DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELL’EPIFANIA

Come è bello essere inondati di luce e come è bello vivere nella luce! Ed è anche bello essere persone che emanano luce: quando si dice di persone che sono solari e radiose vuol dire che illuminano gli altri con il loro sorriso, con i loro occhi, la loro gioia. La stella che ha guidato i Magi dall’Oriente verso Gerusalemme e Betlemme è diventata un simbolo di tutta la luce che deve riempire la nostra vita: è la luce della grazia di Dio che è apparsa e che porta salvezza a tutti gli uomini, ci insegna a rifiutare la cattiveria, la violenza, la menzogna e a vivere con semplicità, con giustizia, con amore nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Questo ci dice oggi l’apostolo Paolo nella lettera al suo discepolo Tito.

Ma la gioia di vivere nella luce viene gustata in pienezza perché viene dopo essere stati nelle tenebre. Quanto più lunga e difficile è stata la notte tanto più si gioisce quando spunta il sole a riscaldarci e illuminarci. Anche questo emerge dal vangelo: i Magi che hanno visto  la luce della stella, poi hanno camminato al buio seguendo le indicazioni delle loro profezie, facendo tentativi e andando qua e là a chiedere dov’è nato il re dei Giudei. Così sono capitati anche da Erode senza rendersi conto di ciò che sarebbe successo. Ma al vedere la stella che li precedeva e che giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Con questo accenno alle ricchezze che vengono dall’Oriente a Gerusalemme l’evangelista Matteo vede il compiersi della visione di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Gerusalemme è paragonata a una madre disperata perché ha perso tutti i suoi figli. Quale dolore più grande ci può essere, nella vita umana, di quello di una madre o un padre che perde i suoi figli?  Eppure Isaia nella sua visione dice a questa madre addolorata: Alza gli occhi intorno a te e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore.

Anche la storia dei Magi che non passano da Erode a dire dove avevano trovato il bambino, finisce in modo tragico: Erode infuriato manda a uccidere tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù. È la strage dei bambini innocenti che noi oggi veneriamo come santi perché sono morti a causa di Cristo pur senza averlo conosciuto. Immaginiamo il dolore delle loro mamme! Matteo immagina Rachele, l’antenata degli israeliti “che piange per i suoi figli e non vuole essere consolata perché non ci sono più!”. Eppure anche a lei si rivolge un altro profeta, Geremia, che, dopo il lamento,  le dice: “Non piangere! Alza gli occhi e guarda laggiù: sono i tuoi figli che stanno tornando a te!”.

C’è consolazione, forza e speranza di vita anche per chi è passato attraverso il dolore più grande. Questa è come una legge che vale per tutto il corso della nostra vita: dopo la notte sorge sempre il sole , dopo le tenebre splende la luce, però nell’attesa che si compia la beata speranza: quando la luce e la gioia splenderanno per sempre e nel regno di Dio non ci sarà più la morte, né lamento né pianto ma Dio sarà tutto in tutti, nella gioia e nella pace eterna.


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio e Morterone

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