Vediamo, anche con un po’ di simpatia, che Gesù accetta volentieri un invito a pranzo. Era un giorno di sabato dedicato al riposo in onore di Dio creatore e liberatore del suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto. E chi l’ha invitato è proprio un fariseo, uno che ci teneva all’osservanza della legge e delle tradizioni. Durante il pranzo, uno dei commensali fa una piccola considerazione di tipo spirituale. Chissà, forse, conoscendo le Scritture, avrà pensato a quanto detto dai profeti, per esempio Isaia, quando dice che “in quel giorno il Signore preparerà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati”. Era un pensiero buono, pieno di speranza in Dio che nonostante tutte le avversità della storia e dei popoli, continua a proteggere il suo popolo e lo fa diventare centro di attrazione per tutti gli altri popoli. A questo punto Gesù aggiunge il suo commento un po’ benevolo ma anche un po’ pungente.
Benevolo perché Lui conosce profondamente il cuore del Padre. E allora lo presenta come uno che prepara davvero un grande banchetto e invita tanta gente perché vuole che la festa sia grande e piena di gioia. La sala deve essere piena. Ma poi viene il momento dell’amarezza e della delusione: gli invitati non vengono e lui ci rimane male. Non sono persone cattive, non fanno niente di male, sono persone normali come pensiamo di essere tutti noi. Anche noi siamo tutte persone impegnate: andiamo a lavorare, ci sono gli impegni familiari, si compra e si vende. Siamo persone responsabili e pensiamo che queste siano le nostre priorità. Non c‘è tempo per rilassarsi e andare a una cena o a un pranzo. Quando avremo più tempo faremo anche questo. Ci sarà senz’altro un’altra occasione. Sì, però chi ci ha invitato a pranzo ci rimane male. Dov’è andata a finire l’amicizia? E la vita che cosa è? È solo una serie di impegni da adempiere e di cose da fare? Ma chi ha preparato la cena vuole la sala piena. Allora manda a chiamare quelli che nessuno invita perché sono poveri, sporchi, incapaci di pregare, non hanno niente da comprare e niente con cui ripagare un favore.
Ora entriamo nel profondo della parabola raccontata da Gesù: pensiamo al Padre e all’intera umanità con tutte le sue povertà e i suoi peccati. Il padrone della parabola è in realtà il Padre nostro: Lui vuole fare festa con noi e per noi, ha preparato “un grande banchetto di cibi raffinati”. E noi siamo invitati. Con il Battesimo siamo stati accolti nella sua famiglia. Siamo contenti di questa chiamata? Siamo riconoscenti per le grandi cose che Dio Padre ha preparato per noi? Oppure continuiamo ad essere brave persone piene di impegni con tante cose belle da fare? Però così brave e impegnate da dimenticare che abbiamo un Padre che ci ama e la sua gioia consiste nello stare con noi. Ma a noi non piace tanto stare con lui. Il Padre è certamente dispiaciuto. Allora decide di chiamare tutti quelli che si trovano in giro, senza guardare la loro condizione, i loro averi, la loro salute, la loro capacità di portare avanti i loro impegni, la loro capacità di dialogare con lui. Li chiama e basta, anzi, qualcuno viene addirittura costretto a entrare: “costringili a entrare!”. Loro, poveracci, comprenderanno quanto è bello finalmente sedersi a tavola, mangiare bene e con abbondanza, bere del buon vino, essere serviti, non essere preoccupati di niente e non pagare niente! Dal profondo della loro miseria, parlando tra di loro avranno detto senz’altro: ma chi è quest’uomo così buono e generoso che ci ha chiamati? Come fa ad essere così ricco da preparare una cena così abbondante? Come sarebbe stato bello conoscere prima questa persona! Possiamo avvicinarci a Lui per dirgli almeno un grazie e conoscerlo un po’ più da vicino? Un giorno vedremo la sala del regno di Dio stracolma di queste persone che non hanno mai pregato nessuno e non hanno conosciuto Dio ma saranno lì a lodarlo e ringraziarlo per tutta l’eternità.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone