MILANO – Riceviamo da un ‘addetto ai lavori’ una riflessione su Covid e palestre di arrampicata – con il lancio di una petizione che ne chiede la riapertura. Autore è Marco Paco dell’Aquila, gestore della “palestra di arrampicata più grande d’Italia, sita in Milano”. Tra le motivazioni per le quali i titolari di questi spazi non sono d’accordo sulla chiusura delle strutture, il fatto che “l’arrampicata non è uno sport di contatto e non è uno sport di gruppo”. Inoltre, non si ha notizia di alcun focolaio Covid partito e sviluppato in una palestra di arrampicata.
> QUI LA SOTTOSCRIZIONE DELLA PETIZIONE
“L’attività dell’arrampicata – annota dell’Aquila, a differenza di tutte le attività cardio fitness svolte nelle palestre classiche, non è un’attività altamente impegnativa dal punto di vista cardio/respiratorio, come il tapis roullant, la cyclette, lo spinning, lo step, l’ ellittica, ecc., che spesso utilizzano attrezzi anche molto vicini tra loro. In arrampicata, lo sforzo fisico, con il conseguente aumento del ritmo cardio/respiratorio avviene a diversi metri da terra, distante sia dal proprio compagno (si arrampica in 2) sia da eventuali altri arrampicatori presenti in parete, che non possono per questioni di sicurezza impegnare linee di arrampicata vicine a quelle già occupate. Esiste da sempre la regola di mantenere una distanza non inferiore ai tre metri tra gli arrampicatori in parete proprio perché in caso di caduta il rischio sarebbe quello di impattare l’uno sull’altro”.
Come è scritto nella petizione (già oltre le 5mila firme), “l’attività dell’arrampicata è caratterizzata per sua natura dalla distanza interpersonale la quale è sempre (stata) capillarmente controllata e regolamentata dal personale presente in sala, ai fini della sicurezza di tutti gli utenti. Quindi, immaginatevi spazi enormi, attrezzati principalmente sulle pareti portanti perimetrali di questi capannoni industriali dai soffitti molto alti, dove gli utenti a terra indossano sempre la mascherina. Tutti uniformemente distribuiti sulle loro linee di arrampicata, distanziati e sempre protetti”.
“Nella mia palestra – conclude il gestore – dati alla mano, nei picchi di massima affluenza siamo sempre riusciti a garantire un minimo di 15 mq a persona a terra. Nel frattempo si assiste ovunque ad assembramenti incontrollati in autobus, negozi, centri commerciali e in tutti quei luoghi rimasti aperti, dove non esiste la minima possibilità di rispettare le distanze interpersonali, né di poter essere eventualmente tracciati”.
RedSpo
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FOTO IN PAGINA:
Marco Paco dell’Acqua da onlineobservation.com
Palestra arrampicata Ballabio da archivio BN