Il WWF di Lecco ieri ha divulgato un comunicato stampa menzognero sul lupo, dichiarando che “I lupi non mangiano i bambini, se non nelle favole, gli attacchi agli esseri umani sono rarissimi e molto lontani nei secoli”. Da notare che hanno pure sottolineato l’importanza delle “analisi della situazione che deve sempre essere effettuata su base scientifica e razionale”. Bene, non sanno che proprio WWF Italia, nella persona di un vero scienziato esperto della tematica come Marco Galaverni, responsabile WWF tutela giuridica della natura, ha ammesso pubblicamente i rischi e realtà partecipando pure come relatore al convegno Lupi: un problema sociale (da affrontare subito) svoltosi il 3 ottobre 2024 a Roma? Convegno urgente, visto che proprio dentro la città di Roma il 10 settembre scorso un bambino di 4 anni era stato attaccato e ferito in un parco cittadino da un lupo. L’animale addirittura stava trascinando via, e aveva già fatto metri e metri, la vittima, salvata (a fatica, l’animale non voleva lasciare la preda) dallo zio e da un gruppo di 9 ragazzi che fortunatamente si trovavano non lontani. Il lupo fu catturato dopo 16 giorni, e le analisi confermarono che si trattava di un lupo puro Canis lupus italicus di quasi 30 kg, non socializzato. Il WWF di Lecco prima di divulgare simili amenità dovrebbe almeno consultarsi prima con gli stessi vertici scientifici della sua associazione.
Per la cronaca, ecco qualche dato recente (anche con analisi e conferma del DNA di lupo puro fatte da ISPRA, branca scientifica del Ministero dell’Ambiente): un uomo attaccato da due lupi nel 2017 a Giaveno (nel Torinese); una bambina attaccata e una donna ferita da un lupo nel 2020 a Otranto; 15 persone attaccate nell’arco di dodici mesi a Vasto e San Salvo, con 13 persone finite in ospedale, inclusi due bambini di 4 anni azzannati e feriti, salvati solo grazie all’intervento dei genitori che li strapparono all’animale; un bambino attaccato e ferito da un lupo a Finale Ligure l’11 agosto scorso, salvato da altre persone; un uomo attaccato e ferito alla gamba da un lupo il 7 settembre scorso a Casalbordino; un bambino di 4 anni attaccato e ferito alla schiena a Roma il 10 settembre e salvato da un gruppo di ragazzi mentre veniva trascinato via da un lupo, catturato due settimane dopo, anche lui puro e non socializzato; un uomo attaccato da un lupo e ferito al volto e a un braccio a Castellalto l’11 novembre scorso; un uomo attaccato e azzannato a una gamba da un lupo a pochi metri dalla sua stalla a Lastra Signa, nel Fiorentino, notizia del 2 dicembre scorso.
Ma il WWF di Lecco ieri ha dichiarato nel comunicato stampa che “I lupi non mangiano i bambini, se non nelle favole, gli attacchi agli esseri umani sono rarissimi e molto lontani nei secoli”. Secoli? No, hanno attaccato anche questo mese, in Italia! E all’estero continuano realmente a uccidere e mangiare le persone, in India tra agosto e settembre 2024 un branco di sei lupi – infine tutti catturati o uccisi dalle autorità – ha predato molte persone, uccidendo 9 bambini e una donna adulta e ferendone altri 34 nel distretto di Bahraich. Da notare che in tutta l’India vivono circa 2.500 lupi, mentre nella ben più piccola Italia sono molti di più. Non solo, i nostri lupi sono ben più grandi, pesando anche 20 kg più di quelli indiani e formano branchi mediamente più numerosi, anche di 15 esemplari confermati scientificamente.
Il WWF Italia addirittura, chiedendo continue donazioni in denaro anche con banner pubblicitari risibili – mitico quello in cui al posto del lupo aveva invece inserito la fotografia di due cani lupi cecoslovacchi, uno dei quali addirittura con collare –, arriva a inserire il lupo tra gli animali in via di estinzione e specie a rischio. Ma la realtà è che già nel 2013 scientificamente si stimavano circa 300.000 lupi al mondo e 20.000 in Europa. Non solo, l’Italia è lo stato europeo con più lupi, più di Romania e Spagna. Anche calcolando il dato medio di 3.307 lupi del monitoraggio ISPRA del 2021 (ampiamente superato, a livello scientifico in Italia si stimano almeno 5.000 lupi, secondo altre fonti molti di più), l’Italia da sola ha più lupi, sommandoli, di Albania, Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Slovenia, Svezia e Svizzera. Ripetiamo, sommati. Per questa ragione, dopo la decisione della IUCN di declassarlo (a “Least Concern”, Minore Preoccupazione, come la marmotta), recentemente l’Unione Europea ha deciso di abbassare il livello di protezione per i lupi, seguita a ruota dalla Convenzione di Berna. Analoga modifica con ogni probabilità sarà ora apportata alla Direttiva Habitat. Semplicemente sono troppi, e nient’affatto elusivi e inoffensivi come si cerca invece di fare credere, contro ogni evidenza.
