Cieco. Già, l’episodio d’oggi nella vita di Gesù ci fa incontrare un mendicante cieco. Non quel di Gerico, città di singolari incontri per il Signore che coglieva dalle piante di sicomori frutti impensati, lui che non sempre ne trovava sui fichi di Gerusalemme. Ma proprio qui, e non nella bella città di vacanze (almeno per Erode il Grande, anche se spiace distinguerlo così, tant’era malvagio) fuor dal Tempio di Gerusalemme, il Signore è richiamato dalle urla d’un disgraziato cieco dalla nascita. Il cieco subito domanda quanto a tutti par più ovvio: che la sua vista, i suoi occhi funzionino al pari di quelli di tutti. Gesù lo guarisce in modo un po’ barocco, insomma assai elaborato: evidentemente ci vuole mettere in allerta a decriptare simboli. Allora: gli mette sugli occhi un fango fatto al momento col soffio (lo sputo è più esplicito) della sua bocca.
Il simbolo è subito richiamo alla creazione con la “polvere della terra” e l’alito di vita. Ma non compie il miracolo se non inviando a Siloe (accortamente il testo di Giovanni traduce: inviato, con un colpo di pollice alla lingua, dal momento che in sé ha senso di inviante: il getto della sorgente). Fermiamoci qui, a questi due segni che già ci aspettiamo siano battesimali, come è tema di tutto il Vangelo di san Giovanni e specificatamente delle scelte della nostra antica liturgia. Dunque, senza troppo divagare, ci si dice, nel gesto creatore di Gesù, che la vita nuova del battesimo è addirittura gesto creatore: vita nella luce nuova di Cristo.
Vita nuova da figli di Dio. E Siloe? Pensa: chi è l’inviato se non Gesù, il Cristo di Dio. Paolo mostrerebbe qui: nell’invio di Cristo, lo svelarsi del ”mistero di Dio”: il disegno eterno di mandare il Figlio, nella persona di Gesù vera luce, a offrire luce, cioè salvezza all’umanità intera. È nel battesimo, non nell’acqua della sorgente antica di Siloe, ma nel suo dono di grazia (lo Spirito di Gesù e del Padre) che i nostri occhi son nuovi: il “segno” del cieco – così dice Giovanni –viene giusto a richiamarlo alla nostra memoria.
Don Gianbattista Milani
parroco di Ballabio
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