DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA TERZA DOMENICA DI QUARESIMA

C’è una frase molto significativa all’interno di questo dialogo tra Gesù e i Giudei. A un certo punto Gesù domanda loro: “Se dico la verità perché non mi credete?”. Anche noi tutti i giorni dialoghiamo con la gente, le persone della nostra famiglia, i colleghi di lavoro, i compagni di scuola, le persone che incontriamo. Quando parliamo, normalmente diciamo quello che pensiamo, ci esprimiamo dicendo la verità. Immaginiamo di trovarci anche noi nella situazione di Gesù: quando parliamo, la gente non ci crede, pensa che quello che diciamo non è vero, insomma pensa che noi siamo bugiardi. Anche noi diremmo come Gesù: “Ma se sto dicendo la verità perché questa gente non mi crede?”. Per fortuna, nostra e degli altri, normalmente questo non succede, ma qualche volta sì ed è una esperienza molto dolorosa. Come mai qualche volta si arriva a questo punto?

La risposta sta dentro di noi. Nella parte più profonda e intima di noi stessi c’è quel luogo speciale e sacro che chiamiamo coscienza. Lì siamo soli con noi stessi e lì nessun altro può entrare se non Dio solo. Lì mettiamo in atto la nostra libertà e liberamente scegliamo da che parte stare. Dio è lì nella nostra coscienza e chiede la nostra libera adesione di amore. Chi aderisce alla sua presenza aderisce all’amore, alla verità, alla bellezza, alla pace, alla gioia. Chi non accetta di aderire a Dio che gli parla nella coscienza, aderisce al suo contrario: sceglie la menzogna, la discordia, la tristezza.

Satana è colui che “da principio” non ha voluto aderire all’amore di Dio e fa di tutto per trascinare anche gli esseri umani a ribellarsi a quel Dio che “in principio” lui ha visto in tutto il suo amore che si dona, ma l’ha rinnegato. Quei Giudei, che oggi vediamo dialogare con Gesù, in un primo momento si sono lasciati attrarre dalla sua parola. Stavano compiendo la scelta di stare con Gesù. Si è accesa una luce all’interno della loro coscienza. Gesù li ha incoraggiati a perseverare e continuare sulla strada della verità.

Ma dobbiamo amaramente constatare che non hanno voluto perseverare. Nel loro cuore c’era posto per Dio o per altro? Purtroppo dobbiamo constatare che nel loro cuore non c’era posto per Dio. Prima di tutto c’è il vanto di essere discendenti di Abramo. In sé è una cosa buona ma non riconoscono che se sono discendenti di Abramo è per puro dono di Dio, non è qualcosa di cui vantarsi davanti agli altri popoli come se fosse un loro proprio merito. Poi c’è una grande bugia storica: “noi non siamo mai stati schiavi di nessuno” quando invece sono stati schiavi molte volte e per lunghi periodi. Poi c’è l’orgoglio di avere un solo padre: Dio! Come se Dio fosse diventato un loro possesso personale! C’è anche l’insulto: sei un samaritano! Detto con disprezzo sia per Gesù che per i Samaritani che adoravano lo stesso Dio di Abramo e di Mosè. Sei un indemoniato! Da ultimo c’è la violenza: raccolsero delle pietre per gettarle contro Gesù! Sono tutti segni che dicono una cosa sola: nel loro intimo hanno deciso di non stare dalla parte di Dio che anche nell’alleanza di Mosè si è rivelato come un Dio innamorato del suo popolo. Loro hanno scelto di non amare: né Dio né gli altri. Per questo Gesù rivolge a loro parole terribili: “Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro”. Non solo dice loro: “Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi” ma dice perfino: “Non potete dare ascolto alla mia parola!”. “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio!”. Come è possibile che esistano uomini che non sono “da Dio”? Non li ha creati tutti Lui? Come è possibile che esistano figli del diavolo che amano la menzogna invece della verità e che sono impossibilitati ad ascoltare la parola del Signore? Dio non ama forse tutti gli uomini? Non sono tutti suoi figli? Non sono tutti chiamati alla conversione?

La risposta sta sempre nell’intimo della coscienza di ciascuno. Ci dispiace per quei Giudei che dopo una fede un po’ superficiale, che sarebbe potuta crescere, alla fine si sono induriti e si sono schierati contro Gesù, contro Dio. Ma ora lo stesso dramma continua in ciascuno di noi: con le nostre scelte quotidiane siamo invitati ad essere persone “da Dio”, cioè radicate in Lui, che riconoscono umilmente e con riconoscenza la sua paternità e la sua bontà verso di noi. Allora avremo un cuore pronto e capace di ascoltare quelle parole che Gesù ci rivolge e che portano a conversione e salvezza.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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