Nel mondo ambientalista/animalista si fa girare un dato immaginario, ossia che in Italia vengano bracconati 200-500 lupi l’anno, ma è pura fantasia, visto che non esiste uno studio scientifico che abbia appurato e constatato tale numero. Certo, il bracconaggio esiste, ma i numeri sono solo stimati da qualcuno, e non da tutti i ricercatori, ergo non valgono nulla. Lo sa il WWF di Lecco che nella romena, sterminata e boscosa Transilvania c’è una densità di 1,9 lupi ogni 100/km², nelle desolate plaghe della Lituania/Polonia/Russia ci sono 3,3 lupi ogni 100/km², ma che proprio in Italia – esattamente nell’area del Piacentino e Parmense limitrofe – si arriva invece… a quasi a 11 lupi ogni 100/km², ossia la più alta densità al mondo?
Per quanto riguarda “Cappuccetto Rosso che, ricordiamo, era un personaggio di pura fantasia”, come scrive il WWF di Lecco, siamo ancora di fronte a una falsità in quanto è invece storia vera e documentata con migliaia di predazioni di bambini documentate in atti ufficiali presenti negli archivi storici anche italiani. Cappuccetto Rosso in realtà si chiamava Marie Mignet, 11 anni, e fu uccisa da un famoso lupo – che aveva già fatto molte vittime in zona, soprattutto bambini – l’1 febbraio 1693 nei boschi di Marcoussis, a ovest di Parigi. Esiste anche l’atto di morte del successivo 3 febbraio del parroco di St Jean de Beauregard redatto alla presenza di Jean Mignet suo padre (era vedovo), André Leduc e Jacques Hondrave. Charles Perrault, che viveva a Parigi ed era al corrente di molti di questi attacchi, si basò sulla vicenda di Marie Mignet e di altre giovani vittime per scrivere la novella Cappuccetto Rosso, che infatti fu pubblicata quattro anni dopo.
Per la cronaca, l’ultima persona uccisa da un lupo in Italia risale al 1923, in Mugello, Toscana. Ferito alla gola, l’uomo adulto fu soccorso e trasportato all’ospedale di Marradi, dove spirò. Ne diede notizia anche il giornale Messaggero del Mugello dell’11 marzo 1923, di cui abbiamo copia. Di queste predazioni mortali persino nel XX secolo riferì lo zoologo di fama internazionale prof. Giuseppe Altobello, ossia proprio colui che individuò (oltre alla sottospecie orso marsicano) la sottospecie Canis lupus italicus altobello. Insomma, non uno sprovveduto. Il lupo, come l’orso alpino, deve vivere libero, ma gestito anche con l’abbattimento se troppo dannoso o addirittura pericoloso, come si fa del resto legalmente ovunque e come prevede in deroga, già da anni, l’art. 16 della Direttiva Habitat, adottata anche dall’Italia. Altrimenti si verifica quello che purtroppo avviene, con cani predati nonostante fossero al guinzaglio come nel centro di Palombaro – con la padrona atterrata e ferita – e branchi di lupi persino in città, come quello di 7 esemplari che si aggira tra le vie di Parma oggi, tra bambini e passanti.
Ma il WWF di Lecco dice che i lupi sono diffidenti e che ci sono “timori del tutto ingiustificati”. Che dire poi quando asserisce che “i lupi siano in grado di regolare in modo efficace le popolazioni di ungulati”, quando il numero dei cinghiali e cervi è esploso ovunque, basti pensare all’Abruzzo oggi? Cosa regolano i lupi? Sicuramente il bestiame, anche se protetto da reti elettrificate e adeguati cani da protezione. Ma il WWF di Lecco non sa, o forse fa finta di non sapere? E per questo motivo non si capisce lo spazio sui media che gli viene accordato come fonte storico-scientifica, quando basterebbe documentarsi per non diffondere dati non veritieri e che potrebbero involontariamente fare credere a sprovveduti che il lupo sia inoffensivo e quindi approcciabile senza alcun rischio.
Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali