Se una persona in confidenza venisse da noi a dirci: “Ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua” cosa le diremmo? Come ci comporteremmo? Oggi queste parole le abbiamo sentite dall’apostolo Paolo. La grande sofferenza che aveva nel cuore e che lo tormentava era questa domanda: Perché i miei fratelli Israeliti hanno rifiutato Gesù e si ostinano a non accoglierlo e lo avversano? Gesù era colui del quale Paolo diceva: “Non sono più io che vivo ma vive in me Gesù, che mi ha amato e ha dato se stesso per me!”.
Forse oggi tocca a noi, o soltanto a qualcuno di noi, dire le stesse parole di Paolo perché vive un momento di grande prova nella vita a causa di qualche malattia o qualche disgrazia? Questo vale anche per le disgrazie capitate in passato: infatti certi grandi dolori nella vita non passano più. In queste situazioni così dolorose è già tanto fare quello che ha fatto san Paolo quando scriveva la sua lettera ai Romani: confidarsi con qualcuno e parlare con chi ci sa ascoltare! L’errore sarebbe quello di chiudersi in se stessi e non dire niente a nessuno perché prima o poi si scoppia.
C’è un’altra persona che incontriamo oggi, ascoltando la Parola di Dio, e che vive nella stessa situazione di smarrimento, di fallimento e di oscurità interiore. È Giovanni che, proprio perché è stato un fedele annunciatore della Parola di Dio, è stato messo in prigione dal re Erode. Sarà nata anche in lui la domanda: perché Dio ha permesso questo? Perché Dio non punisce Erode che è chiaramente infedele ai suoi comandamenti e permette che io venga messo in prigione e tanta gente pensa che questo sia una punizione di Dio per i miei sbagli?
Chissà, forse sì o forse no. Ma c’è un’altra domanda che fa soffrire il cuore di Giovanni e riguarda proprio Gesù. Di Lui, Giovanni aveva predetto: “Sarà più forte
di me, io vi battezzo con acqua ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo!”. Così abbiamo sentito domenica scorsa. Ma dov’è ora tutta la forza di Gesù? Dov’è quello Spirito di Dio donato dal Messia e che dovrebbe iniziare una nuova epoca nella storia dell’umanità intera? O forse io mi sono sbagliato nel comprendere il segno dal cielo quando è arrivato da me Gesù di Nazareth con tutta la sua povertà e semplicità? Forse deve arrivare un altro dopo Gesù? Un altro più forte e più chiaro e deciso di Gesù? Queste domande sono il buio interiore di Giovanni il Battista che crede di avere visto male, crede di essersi sbagliato o addirittura di essere stato infedele a Dio perché non ha preparato nessuna via al Messia che stava per venire.
E allora manda due suoi discepoli per chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Come risponde Gesù? Non con parole ma con i fatti. Fatti che non sono altro che gesti di amore gratuito: le persone più povere come gli ammalati (ciechi, lebbrosi, infermi …) guariscono per la parola di Gesù. Poco prima di questo incontro Gesù aveva risuscitato da morte, nel villaggio di Nain, vicino a Nazareth, il figlio unico di una madre vedova, a cui Gesù si era rivolto dicendo: “Non piangere!”. Giovanni conosceva i Profeti, in particolare Isaia, e sapeva che queste cose Isaia le aveva dette riguardo al Messia. Dunque Giovanni poteva tirare da sé la conclusione: “Sì, il Messia è proprio lui, questo Gesù di Nazareth che aiuta i poveri e che chiama i peccatori a conversione aspettandoli con pazienza e con misericordia! Il profeta Isaia ha parlato proprio di lui!”.
Quanta gente invece, anche al giorno d’oggi, vorrebbe punire severamente coloro che fanno il male. A volte si parla di ‘mostri’ oppure per certe cose si vuole ripristinare la pena di morte o ancora si spera che Dio li faccia morire presto come per una giusta punizione. L’atteggiamento della pazienza di Dio, della sua misericordia, della sua attesa dei peccatori che si convertano non è qualcosa di molto gradito a tante persone. Gesù ha mostrato proprio questa pazienza e misericordia ai discepoli di Giovanni e li ha mandati a riferire tutto al loro maestro. Giovanni ha capito che Gesù è il Messia atteso perché sta facendo quello che hanno detto i profeti.
Per noi Giovanni è un santo, quindi è da imitare! Abbiamo sentito come anche Gesù ne parla bene! Nel momento della prova più dura si è rivolto a Gesù anche se faceva fatica a capire tutto del suo modo di comportarsi. E Gesù gli ha mandato un messaggio di amore e misericordia, un amore e misericordia che né la crudeltà di Erode, che ha condannato Giovanni, né l’ingiustizia dei Giudei e di Pilato, che hanno condannato Gesù, sono mai riuscite a sopprimere perché l’amore è eterno, infinito e onnipotente. Nell’ora della prova confidiamo a Gesù i nostri dubbi e i nostri affanni e penserà Lui a mandarci i messaggi giusti di cui abbiamo bisogno.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone