DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DELLA DEDICAZIONE

“Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone”. È un po’ strano vedere Gesù che passeggia, da solo, sotto un portico dedicato a Salomone, situato a est del tempio dove ci si poteva riparare dal freddo a causa dei venti del deserto. Quella festa si celebrava verso la metà di dicembre. Di solito Gesù è con i suoi discepoli oppure in mezzo alla gente e insegna o dialoga con loro. Oggi lo vediamo solo. Cosa faceva? A che cosa pensava? Possiamo immaginare qualcosa senza allontanarsi troppo dalla realtà? Sì, forse pensava a quella festa che la gente celebrava. Quel tempio dove lui stava passeggiando era stato profanato, circa duecento anni prima, dal re siriano Antioco Epifane, quello che voleva distruggere la fede ebraica per imporre la religione dei greci. È lo stesso di cui, un po’ di tempo fa, abbiamo letto la storia che riguardava una madre di sette figli che sono morti per non abbandonare la fede dei padri. Quel luogo era santo perché lì la gente veniva con l’intenzione di pregare Dio, di offrire qualcosa della propria vita a Lui ma come segno della offerta della propria vita intera a Dio che li aveva salvati. Forse avrà avuto anche una certa amarezza nel vedere che nello stesso tempo si facevano troppi commerci e giravano troppi soldi! O forse pensava anche a ciò che lo aspettava nel giro di pochi giorni. Qualche giorno prima aveva guarito un cieco dalla nascita in giorno di sabato, e per questo un gruppo di persone l’ha accusato e cercava di lapidarlo e lui ha dovuto scappare. Sapeva benissimo che i suoi nemici stavano tramando contro di Lui per toglierlo di mezzo. Ma cosa vuol dire: toglierlo di mezzo? Darla vinta ai suoi nemici oppure qualcosa d’altro? Non sono i suoi nemici che diventano più forti ma è Lui stesso che dona la vita a coloro che lo amano! Gesù che passeggia nel tempio nei giorni di festa e pensa al dono della propria vita dà la giusta indicazione anche a noi che oggi 

siamo in festa per il Duomo di Milano: incontrare Dio …, pregare …, donare la propria vita … . E tutto questo non solo in duomo ma nelle nostre chiese e case. 

“I Giudei gli si fecero attorno”. Questi Giudei non lo amano, anzi sono lì per sfidarlo. Non hanno aperto la porta del cuore per cercare di capire con quale forza guariva gli ammalati, accoglieva con amore i peccatori, insegnava secondo la sapienza di Dio. Vogliono sapere se Lui è veramente il Messia aspettato da secoli. Ma si rende conto che è inutile parlare a gente che non vuole ascoltare. Gesù ha sempre parlato chiaro davanti a tutti. Ha mostrato il suo amore verso tutti quelli che si avvicinavano a Lui per un desiderio di essere aiutati o guariti o perdonati. 

Gesù pensa a chi lo segue e lo ama, ai suoi discepoli, a tutti noi. Ci paragona alle pecore di un gregge per sottolineare qualche caratteristica di quegli animali così familiari nella vita di quel tempo ma un po’ anche ai nostri giorni: l’attitudine a stare uniti per formare un solo gregge senza disperdersi in giro e l’attitudine ad obbedire alla volontà del pastore che vuole il loro bene. Parlando ai suoi nemici oggi Gesù parla bene di noi, suoi amici. Ci descrive come persone che ascoltano la sua voce e lo seguono. Questo gli fa piacere perché ha trovato in noi persone che gli sono amiche: lo desiderano, lo rispettano, lo ascoltano e lo amano. È proprio questo che Lui vuole da noi. A noi fa piacere il fatto che lui ci conosca in tutto e profondamente, non si lascia confondere da nessun aspetto della nostra vita, anche i più problematici o i più negativi: ci comprende e continua a volerci bene se ci affidiamo a Lui. Sa anche che attraversiamo momenti difficili e anche che ci sono dei nemici che insidiano la nostra vita. Ma alla nostra sicurezza pensa Lui: siamo nelle sue mani e nelle mani del Padre che ci ama. Siamo in buone mani e nessuno potrà mai strapparci dalle loro mani! In questo modo Gesù ci ha fatto compiere grandi passi in un cammino spirituale: partendo dall’antico popolo di Israele che trovava la sua sicurezza di vita nell’avere una città forte con mura e bastioni ritenuti indistruttibili, e passando attraverso la ammirazione per avere costruzione belle, solide e sante come il Duomo e tutte le nostre chiese, siamo arrivati al punto di comprendere che la nostra vera forza e la nostra vera sicurezza di vita sta solo in Dio Padre e nel suo Figlio Gesù. Sta a noi rinnovare quotidianamente la nostra fiducia in Lui!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone