione – la confermazione ci dà lo Spirito di Gesù e del Padre, così anche l’eucaristia non ci dona rapporto con il solo Signore Gesù, ma con la sua pienezza risorta “alla destra del Padre”, nel cerchio d’amore, cioè, della Trinità.
L’eucaristia non solo è fonte della vita cristiana, ma ne è il più alto vertice, proprio perché, da un lato, trova le sue radici nell’amore trinitario di Dio, ma ancora, l’eucaristia ci dà opportunità di sempre meglio vivere e appartenere a questo stesso amore.
Don Gianbattista Milani
parroco di Ballabio
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Foglietto degli avvisi numero 70