Oggi siamo un po’ messi alla prova. È come se Gesù volesse sottoporci a un esame ma noi dobbiamo impegnarci bene per superare questa prova ed essere promossi in questo esame. In fondo è stato bello domenica scorsa sentire che la legge più importante della vita è quella dell’amore: Dio ci ama per primo, ci ha creati, ci ha salvati, ci ha donato il suo Figlio Gesù. Quello che ci chiede è quello di amare Lui con tutto il nostro cuore e amarci tra noi che siamo fratelli. Sembra tutto semplice. Ma in noi si è formata una mentalità che è certamente buona ma che nel regno di Dio non funziona più. È la mentalità dei diritti e dei doveri. Per noi è normale ed è giusto che un operaio che lavora otto ore al giorno riceva una paga adeguata e se lo stesso operaio fa alcune ore di lavoro straordinario gli vengano riconosciute, anzi venga pagato di più perché ha compiuto un lavoro straordinario. E se un operaio lavora per mezza giornata viene pagato per quella mezza giornata di lavoro che fa. Questo modo di pensare spesso lo si trasferisce anche nel campo della vita cristiana. Siamo portati a pensare che quanto più mi comporto bene e compio opere buone e poi prego tanto Dio ne terrà conto sicuramente e potrebbe, anzi dovrebbe, anche darmi un premio ben adeguato perché me lo sono meritato. Se Dio non dovesse fare così sarebbe ingiusto. Allora cosa servirebbe lavorare per lui e comportarsi bene?
Oggi Gesù ci dice qualcosa di sconvolgente nel senso pieno della parola: sconvolge questo modo di pensare! Ci dice che questo modo di pensare nel regno di Dio non funziona, non vale più! Ci racconta la storia di un uomo, proprietario di una vigna, che al mattino esce alla ricerca di operai per la sua vigna. Gli operai che
trova alle sei di mattina hanno davanti una giornata intera di lavoro: dodici ore! Hanno trovato un lavoro e chi li ha presi a giornata. Si sentono fortunati perché impegnati tutto il giorno e guadagnano il giusto salario per sé e la propria famiglia. Ma durante la giornata entrano nella vigna altri operai: alcuni arrivano alle cinque e hanno davanti una sola ora di lavoro! Ma tutti ricevono la stessa paga giornaliera! Allora nei primi operai scatta la rabbia e l’irritazione: avendo lavorato di più pensano di meritare qualcosa di più. E invece no. Come mai è scomparsa la gioia del mattino di essere stati chiamati a lavorare? Nasce invece l’invidia per chi ha lavorato poco e ha ricevuto molto di più e nasce la rabbia verso un padrone che è ingiusto e non riconosce la fatica che è stata fatta durante il lavoro. Allora scopriamo che nel loro cuore non c’era l’amore: l’amore per il padrone che li aveva scelti di prima mattina e l’amore per gli altri che non hanno fatto niente tutta la giornata perché dicevano: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Invece quel padrone così speciale era talmente buono che sapeva bene che dietro a quelli che non hanno lavorato c’erano delle famiglie, c’erano dei figli che dovevano mangiare. Lui ha voluto provvedere pure a loro perché era un padrone BUONO, pieni di amore. Insomma, si è comportato da padre invece che da ricco possidente. Così è il nostro Dio. Un Dio che dice: “Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni. Volgetevi a me e sarete salvi!”.
Questo Dio è un Padre che ama infinitamente e indistintamente tutti i suoi figli
e li ama, come del resto fanno tutti i madri e le madri di questo mondo, solo perché sono i suoi figli e non perché hanno lavorato e portano in casa dei soldi. Anzi ama anche quelli che per scelte sbagliate hanno fatto l’errore di voltargli le spalle e di andarsene, ma poi si accorgono della sciocchezza che hanno fatto, tornano pentiti e lui riaccoglie e li riabbraccia. Li perdona e dimentica tutto.
Allora l’esame è questo: noi che siamo operai della prima ora perché chiamati da piccoli a seguire la via della fede cristiana siamo contenti di avere un Padre così buono o siamo un po’ scontenti e invidiosi del fatto che Dio come un vero Padre accoglie e perdona anche i suoi figli che non hanno fatto niente di buono? E se noi abbiamo fatto qualcosa di buono sappiamo che non dobbiamo vantarcene, come ci dice l’apostolo Paolo? Tutti noi dobbiamo saper dire grazie a Dio che ci ha chiamati fin da piccoli ad essere cristiani e fedeli discepoli del suo figlio Gesù che ci ha fatto camminare nella luce e nella via dell’amore. Ma anche tutti gli altri sono figli di Dio e dobbiamo essere contenti nel vedere che in tanti modi diversi dal nostro sono amati da Dio e li chiama tutti a vivere nella luce e nell’amore.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone