MILANO – Si terranno venerdì 3 maggio alle 14.45, nella chiesa di Sant’Angela Merici a Milano, le esequie dell’artista di fama internazionale Pino Pinelli. Legato indissolubilmente al territorio lecchese e in particolare al piccolo comune di Morterone, attraverso l’Associazione Culturale Amici di Morterone, Pinelli ha esposto frequentemente anche nel lecchese, grazie alla proficua collaborazione con gli artisti locali.
Riportiamo l’articolo di Angela Faravelli, giornalista di settore per architettura ed exhibit design, che indaga il fil rouge tra Pinelli, Morterone e Lecco: un picolo comune e il suo capoluogo di provincia valorizzate e messe in luce da un “artista assoluto”.
La pittura di Pino Pinelli e la sua apertura all’universo del senso
“Frammentità invisibili
invano luminescenti
dell’ardente vento
che sempre avvampa sui collivi”
Poesia di Carlo Invernizzi, Morterone, 1988
Pino Pinelli nato a Catania nel 1938 si è spento il 30 aprile a Milano, sua città adottiva dal 1963. Artista assoluto, che in un arco temporale di oltre cinquant’anni ha indagato e mantenuto una costante riflessione sulle infinite possibilità della pittura, è stato legato al territorio lecchese grazie all’attività promossa dall’Associazione Culturale Amici di Morterone, nutrita dal fervore del poeta Carlo Invernizzi.
Sin dalla prima mostra organizzata nel 1986 Una ragione inqueta, curata da Giovanni Maria Accame presso il Palazzo Municipale di Morterone, le opere di Rodolfo Aricò, Enrico Castellani, Carlo Ciussi, Dadamaino, Igino Legnaghi, Mario Nigro, Gianfranco Pardi e Pino Pinelli hanno segnato irreversibilmente la storia del comune più piccolo d’Italia facendolo emergere come polo culturale di ampio respiro.
Il rapporto di reciproca stima e amicizia tra Carlo Invernizzi e Pino Pinelli ha dato vita ad una serie di esposizioni, interventi e pubblicazioni che hanno come cardine Morterone: l’artista parteciperà nel 1988 alla collettiva Il museo degli artisti, l’anno successivo gli verrà dedicata una personale in cui opere su carta e carte intelate, caratterizzate dal concetto della disseminazione, esaltano la “pelle” della pittura attraverso la matericità della superficie; nel 1995 partecipa alla presentazione dei progetti, presso la sala espositiva Pro Loco Morterone, ispirati al genius loci del paese dominato dalla natura incontaminata che convive con gli agglomerati di case sparse sui colli; con il 1998 finalmente il progetto prende forma e Pinelli installa Pittura R, opera di 4 elementi rossi in ceramica semirefrattaria smaltata, sulla facciata di un’abitazione privata del paese.
L’opera di Pinelli incontra il pubblico lecchese anche negli spazi privati e pubblici della città: presso la Galleria Melesi con due mostre personali, nel 1996 e nel 2007 accompagnate rispettivamente dai testi di Luigi Erba e Matteo Galbiati, presso i Musei Civici di Villa Manzoni nel 2000 con la mostra Il corpofigura dell’immagine e a Palazzo delle Paure nel 2014 durante la collettiva Morterone. Una soglia poetica, entrambe organizzate dall’Associazione Culturale Amici di Morterone. Inoltre sia la Sezione di Arte contemporanea della Galleria Comunale d’Arte – Collezioni di Palazzo delle Paure inaugurata nel 2012 a Lecco che la Casa dell’Arte a Morterone aperta al pubblico dall’estate del 2021 ospitano in maniera permanente due opere del maestro.
Inutile sottolineare quanto siano stati lungimiranti, oltre che dei precursori, nel loro operato Carlo Invernizzi prima e l’Associazione Culturale Amici di Morterone poi, nel saper vedere oltre e cogliere con massima sensibilità il percorso che avrebbe intrapreso Pino Pinelli, “disseminando” le sue opere nei più importanti musei del mondo: dalla collezione Intesa Sanpaolo al Museo del ‘900 di Milano, dal Centre Pompidou di Parigi al Museo d’Arte Contemporanea di Gibellina, dalla Fundación Pablo Atchugarry a Punta del Este al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, solo per citarne alcuni.
A Milano dopo la retrospettiva presentata a Palazzo Reale nel 2018, inaugurerà il 21 maggio una sua mostra personale nata da un dialogo con Tommaso Trini presso le gallerie A arte Invernizzi e Artra.
Angela Faravelli