Egregio Sindaco, non avendo ricevuto, per il momento, nessuna risposta alla mia precedente lettera inviatavi su PEC, mi sono recato diverse a Morterone per ulteriori sopralluoghi e mettere meglio a fuoco alcune domande alle quali, visto il clamore mediatico, moltissime persone oltre a me aspettano risposte. Dalle evidenze di detti sopralluoghi vorrei dapprima sgomberare il campo da due grosse, mi scusi il termine ma non me ne viene uno migliore, “balle” generatesi chissà come (forse inventate da qualcuno interessato ai tagli?) e circolate sulla stampa e che mi sento di dover confutare per corretta informazione.
Prima – LA “MANUTENZIONE”: girando diversi giorni per le faggete di Morterone mi sono imbattuto e ho fotografato quasi ovunque diverse centinaia di alberi pericolanti, caduti, grosse ramaglie a terra nella incuria più totale del bosco come da foto sottostanti:
È questa la “Manutenzione” di cui parla la Stampa? Si tagliano cioè i faggi sani e commerciabili e si lasciano quelli malati, caduti e marcescenti a terra? Non scherziamo: da ciò che chiunque può rilevare, a Morterone non si fa alcuna manutenzione del bosco, anzi direi che ciò che si vede è il contrario della Manutenzione.
Seconda: IL “TAGLIAFUOCO” non è una prestazione che si attribuire bizzarramente a ciò che può far comodo, ma è una ben precisa pratica forestale che, siccome è parzialmente distruttiva, si attua laddove è stato valutato un rischio incendi (bisogna quindi dedurre a Morterone avete valutato un rischio-incendi e che in Comune esiste quindi un piano globale di cui sarebbe bene ci dia visione), le cui caratteristiche devono essere:
• larghezza di 2 – 3 volte l’altezza media delle piante
• percorso rettilineo o, se non possibile, con minime curve a largo raggio
• orientamento del taglio tenendo conto della direzione media dei venti della zona
• scrupolosa manutenzione mensile del terreno, tenuto indenne da sterpaglie e ricrescite per evitare
l’annullamento dell’azione frangifuoco.
Riporto uno schizzo e foto di esempi di tagliafuoco, e poi una foto della strada di Morterone verso Forbesette.
Ora, siccome la strada realizzata non ha nessuna delle caratteristiche costruttive soprariportate, né manutentivi, perché fin dai tagli operati dal 2014 la/e aziende incaricate hanno tagliato, portato via i faggi e poi non si sono più viste (e le foto della “manutenzione di cui al punto precedente lo dimostrano), a mio avviso, è disinformante parlare di tagliafuoco.
Sgombrato il campo da quanto sopra, restano alcune domande:
Domanda 1: Da evidenze e testimonianze raccolte, i tagli sono stati fatti da maggio ad oggi “a verde”, cioè con piante in fase vegetativa e nidi di uccelli in cova o in nascita/addestramento piccoli, con scoiattoli e ghiri con i piccoli nelle tane sugli alberi o, nel terreno sconquassato dalla ruspe e dai trasporti dei faggi abbattuti, con volpi e tassi coi piccoli, ed anfibi quali tritoni, rane e salamandre in prossimità della sorgente. È mai possibile: questi tagli si fanno a stagione morta! Il Comune ha autorizzato tagli a verde con sofferenza/morte di molta fauna?
Domanda 2: Le nuove ferite nella foresta del Resegone sono purtroppo ora ben visibili come nella foto.
Si vede benissimo ciò che spiegavo nella mia lettera precedente: le piogge dilavanti di questo clima tropicalizzato stanno già asportando l’humus accumulato in decenni e decenni laddove le chiome dei faggi non coprono più il terreno, invadendo i terreni di nuove crescite di arbusti ed infestanti (a crescita rapidissima), sopprimendo le condizioni di crescita dei faggi (a lentissima ricrescita), soffocando la faggeta. Aumento di biodiveristà? NO! Un autentico caso di caso di Granchi Blu del bosco. Ma mentre quello del mare è stato trasportato inavvertitamente dalle navi, questi granchi blu dei boschi ce li siamo voluti noi con questi tagli. Inoltre, col terreno argilloso sottostante l’humus è probabile che anche la stabilità contro smottamenti peggiori.
Il Comune ha valutato i rischi di tropicalizzazione (già da me segnalati nel 2014), e ben evidenti oggi?
Domanda 3: Un bosco tenuto e tagliato bene (come facevano i nostri nonni ieri o in Trentino anche oggi) ha un valore economico, oltreché paesaggistico e turistico, che si può mantenere o far crescere nel tempo con tagli corretti. Viceversa, una foresta di cui si è rotto in questo modo l’equilibrio non sarà mai più quella di prima: il Comune ed i proprietari dei faggeti sono informati della evidente (vedi foto sotto) perdita di valore futura?
Domanda 4: Il Comune si è cautelato nei contratti con chi fa i tagli e con chi li assevera con clausole di penali e risarcimenti nel caso di danni a future evoluzioni nefaste della foresta? Come minimo dovrebbero essere obbligati ad estirpare annualmente eventuali crescite di vegetazioni anomale per consentire alla faggeta di ripristinare lo stato quo ante. A tutela di beni privati e pubblici, cioè di noi cittadini.
Domanda 5: Parlando in loco, ho sentito dire che questa strada verrà estesa per poter asportare altri faggi da tutta la zona. È vero? Una giunta Green vuole addirittura incrementare rispetto al passato un processo come questo, favorendolo con una strada?
Gradirei quindi, anche a nome di tantissime persone che ho incontrato e ascoltato, risposte a questa seconda lettera, anche perché a tutti vien difficile pensare che al sindaco di un paese di 30 abitanti manchi il tempo per rispondere, e rassicurazioni che, se si sono commessi degli errori ora ed in passato, si rimedi con una dismissione immediata di questa strada e uno stop a queste modalità per il futuro.
Distinti Saluti,
Mario Covini
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