Certamente la Pasqua è una grande festa, degna delle più solenni celebrazioni. Giustamente pensiamo e crediamo che la Pasqua è una festa di portata universale. Infatti si parla di vittoria della vita sulla morte, di vittoria dell’amore sul male e sull’odio, di vittoria di Cristo su satana! Anche gli ebrei, celebrando la Pasqua, celebravano la nascita di se stessi come popolo di Dio, salvato dalle acque! Che cose grandi ricordiamo oggi! Eppure queste cose belle e grandi rischiano di attirare la nostra attenzione così tanto da apparire qualcosa come uno spettacolo: bello da guardare, lo spettacolo è là sul palcoscenico e noi siamo seduti qui, spettatori pronti ad ammirare e ad applaudire.
Per noi la prima Pasqua è quella personale, è quel cambiamento lento e dolce ma fortissimo che è avvenuto anzitutto in Maria di Magdala e poi, rispettando i tempi, le sensibilità e i caratteri delle persone, anche nelle altre donne, nei due discepoli che, delusi, erano in cammino verso Emmaus e infine negli Undici apostoli. Si tratta di persone che si sentono rinascere a poco a poco, che passano dalla delusione e dal senso di fallimento alla speranza e alla gioia della vita. Ricordiamoci che il mattino del primo giorno della settimana, quando Gesù è uscito dal sepolcro, non è andato da coloro che lo avevano condannato a proclamare la sua vittoria, non si è preso nessuna rivincita su di loro! E’ andato dalle persone che già lo amavano a dire: “Coraggio, sono ancora con te!”.
La prima di queste persone ci è presentata dal Vangelo di oggi: è Maria di Magdala. Poi a poco a poco verranno altre persone ma gli apostoli appaiono come gli ultimi a credere, hanno mostrato una durezza maggiore rispetto ad altre persone. Gesù li ha rimproverati per questa loro lentezza nel cammino di fede. L’ultimo ad arrivare è stato Tommaso ma alla fine è arrivato anche lui quando ha detto “Mio Signore e mio Dio!”. Quella di Maria Maddalena è una storia particolarmente affascinante perché si comporta da donna veramente innamorata, come ha fatto Maria sorella di Lazzaro che ha usato un intero vasetto di profumo molto prezioso per ungere i piedi di Gesù. L’abbiamo vista domenica scorsa.
Dopo la sepoltura di Gesù, Maria ha osservato il riposo del sabato ma era impaziente di andare al sepolcro. Ci va senza aspettare le prime luci dell’alba, quindi quando è ancora buio. Va da sola e quando arriva al sepolcro di Gesù scopre che la grossa pietra che lo chiudeva era già stata tolta. Il primo pensiero è stato quello dei ladri o di qualche altro discepolo più svelto di lei che è venuto a spostare il corpo di Gesù senza avvisare nessuno. Allora corre da Pietro, nascosto con gli altri nel cenacolo, e poi insieme anche con Giovanni tornano al sepolcro, trovano il sudario che aveva avvolto il corpo di Gesù ma Gesù non c’è più e vanno a casa senza sapere cosa pensare. Maria invece rimane lì a piangere! Ce n’è voluto di tempo anche per andare e venire dal cenacolo: si parla sempre di qualche chilometro! Ecco il buio, la corsa, la fretta, l’agitazione, il dubbio, i sospetti, l’amarezza.
Intanto le ore passano e comincia a farsi chiaro. E’ a questo punto che Maria sente le voci: “Donna, perché piangi?”. Qui viene fuori tutto il suo dolore per aver perso per sempre l’uomo che amava e al quale aveva affidato tutta la sua vita e nel quale aveva sperato e creduto perché vedeva in lui ben più di un uomo. Ma Gesù sceglie per Maria una via che solo lei poteva intendere: chiamarla per nome con quel tono che era noto soltanto a lei e a nessun altro. Questa è la Pasqua di Maria di Magdala: si rianima, si sente rivivere, ha ritrovato il suo amore!
Questa Pasqua ci è di grande aiuto più di quella degli apostoli. Anche quando sono di fronte a Gesù vivo e risorto alcuni dubitano e qualcuno crede di essere di fronte a un fantasma. Anche Maria ha gli occhi annebbiati dalle lacrime e non lo riconosce bene, anzi crede che sia il custode del giardino. Ma con l’udito non si sbaglia. Chi la chiama è Lui, e non può essere che Lui, Gesù! Dobbiamo credere fermamente che questo non è per noi il tempo di vedere Gesù ma è il tempo di ascoltarlo e di cogliere la forza e la dolcezza della sua parola. Sì, perché Gesù parla anche a noi, a ciascuno di noi, in modo imprevedibile, ma se abbiamo il cuore aperto all’amore, come quello di Maria di Magdala, sapremo cogliere il dono della sua presenza. Saremo interiormente certi della sua vita di Signore risorto anche se ora i nostri occhi non lo vedono. Non ne sentiamo neanche il bisogno tanto siamo certi che Lui c’è, è vivo, è vicino, ci ama e ci guida. E’ la nostra Pasqua, quella personale. Da qui avrà origine la Pasqua della comunità, la Pasqua dei popoli e del mondo intero, quando si compirà il regno di Dio e “Dio sarà tutto in tutti!”. Ma all’origine di tutto c’è la Pasqua di ciascuno di noi!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio
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