DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DI GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

“GESU’ NAZARENO RE DEI GIUDEI” sono le parole scritte sulla croce come motivazione della condanna a morte di Gesù. Dunque è costato molto caro a Gesù il suo essere Re: la derisione dei soldati, la sfida delle autorità del tempio che lo invitavano a scendere dalla croce per credere in lui, anche la commiserazione dei farisei: “Ha salvato gli altri e non sa salvare se stesso!”, gli insulti di un malvivente condannato anche lui alla morte di croce! E’ vero che in alcuni momenti di maggiore successo tra la gente, qualcuno aveva intuito che Gesù sarebbe stato un re molto bravo, giusto e anche comodo perché aveva dato gratuitamente pane e pesci a tanta gente ma Gesù non si fece prendere e fuggì sul monte, solo, a pregare. Una settimana prima della sua condanna a morte è entrato a Gerusalemme acclamato come re dai bambini e dalla gente semplice e Gesù ha mostrato di compiacersi della lode di quei bambini che dicevano “Osanna! Salvaci! Benedetto colui che viene, il Re, nel nome del Signore!”. Ma non è mai stato un pericolo per le autorità costituite, sia per le autorità religiose del popolo d’Israele sia per le autorità di Roma. Gesù non ha mai invitato nessuno a fare qualche rivoluzione, ad abbattere il potere costituito anche se si comportava male.

Gesù non è assolutamente un re come gli altri, non entra in competizione con loro e non costituisce un pericolo per il potere che esercitano sui popoli che governano. Perfino Pilato aveva capito tutto questo, che Gesù non era un re pericoloso. Ma poi per debolezza o per paura, ha finito per condannarlo a morte.

Il vero motivo per cui Gesù è re l’ha detto lui stesso: “Il Padre ha messo tutto nelle mie mani!” e di parole simili ne ha dette molte. Noi esprimiamo la nostra fede in Gesù RE DELL’UNIVERSO quando diciamo nel nostro Credo: “Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create!”, e anche “ Verrà a giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine!”. Gesù ha in mano tutto e domina su tutto l’universo e su tutta l’umanità e la sua storia, anche se poi tanti non riconoscono il suo potere o lo rifiutano o si ribellano. Questo non cambia la realtà: Gesù è e rimarrà sempre il Re dell’universo e di tutta l’umanità!

Ma le parole che oggi abbiamo ascoltato nel Vangelo ci illuminano e ci fanno capire quando e come Gesù esercita il suo potere e la sua regalità: non sulle acclamazioni, non sulle tasse imposte, non sulla paura e sulle minacce, non sulla forza degli eserciti ma sulla fede degli uomini che si rivolgono a Lui per chiedergli un ricordo, un aiuto, una pietà sui propri errori, una correzione per gli sbagli, un incoraggiamento per i momenti difficili, una guarigione quando si è ammalati, la vita per quando ci si sente morire. E’ quello che è successo al Calvario: uno di quelli che è stato crocifisso con Gesù, sentendo che Gesù era condannato a morte per essere stato re, invece di deriderlo e di arrendersi davanti all’evidenza dei fatti che parlavano di fallimento, con una fede gigantesca si rivolge a Gesù morente e gli dice: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!”. Gesù accoglie questa supplica di aiuto e la esaudisce in pienezza non operando un piccolo miracolo di fine della sofferenza e allungamento di qualche anno della vita terrena, come quando Gesù guariva gli ammalati, ma operando il grande miracolo della gloria e della vita eterna per un uomo che su questa terra ha condotto una vita miserevole: un malfattore, un malvivente che non si sente giudicato e condannato ma che si sente dire: “Oggi con me sarai nel paradiso!”. Anche questo è un ordine chiaro, detto con autorità assoluta, da un re potente, il più potente di tutti: Gesù, che ama gli uomini anche nella loro miseria, e che ascolta la voce di un uomo che si rivolge a lui con fiducia.

Gesù vuole esercitare il suo potere e la sua forza anche con noi nello stesso modo: Lui è re, vero e grande re, ma non vuole esibire tutto il suo potere. La sua forza è nell’attesa, Lui è capace di aspettare. Aspetta con pazienza che gli rivolgiamo una parola, una supplica, uno sguardo di fede e di amore. E’ un re che ama e non aspetta altro che di essere amato. Lui vuole regnare nei nostri cuori e nient’altro.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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