Quest’anno fa turno Marco. Più scarno tra gli evangelisti: ci narra del Battesimo del Signore Gesù al Giordano nel modo più sobrio tra i sinottici, ma non tralascia la voce del Padre che proclama il compiacersi nel suo Figlio amato Gesù. M’intriga però maggiormente il parallelo di Matteo ed il dialogo con il Battista che mi sollecita in modo più diretto, sul senso di questo battesimo. Che cosa è il battesimo? Segno di penitenza per Giovanni: proposito di cambiamento di vita nel bene. Quello di Gesù addirittura libertà dal male radicale: il peccato.
Pare dunque corretto, addirittura ovvio, che il Battista provi a rifiutare una tale richiesta al Figlio di Dio, l’innocente, l’amato di Dio, in cui, Dio stesso pone il proprio compiacimento. Giunge a sorpresa la risposta di Gesù: “Lascia fare, per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Quale mai giustizia si può compiere su chi già è giusto? Ci accorgiamo subito che i registri della giustizia di Gesù – che è certo quella di Dio – non son punto i nostri. Gesù pare immergersi (è il senso proprio della parola “Battesimo”, non il solo gesto tra le acque del fiume) con azione persino materiale nella nostra debolezza di uomini. Mi lascia però ancora perplesso che lo dica compiersi di giustizia.
Quale giustizia? Potrei sentirlo gesto solidale, di benevolenza, d’altruismo, ma di Giustizia? È giusto scontare per altri? Salgono alla mente le antiche servitù assolte non dall’interessato, ma dal fratello o dall’amico: non paiono superate, proprio da sensibilità più equa? Eppure ci è presentata proprio così la giustizia del Signore. È Gesù che si assume – qui nel Giordano, in proposito e simbolo – sulla croce invece – nella dolorosa, terribile realtà – la debolezza ed il peccato di ogni uomo, così che possa realmente venire ristabilita quell’equità che nel Signore è giustizia misericordiosa. Quella giustizia che – incredibilmente per noi – coincide con il perdono.
Don Gianbattista Milani
Parroco di Ballabio
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