Il brano evangelico d’oggi ci porta nell’estremo manifestarsi del Signore: il congedo dai suoi. Proviamo a intuirne qualche briciola. Gesù rassicura gli apostoli turbati dal suo ancor per poco star con loro e dal non poterlo prontamente seguire come vorrebbe Pietro: lui va a preparare un posto e assicura: “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti”: c’è dunque luogo per loro, ossia per noi. Dobbiamo però qui legger bene: – Che cos’è la casa del Padre? Troppo istintivamente, pensando alla morte imminente di Gesù, il lettore spiccio, o poco avveduto, pensa al paradiso; altri, illuso d’affidarsi a tradizione antica, vi legge il Tempio: dimora di Dio.
Dobbiamo però avere calibrata sensibilità nel porre l’espressione nell’intensità dei discorsi estremi di Gesù (quelli dell’Ultima Cena) e andare a profondità più significativa. Questa “casa”, questa dimora non è luogo, ma rapporto: è la famiglia, meglio la famigliarità col Padre – appunto Padre – (siamo figli nel Figlio!) La casa è la tenerezza di Dio cui siamo ammessi solo e definitivamente in Gesù morto e risorto. Lui è “via, verità e vita”. Facciamo breve considerazione. Via: dice rapporto ad una meta che intuiamo bene sia il Padre (o la casa nel modo sopra esplicitato). Anche la verità – pensiamoci un poco – è un astratto senza un oggetto (e ancora l’oggetto è il Padre: la sua relazione).
Vita: qui siamo alla radice, proprio di Gesù: sempre nella sua comunione col Padre, perché – possiamo anche qui richiamarlo – la vita è di Dio, la vita è Dio; spesso, chi scrive, la dice prima caratteristica, realtà di Dio. Ben più autorevole l’afferma la Scrittura stessa proprio nello schiudersi del Vangelo che stiamo considerando, già nei primi enunciati, nel famoso prologo. “In lui era la vita” (lui è il Verbo, il Logos incarnato in Gesù) quel Verbo che “era presso Dio” (propriamente davanti a Dio). Lo stesso Verbo-Gesù-Vita sta per farci luogo, accoglienza nella casa di Dio: nella famiglia, nel cuore, nell’amore del Padre.
Don Gianbattista MIlani
Parroco di Ballabio
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