Avviene anche oggi che quando ci presentiamo agli sportelli della pubblica amministrazione ci chiedono un documento di identità o la tessera sanitaria. Sono dei documenti, non sono una storia da leggere o suggerimenti da seguire. Eppure quelle poche parole (nomi di persone, di città o di vie) e numeri (date di nascita) dicono tante cose: attestano chi siamo, dove abitiamo, quanti anni abbiamo, cosa possiamo o dobbiamo fare. Senza quei documenti non si va da nessuna parte.
Al tempo di Gesù l’identità di una persona consisteva nell’appartenenza a una famiglia, un’appartenenza che doveva essere esibita dicendo di chi si era figlio. Quello che abbiamo ascoltato nel vangelo di oggi è il documento di identità di Gesù che viene detto figlio di Davide, il grande re d’Israele vissuto circa mille anni prima e che a sua volta è discendente di Abramo. A tutti e due Dio aveva fatto una solenne promessa: quella di avere un discendente santo, saggio, forte, potente, giusto ed eterno. Dire che Gesù è figlio di Davide, figlio di Abramo, vuol dire anche che Dio è stato fedele alle sue promesse. E ha mantenuto la sua parola attraverso una storia lunga e molto complessa.
In questo lungo elenco ci sono persone sante come Abramo e soprattutto Giuseppe e Maria ma sono per lo più eccezioni. Alcuni nomi che abbiamo letto sono re che hanno guidato Israele sulla via dell’idolatria, dell’ingiustizia e dell’immoralità. Basti ricordare il nome di Manasse che ha regnato per cinquant’anni e ha commesso cose ignobili, durante il suo regno fu martirizzato il profeta Isaia, di cui abbiamo ascoltato bellissime parole quest’oggi. Ed era figlio di un re fedele a Dio come Ezechia!
Eppure sono tutti antenati del figlio di Dio secondo la carne. Cosa significa questo per noi? Significa che Dio non ha avuto paura di immergersi totalmente in tutta la storia umana piena di cose belle e di cose brutte. Dio ha fatto sua tutta la nostra storia per poterla purificare, santificare, farle prendere una nuova direzione. Gesù nato da Maria, può essere paragonato a un fiore bellissimo spuntato da un letamaio, che ha fatto da concime!
E se guardiamo alla nostra vita personale dobbiamo trarre la conclusione che Gesù non ha paura dei nostri peccati e delle nostre debolezze o miserie: ma vuole che gliele mostriamo, anzi di più, vuole che gliele offriamo come un dono! Questo è difficile per noi perché di solito ci vergogniamo delle nostre debolezze. Invece se con umiltà e realismo facciamo vedere tutto a Gesù, Lui sarà il medico che ci guarisce! È questa la pace che ci dona il Bambino Gesù: la pace del perdono e della purificazione!
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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