“Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi ed egli li guarì.”
Ecco che cos’è il tempio: è il luogo dove Dio si incontra familiarmente con gli uomini e gli uomini ritrovano la salute, la vita, la gioia di vivere. Insieme ai ciechi e agli storpi che guariscono ci sono i fanciulli che acclamano: “Osanna al Figlio di Davide!”. Questi fatti sembrano ai nostri occhi molto semplici e invece non lo sono. C’era un divieto esplicito di ingresso al tempio per tutti coloro che avessero un difetto fisico perché era segno di peccato e di lontananza da Dio. Ricordiamo la domanda dei discepoli quando incontrano un cieco mendicante: “Maestro, chi ha peccato: lui o i suoi genitori perché costui nascesse cieco?”. E poi ci sono i bambini che nella loro semplicità e senza pensarci troppo rivolgono a Gesù, definito dalla folla: “Profeta Gesù, da Nazareth di Galilea”, un titolo molto solenne: “Figlio di Davide!”. Non solo, ma gli rivolgono anche una invocazione di salvezza: “Osanna!” che vuol dire: “Tu, salvaci!”. Come può un uomo, seduto su un asino che entra pacificamente nella città di Gerusalemme, salvare un popolo?
Queste cose mettono in agitazione tutta la città ma in particolare i capi dei sacerdoti e gli scribi che si sdegnano contro Gesù e lo rimproverano perché permette certe cose esplicitamente proibite. E non dimentichiamo che quel giorno anche Gesù si era sdegnato nel vedere tutti i commerci che avvenivano nel tempio e che facevano dimenticare che quello era un luogo soprattutto di preghiera!
Ricordare quello che è successo quel giorno, quando Gesù è entrato in Gerusalemme, ricordare l’accoglienza gioiosa di Gesù da parte di bambini e malati ma anche il rifiuto sdegnoso e arrabbiato da parte di altri, ci offre alcuni punti su cui riflettere e che ci possono aiutare molto nella nostra vita quotidiana.
Il primo punto è che, prima o poi, viene nella vita il giorno in cui abbiamo bisogno di aiuto, di conforto, di guarigione, di consolazione! Ricordiamo le belle parole dell’Apocalisse: “E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate”. Nel vedere che ciechi e storpi si avvicinano con coraggio a Gesù e lui li accoglie proprio nel tempio e li guarisce dovremmo pensare non solo alle nostre chiese, edifici visibili e sempre belli per la loro arte, ma alle nostre comunità, edificio fatto di persone vive, figlie del Dio vivo: queste comunità devono essere il tempio vero di Dio dove la gente trova consolazione e forza nelle avversità della vita, trova guarigione e si incontra con il Dio vivo e vero, non quello inventato e spesso manomesso dagli uomini che lo presentano come un Dio duro e lontano.
È davvero così? La nostra comunità è un luogo di accoglienza dove trovare comprensione, perdono, forza, misericordia? E’ grande e impegnativo il compito che ci sta davanti se vogliamo agire come Gesù! Come cristiani, cioè discepoli di Gesù che formano una comunità viva, siamo mandati nel mondo per offrire agli uomini un luogo vivo di incontro con il Dio della misericordia e dell’amore.
E poi dobbiamo ricordare che non è sufficiente trovare consolazione e forza per i nostri giorni. La vera salvezza è qualcosa di ancora più ampio e che riguarda l’eternità. I bambini di Gerusalemme hanno visto giusto, più lontano dei maestri e guardiani del tempio! Hanno invocato la salvezza proprio da Gesù, anche se l’hanno fatto in modo istintivo e semplice, ma hanno fatto bene. Noi tutti abbiamo bisogno di essere salvati e non ci salveremo da noi stessi.
Abbiamo veramente bisogno di un salvatore! Una verità così grande siamo portati a dimenticarla facilmente, forse perché ci accorgiamo che con un po’ di impegno e di tecnica ce la caviamo da soli abbastanza bene. E invece quando parliamo di altre realtà come la mancanza di amore, il peccato, la morte abbiamo proprio bisogno di un Salvatore. Questo è Gesù e noi, nelle nostre chiese, ci raduniamo proprio a celebrare il grande mistero della fede: Gesù salvatore che dona a noi la sua vita! Che si tratti del Duomo di Milano, di una chiesa ben arricchita di opere d’arte o di una piccola chiesetta spoglia e disadorna, la sua ricchezza sta proprio qui: nell’essere un luogo di incontro del popolo con Gesù nostro Salvatore!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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