Anche oggi sentiamo dire di una folla che si mette alla ricerca di Gesù. La prima volta che ne abbiamo sentito parlare (tre domeniche fa) Gesù ha accolto quelle folle, si prese cura di loro e parlò loro del regno di Dio. Oggi invece invita la folla a esaminare la propria coscienza: “Perché mi cercate?”. Sì, perché c’è anche un modo sbagliato di cercare Gesù. L’abbiamo visto nel caso di Erode che cercava Gesù per il gusto di vedere da vicino qualche miracolo, ma Gesù non cede a questi ricatti. Oggi Gesù rimprovera la folla perché lo cerca per un motivo di comodo.
Il giorno prima erano in tanti a mangiare gratuitamente e abbondantemente del pane e del pesce. Per di più erano in un luogo isolato. Nessuno aveva provveduto a così tanto cibo. Tutti avevano intuito che quel cibo, in un modo che a loro sfuggiva, veniva da Gesù. Loro non sapevano del dialogo tra Gesù e i suoi discepoli che si preoccupavano di come fare ad aiutare così tanta gente lontana da casa. Solo pochissimi saranno stati testimoni della benedizione che Gesù ha fatto ringraziando Dio per cinque pani e due pesci. Allora sono scattati vari pensieri come questi: cerchiamo anche oggi Gesù per mangiare bene e gratuitamente anche oggi e magari anche domani. Ecco Gesù che ci facilita la vita e ci toglie il peso della responsabilità e della preoccupazione di lavorare per guadagnarci il cibo quotidiano. In altri è scattato il pensiero messianico: Gesù è il Messia, mandato da Dio, dunque è giunta l’ora che i re che ci comandano vengano abbattuti, vogliamo Gesù come nostro unico re. Ecco Gesù dominatore e potente che inaugura un regno terreno che prende il posto di quello di Erode o dell’impero di Roma. Ma nei cuori non c’è la volontà di conversione per vincere il male e fare posto all’amore sincero.
È qui dove Gesù vuole arrivare: “Ieri avete mangiato e avete nutrito il vostro corpo. Oggi vi dico di nutrire il vostro cuore, il vostro spirito. Lo spirito si nutre con l’ascolto della mia parola che vi chiama a conversione. Cambiate vita, fate posto nel vostro cuore a quello che Dio vuole, togliete dal vostro cuore ogni pensiero di violenza, di dominio sugli altri, di ribellione e di menzogna”.
E alla domanda della folla che chiede “che cosa dobbiamo fare per compiere LE OPERE di Dio”, come se fossero così tante le cose che Dio ci chiede di fare, Gesù risponde che l’OPERA DI DIO è in realtà UNA SOLA: quella di CREDERE in Colui che egli ha mandato!
Questo CREDERE vuol dire tante cose: vuol dire prima di tutto fondare la propria vita su una solida roccia, un solido fondamento che è Gesù stesso, e se la nostra vita ha questo solido fondamento, guadagna in stabilità e sicurezza. Dal fatto di mettere Gesù al centro della nostra vita nascono atteggiamenti interiori come la fiducia in lui che ci fa vincere le nostre paure, nasce il desiderio di conoscere sempre meglio questo Gesù che non finisce mai di stupirci per la sua profondità e la sua sapienza, nasce anche il desiderio di imitarlo, di fare come Lui di essere sempre insieme con Lui ma la meta di tutto questo è l’amore: Lo amiamo perché Lui ci ha amati per primo e sentiamo profondamente che quando c’è il suo amore la nostra vita è ricolma di gioia, di forza e di pace!
Questo è quanto Dio Padre chiede a ciascuno di noi: “IO ti dono mio Figlio. Apri il tuo cuore e la tua intelligenza a Lui: accoglilo con la tua fede e amalo come ti ama Lui!”. È bene per oggi fermarci qui.
Il resto del racconto del Vangelo prosegue parlando del cibo che ci nutre: Gesù chiama se stesso “pane della vita”, poi prosegue per arrivare a quello che noi conosciamo già come l’Eucaristia, il suo Corpo e il suo Sangue. Tanti si ribellano e non vanno più con Lui. Durante l’anno abbiamo tante occasioni per parlare di questo. Noi oggi siamo invitati concentrarci sull’essenziale: il Padre ci ha donato Suo Figlio e chiede a ciascuno di noi di accoglierlo e di amarlo, perché in questo modo diventiamo anche noi “figli nel Figlio!”.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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