DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: QUINTA DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE

Anche oggi guardiamo ad Abramo. L’apostolo Paolo nella sua lettera lo chiama “padre di tutti coloro che credono”. Anche noi dunque ci sentiamo figli di Abramo perché diciamo di essere credenti. E questo è il punto centrale sul quale vogliamo riflettere: siamo davvero figli di Abramo? Siamo davvero credenti in Dio? Che cosa è la nostra fede? Siamo davvero sulla buona strada? Perché anche al tempo di Gesù tanta gente non ha creduto nonostante avesse visto molti segni compiuti da Gesù? E perché si dice che tanti credevano in Gesù ma avevano paura a dirlo? E perché, una ventina d’anni dopo Gesù, Paolo sente la necessità di ripetere qualcosa di importante che riguarda la fede? Quante domande che possono essere riproposte anche oggi! Per esempio: perché tanta gente smette di credere? Perché, come si dice, le chiese si svuotano? La fede si misura sulla base della frequenza alla messa domenicale? O sul numero di preghiere che diciamo? O sul numero delle opere buone che compiamo? 

È vero che la parola di Dio di oggi ci sembra difficile e astratta, cioè lontana dalla nostra vita! Ma non è così perché quello che dice ci riguarda direttamente, è qualcosa di semplice e bello, ed è qualcosa che avviene quotidianamente anche in tutte le nostre famiglie. Se ci sembrano difficili è perché questi testi sono stati scritti migliaia di anni fa e sono nati in una cultura profondamente diversa dalla nostra. Facciamo allora un po’ di chiarezza e chiediamoci subito: Dio che cosa ha chiesto ad Abramo? La risposta è: NIENTE! Ha ripetuto tante volte la parola alleanza che vuol dire legame di amicizia e amore: “la mia alleanza è con te!”. Se va avanti un po’ è per fare una promessa grande e 

bella: “diventerai padre!”. Abramo, che in quel momento non aveva ancora nessun figlio, ha accettato l’amicizia propostagli da Dio, l’Onnipotente, e ha aspettato con pazienza che si compisse quella promessa che Dio gli aveva fatto spontaneamente. Infatti non era stato Abramo a chiedergli il dono di un figlio, è stato Dio che, felice di avere trovato un amico fedele, gli vuole fare un regalo! 

Questo avviene nella vita quotidiana delle nostre famiglie! Quale mamma, aspettando un bambino, pensa a che cosa gli chiederà quando sarà nato? Quale mamma o quale papà al proprio bambino si sentirà di dire: se tu fai il bravo e ti comporti bene io ti vorrò sempre bene! L’amore di un papà e di una mamma nasce dal fatto che il bambino si comporta bene? Cioè è fondato sulle cosiddette “buone opere” o sui cosiddetti “buoni risultati” ottenuti a scuola o nelle gare sportive? Non è forse semplice e normale dire: questo è il mio bambino! Per me è tutto! È mio figlio! Non c’è altro da aggiungere. E naturalmente il bambino vive nella totale dipendenza dalla buona volontà dei genitori che vogliono solo il suo bene. Ma qualcuno nella storia, da Abramo in poi, ha sempre messo in dubbio la bellezza di questo rapporto amichevole con Dio che è nostro amico e nostro padre, e ha fatto nascere un dubbio: ogni padre e ogni madre desidera che suo figlio si comporti bene. Se tu vuoi essere gradito ai tuoi genitori devi comportarti bene! Dunque, anche Dio che è Padre sarà contento di te se tu ti comporti bene e raggiungi buoni risultati! Altrimenti Dio non è affatto contento di te e al momento buono ti punisce! 

Diciamo la verità: questi pensieri sono vivi anche oggi e viene anche spontaneo pensarla così. Nessuno di noi è completamente esente da questo modo di pensare. Per questo, comprendere e accettare che Dio ci ama infinitamente solo perché siamo suoi figli prediletti e non per i buoni risultati che con le nostre capacità riusciamo a raggiungere, è un’opera molto difficile. 

Dobbiamo purificare continuamente i nostri pensieri perché non dicono la verità su Dio e sul suo amore infinito e completamente gratuito! Quando usiamo la parola FEDE dobbiamo esaminarci interiormente e chiederci: ma io mi abbandono alla bontà e alla provvidenza di Dio che mi ama da padre e da madre con lo stesso abbandono di un bambino o una bambina piccola che si addormenta nelle braccia di sua madre? Raggiungere da adulti questo atteggiamento dei bambini è una conquista non facile. Anche per Abramo è stato un cammino lungo e difficile e ha perseverato e si è fidato totalmente di Dio. Ripetiamo quello che abbiamo detto all’inizio: Dio non ha chiesto NIENTE ad Abramo e non chiede 

NIENTE a noi. Dio ci offre tutto il suo amore e aspetta che anche noi lo amiamo e gli siamo riconoscenti. Questo sì, lo aspetta da noi!

 

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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