SABATO A BALLABIO GRANDE EVENTO KOSOVARO, OSPITE IL SINDACO DELLA CITTÀ DI VITIA

BALLABIO – Nel lecchese sono ben duecento le famiglie di origine kosovara provenienti da Vitia, città del sud-est del paese situata nel distretto di Gjilan, che negli ultimi decenni ha visto crescere significativamente il fenomeno dell’emigrazione. E sabato la comunità di quanti sono partiti da lì per raggiungere Ballabio, la Valsassina, Lecco e i dintorni ospiterà il sindaco di quel grosso borgo di circa 50.000 abitanti Sokol Haliti (nella foto in copertina). L’evento è programmato per le 10 del mattino, nel giardino della villa comunale in via Mazzini. Sarà presente il “collega” locale, Giovanni Bruno Bussola.

Negli ultimi decenni migliaia di cittadini di Vitia, come di altre città kosovare, hanno lasciato il paese in cerca di migliori opportunità di vita, e molti si sono stabiliti in Italia, in particolare nella provincia di Lecco, dove la comunità kosovara è cresciuta in modo sostanziale.

Il sindaco Haliti sta cercando di affrontare le sfide legate all’emigrazione e di promuovere lo sviluppo del suo paese per fermare il flusso migratorio. La cittadina ha visto una forte crescita demografica dopo la fine del conflitto negli anni ‘90, ma ha affrontato anche problemi di disoccupazione e povertà che hanno spinto molti giovani a cercare fortuna all’estero. La principale destinazione per molti di questi emigranti è stata l’Italia, un paese che già da anni accoglieva grandi flussi migratori dal Kosovo, grazie alla vicinanza culturale e storica tra le due nazioni, nonché per le opportunità lavorative disponibili.

Nel corso degli anni, la comunità kosovara in Italia, e in particolare in Lombardia, ha continuato a crescere, e la provincia di Lecco è diventata una delle aree con la maggiore concentrazione di emigranti provenienti da Vitia e da altre località kosovare. L’emigrazione, inizialmente spinta da motivi economici, ha contribuito alla creazione di una comunità ben integrata in Italia, che ha portato avanti le proprie tradizioni e la propria cultura, ma ha anche affrontato le difficoltà di adattamento a un nuovo paese.

C. G.