DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA TERZA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

È molto facile anche al giorno d’oggi sentire gente che si lamenta. Ciascuno ha il suo motivo per lamentarsi. Ci si può lamentare per motivi futili ma ci si può lamentare anche per motivi seri. Lungo le nostre giornate ci imbattiamo spesso in piccoli contrattempi o contrarietà che bisogna saper affrontare e superare. Spesso basta saper portare un po’ di pazienza, altre volte occorre chiedere aiuto ad altri, e qualche volta, invece, i problemi sono molto grandi e non di facile soluzione.

Guardiamo da vicino il racconto che abbiamo ascoltato nella prima lettura dal libro dei Numeri. La gente si lamenta perché sta attraversando il deserto. Il deserto non presenta le comodità della città o di un villaggio dove c’è il mercato, c’è la piazza e ci sono negozi, case e scuola. Nel deserto non si produce il cibo. Chi affronta un viaggio per attraversare una zona desertica deve fare provviste e prevedere tutto se no, nel deserto, si trova la morte. Allora nasce la domanda fondamentale: perché fare quel viaggio? Nel racconto si dice che gli israeliti hanno chiesto: “Perché siamo usciti dall’Egitto?” ma si dice anche che quella domanda nasce “perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi”. È come dire che un viaggio pericoloso non lo si può affrontare da soli ma ci vuole qualcuno che ti protegge, ti aiuta e ti guida, qualcuno a cui affidarsi e di cui è necessario fidarsi. Se ci si ritrova soli e si vuol fare di testa propria si è perduti.

La prima cosa che si fa è chiedersi: ma chi ce l’ha fatto fare di intraprendere questo viaggio? E poi ci si lascia andare alla nostalgia: stavamo così bene in Egitto! Là c’erano pesci che mangiavamo gratuitamente, i cetrioli, i cocomeri, i porri, le cipolle e l’aglio. Qui non c’è niente e siamo destinati a morire di fame! Ma non si vive di nostalgia e di ricordi del passato dicendo che una volta si stava meglio di adesso! Nel racconto degli antichi israeliti che sono usciti dall’Egitto Dio accoglie la sfida che gli viene lanciata: “Chi ci darà carne da mangiare? Può forse Dio dare la carne nel deserto?”. Dio esaudisce la preghiera del suo servo e amico Mosè a favore del suo popolo e porta pazienza ancora una volta, fa vedere al popolo, ancora molto duro di testa e ancora di poca fede, che Dio arriva proprio a tutto e arriva a dare carne da mangiare al suo popolo, proprio nel deserto. Fa arrivare dal mare una grande quantità di quaglie. Dio infatti è un Dio fedele che non abbandona il suo popolo e mantiene la promessa fatta ai suoi padri. A Dio nulla è impossibile. La rovina del popolo sarebbe proprio l’abbandonare Dio e non fidarsi più di Lui.

Nel Vangelo di Matteo abbiamo sentito un racconto simile ma l’inizio del fatto non è un popolo che si lamenta. Anzi questo popolo è alla ricerca di Gesù perché sente che Lui si prende cura dei malati e ha parole buone e sagge per tutti. Quasi non si accorgono che passa il tempo, tanto sono affascinati da Gesù. Sono le persone vicine a Gesù che lo richiamano a un po’ di concretezza della vita: è sera, la gente ha fame, deve tornare a casa, deve comprare da mangiare, deve cucinare, deve andare a dormire. Ed è Gesù che sfida i suoi discepoli dicendo: “Non occorre che vadano a casa. Pensateci voi! Voi stessi date loro da mangiare!”. Si rendono conto che non ce l’avrebbero mai fatta da soli e ammettono la loro impossibilità dicendo “abbiamo solo cinque pani e due pesci”. Gesù dice: “Portatemeli qua”. E con la sua parola e la sua benedizione una grande folla viene sfamata!

Allora cosa sta alla radice dei nostri lamenti e delle nostre paure? La paura di essere soli, la paura di non farcela e di soccombere sotto i pesi della vita pensando che non ci sia nessuno che ci aiuti a portarli. Ma questa paura nasce da una dimenticanza: che il Signore è con noi e non ci abbandona mai. Vorremmo farcela da soli, ma da soli non ce la faremo mai. Ci arrabbiamo ma è inutile, i problemi rimangono. Se ci rivolgiamo al Signore e ci rendiamo conto che Lui è vicino, non ci abbandona mai e ci aiuta davvero, anche nelle cose più semplici, ritroveremo la nostra pace.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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