DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

Da un po’ di tempo abbiamo imparato chiedere a Dio, nella preghiera del Padre nostro, di non abbandonarci alla tentazione. Oggi noi vediamo che quello che gli chiediamo, Dio l’ha fatto anche con il suo Figlio Gesù: infatti non l’ha abbandonato alla tentazione, l’ha invece sostenuto, aiutato, e Gesù ha vinto, ha superato quel momento di prova.

Poco prima Gesù è stato battezzato da Giovanni al fiume Giordano e subito dopo il battesimo si udì una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento!”. Questa coscienza di essere il Figlio amato dal Padre, Colui nel quale il Padre ripone tutta la sua fiducia e il suo amore, è il vero e infinito tesoro che riempie il cuore di Gesù. Appena battezzato Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui.

Proprio questo stesso Spirito di Dio conduce Gesù nel deserto. Passa un lungo periodo di fatica per mancanza di cibo e per la solitudine. Il suo grande desiderio è quello di farsi conoscere come il Figlio prediletto dal Padre, farsi accettare come il Figlio eterno del Padre, come portatore del suo amore. Ma come potranno gli uomini accettare un uomo così semplice, così umile, che non ha studiato ma per tanti anni è stato falegname, un uomo che viene da un posto senza alcun onore e senza importanza come Nazareth? Come potranno accettarlo come l’inviato da Dio, come il Messia promesso, come il discendente del re Davide, anzi di più, come Dio stesso in mezzo a noi? E tutto questo solo perché lui si dimostra obbediente in tutto al Padre? Chi potrà accettare una persona del genere?

Ecco che improvvisamente appare agli occhi di Gesù una via semplicissima e facile per attirare tutti gli uomini: basterebbe far vedere chiaramente quanto vale la sua parola! La sua è una parola potente, creatrice al punto che può trasformare i sassi in pane fresco. Per lui sarebbe facilissimo, con un piccolo gesto della sua volontà, creare una quantità enorme di cibo da dare gratuitamente alle folle. Loro smetterebbero di faticare per procurarsi il cibo e lui sarebbe acclamato come un salvatore e un amico di tutta l’umanità. Sembra tutto così facile e attraente. Perché non farlo? Perché non aiutare l’umanità che ha fame? Perché non venire in aiuto a chi fa fatica e soffre la fame?

Ma Gesù si rende conto che queste sono domande ingannevoli. C’è qualcuno che gli suscita questi pensieri ma Gesù non li accetta perché lo Spirito di Dio lo assiste e Gesù che conosce a fondo l’essere umano sa benissimo che ogni uomo è come un pozzo senza fondo che non sarà mai pieno dandogli cibo per lo stomaco. L’uomo è un abisso che può essere riempito solo dall’amore infinito di Dio. L’uomo è un figlio, con la sua altissima dignità che lo avvicina a Dio, è molto di più di una pancia da riempire. Colui che presenta a Gesù il pensiero di attirare gli uomini con tanto cibo evitando la fatica del lavoro in realtà è un nemico degli uomini perché è prima di tutto un nemico di Dio. Questo stesso nemico

presenta a Gesù altre strade da percorrere apparentemente facili ma in realtà ingannevoli e false. Non parlano mai di amore ma di dominio, di possesso, di piaceri, di facili compromessi. Invece Gesù vuol farsi conoscere come Colui che il Padre ama infinitamente e come ama Lui così ama anche tutti noi. Anzi vuole che anche noi seguiamo la via dell’amore che si dona, che porta alla comunione, che si fonda sulla verità e non sulla comodità.

Alla fine Gesù smaschera completamente colui che sta cercando di ingannarlo e con tutta la sua forza gli dice: “Vattene Satana!”. Ha deciso: seguirà la via dell’amore del Padre e di essere sempre fedele a lui: è la via semplice dell’ascolto della sua parola che, accolta con amore, a poco a poco cambia la vita delle persone e le rende capaci di amare.

Ecco allora che Gesù lascia il luogo deserto vicino al Giordano dove ha ricevuto il Battesimo, ritorna in Galilea, ma non a Nazareth, si trasferisce a Cafarnao, una città un po’ più importante di Nazareth, e lì comincia a parlare a tutti invitandoli ad aprire il cuore all’ascolto della parola che lui proclamerà. “Convertitevi e credete al Vangelo!”. E’ la parola di salvezza perché è la parola buona che insegna l’amore. E’ questa la parola che trasforma la vita e che ci rende figli di Dio. E poi chiama le persone a una a una, senza confidare nella forza delle folle. Comincia con due pescatori, Simone e Andrea, che lo seguono.

E questo è l’inizio di una lunga storia che arriva fino a noi, anche noi chiamati ad uno ad uno.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio

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