“Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia Passione!”. Sono le parole con cui Gesù ha iniziato la sua Cena pasquale. Noi l’abbiamo celebrata il Giovedì santo, e abbiamo fatto memoria di Lui che ha donato se stesso a noi dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo …”. Per prepararci a questo dono di sé a noi, l’evangelista Giovanni scrive alcune parole che non possiamo dimenticare: “Gesù, sapendo che era venuta l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. Gesù ha amato e ci insegna ad amare. Ma a Lui non basta amare un po’, oppure amare tanto. Lui vuole amare all’infinito, vuole arrivare all’amore che non ha limiti. E così ci dà l’esempio: vuole aprire il nostro sguardo e il nostro cuore perché non si accontentino di piccole gioie e piccole soddisfazioni che ci vengono offerte da piccole esperienze di amore. Vuole farci sognare e desiderare cose grandi, vuole che anche noi impariamo ad amare COME Lui ci ha amati: all’infinito, praticamente donando tutto noi stessi agli altri. E per esprimere al meglio questo suo amore fino alla fine, si alza da tavola, depone le sue vesti, si cinge di un asciugamano e si mette a lavare i piedi ai suoi amici, mostrando così di essere a loro totale disposizione facendosi umile servo. Questo è l’amore totale.
Oggi Gesù continua nel suo insegnamento a farci sognare cose grandi,
anzi infinite. Ci invita a guardare in alto e si serve del paragone della casa perché è familiare a tutti, dal momento che tutti abitiamo in una casa. Allora Lui parla della casa del Padre, dove sta ritornando. E dice che è una casa molto ampia dove c’è
un posto per tutti noi. Quella casa deve essere senz’altro molto bella ma noi facciamo fatica a descriverla: quando noi pensiamo una casa bella ci vengono in mente i locali, le varie comodità, gli arredamenti, i paesaggi che si contemplano quando si aprono le finestre. Ma queste sono pallidissime immagini di quella casa del Padre dove siamo chiamati ad andare un giorno. E poi la vera bellezza di una casa non sta in queste cose. Se abbiamo una casa piccola, magari anche non molto ordinata, ma si sta bene insieme perché ci si vuole bene e ogni tanto si fa qualche festa, questa casa ce la godiamo e a noi sembra bella così com’è. La vera bellezza di una casa consiste soprattutto nella comunione: stare insieme, uniti e contenti. Ed è proprio quello che dice anche Gesù: “Io mi allontano temporaneamente da voi perché vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”. Ecco il grande desiderio di Gesù: stare per sempre insieme con noi. Questa è la grande festa che rende felici sia Lui che noi. Allora sì che la casa dove abiteremo sarà bellissima e questa festa durerà per sempre.
Sentendo queste cose il cuore di Filippo si apre e comincia a desiderare quello che vuole Gesù, è come se fosse impaziente di arrivare nella casa del Padre e si esprime così: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. È come se avesse cominciato a capire che il nostro cuore è talmente grande che per riempirlo non bastano tante cose, tante esperienze, tanti sentimenti, tanta salute. Il nostro cuore starà veramente bene solo quando sarà ricolmato di Dio. E allora Gesù tranquillizza Filippo annunciandogli una grandissima verità, anche se inizialmente sembra che voglia rimproverarlo: “Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me”. Tra il Padre e il Figlio non c’è alcuna competizione o gelosia: c’è soltanto amore infinito e totale unità. E questa è la nostra salvezza perché Gesù vuole fare entrare anche noi e renderci partecipi di questa unità. Così formeremo tutti una sola e grande famiglia, uniti in una grande festa.
Sarebbe sbagliato concludere dicendo: oh che bello! Oppure, peggio: come sarebbe bello se fosse vero! Perché questo vorrebbe dire che per evadere dalle durezze e dalle difficoltà della vita abbiamo bisogno di sognare. Per superare la coscienza delle nostre miserie e delle nostre povertà abbiamo bisogno di rifugiarsi nell’immaginazione: come sarebbe bello se fossimo diversi, se fossimo un po’ più fortunati! Invece no! Aprendo il nostro cuore all’amore infinito, alla perfetta e felice unità con il Padre e il Figlio, alla vita eterna, si sta parlando proprio di noi ed è tutto vero!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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