Abbiamo ascoltato un bel racconto! È la storia semplice di una donna impegnata nelle faccende di casa che incontra un uomo stanco perché aveva camminato tanto. Quest’uomo gli chiede per favore un po’ d’acqua da bere. Lei si mostra un po’ titubante ma alla fine del racconto troviamo una donna completamente trasformata. Che cosa è successo?All’inizio troviamo qualcosa di molto semplice e quotidiano: una donna che va al pozzo a prendere acqua per la casa. Avrà avuto i suoi motivi per andare verso mezzogiorno invece che al mattino presto. Anche questo ci fa nascere qualche domanda. Nei luoghi dove non c’è il servizio dell’acqua in casa normalmente si va a prendere l’acqua all’alba o al tramonto, non a mezzogiorno.
Comunque quel giorno lei vede un uomo stanco per il viaggio che siede presso il pozzo. Quell’uomo, Gesù, gli chiede un po’ d’acqua da bere. Quel pozzo, che c’è ancora adesso, è profondo 39 metri! Per poter dissetarsi Gesù ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, o meglio, vuole avere bisogno di qualcuno che lo aiuti. Anche la donna glielo dice: “Tu non hai un secchio e il pozzo è profondo!”. Insomma fa notare a Gesù la sua fragilità e debolezza, fa notare anche il pregiudizio razziale che separa le due persone ma è anche colpita dal fatto che quel Giudeo, che è Gesù, non tratta male lei che è una donna samaritana. Tutti i giudei trattano male i samaritani! I samaritani sono i discendenti degli antichi deportati di otto secoli prima: quando gli assiri erano venuti a conquistare la Samaria e la Galilea, hanno lasciato lì persone che dovevano coltivare i campi. Così sono nati i samaritani: uomini che venivano da lontano e che hanno sposato donne ebree non deportate in Assiria. Si è formata una razza un po’ contaminata che però in qualche modo ha mantenuto fedeltà al Dio di Mosè. In più hanno costruito un tempio a Dio in opposizione a quello di Gerusalemme quindi eranoscismatici!
Insomma tra Gesù e quella donna ci sono ostacoli e pregiudizi che li tengono separati. Eppure non si aggrediscono e non si insultano. Invece parlano un po’ di tutto: del pozzo, dell’acqua, di Giacobbe, della preghiera, dei monti dove si può pregare, di un’altra acqua detta ACQUA VIVA, perfino di come trasportare tanta acqua dal pozzo a casa. È necessario qualcuno che li aiuti. Ecco la richiesta di Gesù: “Va a chiamare tuo marito e torna qui”. Ed è qui che avviene il miracolo, un vero miracolo interiore: Gesù mostra di conoscere profondamente la donna mentre lei non conosce Gesù, ma comincia a farsi domande su di lui. La sua domanda principale è: come fa quest’uomo, che vedo oggi per la prima volta, a conoscermi così bene al punto di conoscere anche il mio passato, la mia vita travagliata? Con questa domanda si presenta ai suoi compaesani: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Messia?”. E Gesù gli aveva detto proprio questo: “Sì, sono io, che parlo con te”. Questa donna si è incontrata veramente con Gesù mandato da Dio, uomo che l’ha attirata a sé e lei si è lasciata attirare, si è sentita non solo conosciuta da Lui ma anche rispettata, non giudicata, anzi perfino apprezzata circa una situazione familiare delicata: “Hai detto bene: ‘Non ho marito’; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. È una lode, un complimento.
Questo modo di fare è il modo di chi ama. E lei si è sentita trasformata da questo nuovo amore. Ha incontrato Gesù che l’ha ascoltata, l’ha rispettata, l’ha amata, e lei è cambiata.Ora la grande domanda che noi dobbiamo farci è questa: ma io ho incontrato veramente Gesù? E questa fa nascere a sua volta altre domande: che cosa è veramente questo incontro con Gesù? Vorremmo anche capire se è sufficiente essere stati battezzati da piccoli per poter dire di avere incontrato Gesù. Avere letto il vangelo e ascoltarlo tutte le domeniche è sufficiente per dire che abbiamo incontrato Gesù? Ricevere l’Eucaristia (e quindi fare la comunione) è veramente un incontrarci con Gesù? Santa Faustina Kowalska era ancora nel suo periodo di formazione e nel suo convento in Polonia, era dedita ai lavori di pulizia e di cucina quando un giorno Gesù le ha detto: “Ricevendomi nella comunione molti mi trattano non come un essere vivo, ma come un morto!”. Gesù invece era contento di essere ricevuto da lei che lo amava e lo riceveva come una persona viva e pieno di amore. Non dovrebbe essere così per ciascuno di noi? Quello che hanno fatto la samaritana e Faustina è alla portata di tutti: Gesù è vivo e vero, presente e amante, concreto, vicino, amico, fratello.
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Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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