DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DEL CIECO NATO

Questo racconto è la diretta continuazione di quello di domenica scorsa. Gesù sta andando a nascondersi, è un fuggitivo, sta uscendo di corsa dal tempio perché alcuni Giudei hanno raccolto delle pietre con l’intenzione di tirarle a lui per ucciderlo. Eppure, proprio mentre sta mettendo in salvo se stesso, vede un uomo povero e cieco e allora si ferma e lo aiuta. Gesù sa benissimo che gli restano pochi giorni da vivere su questa terra: due o tre settimane. Paragona la sua vita sulla terra a una giornata lavorativa. Ormai il suo giorno sta per finire, il tempo si è fatto breve ma c’è ancora tanto da fare. “Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire”. Deve approfittare di quei pochi giorni per compiere le opere che il Padre gli ha detto di compiere. E l’opera è una sola: attirare più gente possibile alla fede in Lui perché chi si avvicina a Gesù è attirato dal Padre. Ora, tanta gente si perde nelle chiacchiere oppure si chiude in sé. Invece quando un uomo è povero e cieco si apre a chi lo può aiutare. Gesù vede in quel povero cieco un uomo con il cuore buono e la mente aperta a farsi guidare. Lo mette alla prova, gli sporca gli occhi, gli dice di lavarsi e se ne va. Alla fine lo incontra di nuovo e alla domanda: “Tu credi?” Quell’uomo risponde: “Sì io credo!”. Gesù ha trovato un credente, cioè un uomo che dice: “Sì, io aderisco a te! Riconosco che Tu mi hai salvato! Senza di Te la mia vita sarebbe una povera vita, invece incontrando te sono pienamente uomo! Grazie Signore”. 

Gesù ha compiuto la sua opera: ha trovato un essere umano che ha aperto gli occhi su se stesso, che ha compreso di essere amato da Dio e ha fatto questa scoperta grazie a Gesù di Nazareth! Questo è quello che conta. Il resto sono chiacchiere fatte per far perdere tempo. Abbiamo notato che in questo lungo racconto Gesù sparisce. Tanti parlano di lui. Gesù è ridotto a oggetto di 

discussione e pubblico dibattito ma Lui si tiene lontano. Compare velocemente all’inizio e alla fine. In mezzo ci stanno gli altri che parlano, giudicano e indagano per cercare di capire meglio ma non sono disposti a rinunciare al loro modo di vedere. Sono i farisei e i Giudei, sono i passanti che erano soliti vedere in quel punto un mendicante e adesso non lo vedono più, sono perfino i genitori che non sono capace di gioire per la guarigione del figlio! Discutono su Dio, sul peccato, sulla legge, su Mosè, sulla preghiera, sulle tradizioni, ma il loro cuore rimane duro come la pietra. Perfino i discepoli di Gesù cioè le persone a Lui più vicine, non fanno una bella figura perché davanti alla sofferenza di un uomo hanno un pensiero che denota una mentalità comune a quel tempo: una sofferenza, una malattia qualunque è una giusta punizione di Dio per un peccato. Questo non si discute. Però chiedono: chi ha fatto questo peccato? Di chi è la colpa? Purtroppo questa mentalità è dura a morire ed è presente ancora anche in tanti cristiani. Anche al giorno d’oggi le discussioni su Dio e Gesù Cristo possono ridursi a chiacchiere vuote e improduttive. Perfino le tante preghiere possono essere inutili se non c’è l’adesione del cuore. Anche al giorno d’oggi tanti cristiani si chiedono: cosa ho fatto di male io per meritarmi tutto questo? In questo modo ci si dimentica di Gesù che dopo avere fatto solo del bene a tutti è morto sulla croce tra grandi sofferenze e poi è stato risuscitato dal Padre a vita nuova! Abbiamo bisogno di superare questo vecchio modo di pregare, di parlare di Dio, di fidarci delle tradizioni che si trasformano in catene. 

Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza e la semplicità di quell’atto di fede semplice e pura di quel povero cieco che nella sua ignoranza e nella sua povertà di mendicante ha saputo dire: “Credo, Signore!” Questo vuol dire: “Io sono tuo! Io aderisco con tutto me stesso a Te! La mia vita è nelle tue mani! Ora mi sento al sicuro. Dimmi Tu cosa devo e cosa posso fare! Qualunque cosa tu mi chieda sono pronto a farla e qualunque cosa Tu mi doni io so che è soltanto un bene per me! Ho trovato te, ho trovato tutto!”. 

Se questo atto di fede l’ha fatto quell’uomo semplice e povero, lo possiamo fare anche tutti noi, un atto di fede che con semplicità va rinnovato tutti i giorni.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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