SECONDA DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE: COMMENTO ALLE LETTURE DI DON BENVENUTO

Per comprendere bene il messaggio nascosto in questa parabola dobbiamo tenere presente che negli ultimi giorni della vita di Gesù, poco prima del suo arresto e quindi della sua condanna a morte, scoppia in modo definitivo e totale l’avversione delle autorità civili e religiose nei confronti di Gesù. Dopo essere entrato in Gerusalemme, accolto festosamente dai discepoli, dai poveri e dai fanciulli, dopo avere accolto proprio nel tempio i ciechi e gli storpi, gli si avvicinano i capi dei sacerdoti e gli scribi che lo attaccano per il suo modo di fare. Poco dopo ancora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo che gli domandano con quale autorità fa tutte quelle cose. Poi un’altra volta i capi dei sacerdoti e i farisei fanno di tutto per catturarlo ma hanno paura della folla perché considerava Gesù un profeta. Proprio a loro Gesù racconta questa parabola.

Dopo avere ascoltato questa parabola i farisei se ne vanno e tengono consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Allora mandano di nuovo alcuni dei loro discepoli con gli erodiani a interrogarlo sul pagamento delle tasse al governo di Roma. Infine vengono anche dei sadducei (ricchi di soldi e di potere) che mettono alla prova Gesù sul tema della risurrezione. Ormai il conflitto con Gesù è diventato insanabile. Tutti si schierano definitivamente contro di lui. Gesù deve essere eliminato ma manca l’occasione opportuna, quell’occasione che sarà offerta loro da Giuda, uno dei discepoli più vicini a Gesù. Allora cosa vuol dire veramente Gesù raccontando questa storia di un re? Cosa sta dietro tutti quei personaggi come gli invitati a nozze, i servi insultati e uccisi? Chi sono i commensali cattivi e buoni che entrano tutti insieme a partecipare alla festa, e come mai il re che prima sembrava così buono ora fa buttare fuori uno solo perché non ha la veste degli invitati? E a noi cosa dice questa parabola? Come ci interpella e ci coinvolge? Sembra difficile rispondere a tutte queste domande ma possiamo facilmente cogliere il punto centrale ed è che Dio (il re della parabola) ha un progetto grande e bellissimo ed è un progetto di amore e di gioia: il suo figlio vuole unirsi alla sua sposa e vuole rendere partecipi gli altri della sua gioia. Nella realtà è il figlio di Dio, Gesù, che ama la comunità dei suoi credenti come la sua diletta sposa.

Ma le autorità del popolo che Dio si era scelto, e che credevano di sapere tutto su Dio e la sua legge, sono colti di sorpresa: erano pronti a onorare Dio, come i pagani onoravano i loro dei, con tante preghiere e tanti sacrifici, perché non si arrabbiasse troppo, erano pronti ad ascoltare la sua legge e adempierla per farlo contento, ma non erano pronti a un Dio che dà tutto con abbondanza e gratuitamente e semplicemente vuole condividere con altri la gioia di un figlio che si unisce in matrimonio. Non sono interessati a un Dio così. Ma Dio non cambia il suo progetto di festa, di gioia e di amore e invita tutti coloro che sanno intendere questo linguaggio che è il linguaggio del cuore, il linguaggio dell’amore: Dio è pronto a donare a tutti la sua gioia, la sua grazia, il suo amore gratuito e misericordioso.

Ecco la grande sala del suo regno con le porte aperte indistintamente a tutti, a qualunque popolo si appartenga. Non conta più l’essere di pura discendenza di Abramo, non conta l’ignoranza di Dio o avere servito altri dei inesistenti o il male commesso, anzi non conta neppure la quantità di opere buone compiute con l’intenzione di acquisire dei diritti nei confronti di Dio (quel tale che in qualche modo è riuscito da furbo a entrare nella sala delle nozze). Conta soltanto il riconoscere che Dio è infinitamente buono e solo in Lui e nella sua bontà possiamo confidare per poter dire di essere salvati. Ecco perché anche noi siamo coinvolti dalla parabola di Gesù. Anche noi, come gli antichi gruppi di spiritualità o di potere del popolo ebraico, corriamo il rischio di non capire precisamente che Dio ci chiama a una grande festa e vuole donarci il suo amore infinito e gratuito che ci dà una grande gioia. Chiediamo a Dio di preservarci da questo pericolo e di aiutarci ad essere sempre riconoscenti e pieni di gioia per essere stati invitati alla sua festa.

Don Benvenuto Riva parroco di Ballabio
Don Benevuto Riva
Parroco di Ballabio

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