DON BENVENUTO COMMENTALE LE LETTURE DELLA TERZA DI QUARESIMA

In quel giorno Gesù aveva detto una frase un po’ misteriosa ma non proprio difficile. Aveva detto: “Colui che mi ha mandato è con me e non mi lascia solo, perché io faccio sempre le cose che gli piacciono”. È una frase che potrebbe dire qualunque figlio che volentieri fa le cose che il proprio padre gli chiede. Lui le fa volentieri e quel padre è contento di avere un figlio così obbediente. Anzi , questo dovrebbe succedere in tutte le nostre famiglie. E infatti l’autore del vangelo lo fa notare: “Non capirono che egli parlava loro del Padre” cioè di Dio. Ma di questo non ne hanno colpa. 

In quel momento si erano avvicinati a Gesù solo perché sembrava una brava persona che parlava bene e che era in perfetta comunione con colui che lo aveva mandato. Gesù appariva in quel momento come uno che non agiva in proprio ma c’era qualcuno di più grande di lui che lo aveva mandato avanti. Chi era questo personaggio? Magari il re in persona? Magari suo padre? Una persona importante e famosa? O un grande maestro? Però questo modo misterioso di parlare attira un gruppo di Giudei, anzi si dice: a queste sue parole MOLTI credettero in lui, cioè si sono sentiti attratti da lui, si sono interessati a lui. Allora Gesù non ha fatto altro che rivolgere a loro un incoraggiamento, proprio come aveva fatto con la donna samaritana quando le aveva detto a proposito del marito: “Sì, dicendo che non hai marito hai detto la verità!”. Poco importa che non hai accennato al fatto che in passato hai avuto cinque mariti e che l’uomo che hai adesso non sia tuo marito. Così Gesù dice a quei Giudei che gli si sono avvicinati: “Se RIMANETE nella mia parola …” Questo vuol dire: occorre rimanere nella mia parola, cioè la mia parola è un cibo di cui nutrirsi quotidianamente, la mia parola è come una casa dove uno abita stabilmente, nella quale trova riparo, sicurezza, cibo, riposo, protezione dalle intemperie, cordialità e affetti con i propri  familiari. Non si può ascoltare la parola di Gesù come fosse una opinione tra le tante, una pagina di un libro, un articolo di giornale. La donna samaritana è rimasta nella sua parola quando ha detto a Gesù: “Vedo che sei un profeta … come fai a conoscere tutto di me? Aspetto il Messia per capire tante cose …”. Questi Giudei invece si sono messi subito sulla difensiva e hanno detto la verità quando hanno detto “Noi siamo discendenza di Abramo” ma poi, essendo un po’ permalosi e sentendosi offesi nella loro dignità di ebrei scelti da Dio, hanno detto una grande bugia quando hanno detto: “Noi non siamo mai stati schiavi di nessuno!”. Quante volte Dio aveva detto a Israele di avere rispetto e di assistere lo straniero, l’orfano e la vedova, e ha aggiunto: “Ricordati che anche tu sei stato schiavo in Egitto!”. È vero che c’è stato un periodo con una certa potenza e indipendenza con il re Davide e il re Salomone (un’ottantina d’anni) ma poi sono arrivati gli Assiri, i Babilonesi, i Siriani e nel tempo di Gesù e di quei Giudei c’erano i Romani! 

Quante dominazioni straniere! Come mai nascondono questa verità e non si accorgono di aver perso la loro libertà? L’orgoglio li ha accecati e li ha fatti rinchiudere su se stessi. Così credono di non avere bisogno di niente e di nessuno. Stanno bene così: hanno la loro sapienza, le loro tradizioni, il loro Dio che credono di conoscere, il loro tempio, le loro leggi e anche i loro soldi. A loro non interessa niente che tante altre persone stiano male: sono povere, hanno povere case, fanno fatica a coltivare quando hanno un po’ di terra, sono oppressi da tasse, vivono con la paura dei soldati e delle guardie, fanno fatica a mantenere i figli, spesso subiscono violenze e ingiustizie. Gesù ha cercato una breccia in questa loro corazza per poter penetrare nel loro cuore ma non ce l’ha fatta. Si sono chiusi sempre di più in se stessi fino ad arrivare al rifiuto totale e prendere addirittura delle pietre per gettarle contro di lui! Insomma volevano eliminare una persona che vedeva nel profondo del cuore umano ma voleva tendere una mano per far penetrare in quel cuore un po’ di luce, un po’ di calore e di bontà. Ma non c’è stato niente da fare. Tra poco pregheremo con le parole: “Vedi, Signore, come è fragile l’uomo. Cerca le ferite, stendi le tue mani che guariscono, risana le membra malate, rinfranca ogni nostra debolezza!”. Se rivolgiamo con fiducia a Gesù queste parole, Lui veramente ci tende la sua mano e ci trasforma, ci aiuta, ci salva. Sperimenteremo davvero per noi stessi il futuro luminoso di essere veramente suoi discepoli perché, deboli e poveri come siamo, siamo però salvati da un salvatore buono e potente, riscopriremo la nostra piena dignità di figli di Dio che vivono nella verità e nella libertà.

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

Scarica il foglietto degli avvisi –> 13MARZO 2025.4