DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: QUINTA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Un giorno di tanti anni fa (più o meno 1.800 anni prima della nostra era) Dio irrompe nella storia umana in un modo ben preciso, semplice e chiaro ma che non ha nulla di eclatante così da essere ricordato nei libri di storia. Questi parlano di imperi che nascono e spariscono, di guerre e trattati di pace che vengono dimenticati per far posto a nuove guerre di conquista. Parlano di re e regine, di costruzioni meravigliose, i cui resti sono visibili ancora oggi, di commerci e di soldi e tanto altro. Qui invece parliamo di gente in continuo movimento i cui interessi sono le sorgenti di acqua per poter vivere in zone desertiche e aride e far vivere anche il proprio bestiame. Sono i nomadi, sempre in movimento perché in ricerca di pascoli per i greggi e le mandrie.

Un uomo, molto avanti nell’età, che si trova a vivere nel nord dell’attuale Iraq, vicino alla Turchia, di punto in bianco parte. Questo non fa notizia perché sono in tanti a farlo. Si suppone che vada in cerca di pascoli. E invece non è così. Dice di partire ma non sa dove va. Vuole partire ma vuole andare da solo, senza il supporto del clan familiare, come fanno tutti. Vuole partire ma non parla né di sorgenti né di pascoli, dice invece di aver sentito una voce che gli ha parlato e gli ha ordinato: “Vattene di qui, lascia il tuo clan familiare, diventerai un uomo ricco, potente e famoso!”. Come è facile giudicare un uomo così un individuo strano, che sta perdendo la testa, vista l’età che ha, un povero illuso o un sognatore! Oltretutto accompagnato da una moglie che non ha mai avuto figli ma che ha ricevuto una promessa di partorire un figlio in età molto avanzata!

Eppure degli imperi antichi di cui parlano i libri di storia si parla come di cose morte. Qui invece parliamo di una coppia che ha a che fare con noi, parliamo di Abramo e Sara. Ancora oggi noi li ammiriamo come nostri antenati perché ci insegnano qualcosa di grande e di bello. Anzi, non basta conoscerli e ammirarli, in realtà vogliamo imitarli! Che cosa hanno da insegnarci e in che cosa li possiamo imitare? È molto semplice:

Dio ha parlato a loro e loro lo hanno ascoltato, hanno obbedito prontamente! Dire così sembra tutto facile ma nella concretezza della vita diventa molto difficile! Infatti già l’autore della lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato nella seconda lettura, dice: “Nella fede morirono tutti costo, senza avere ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra”. Oggi il nome di Abramo è diffuso su tutta la terra e il suo esempio è ammirato in tutto il mondo. Il popolo di Israele si riconosce sua discendenza ma lui, Abramo, per molto tempo ha aspettato un figlio che non veniva e sarebbe stato facile per lui dire che Dio gli fatto una falsa promessa! Invece alla fine è arrivato Isacco e poi tutti i suoi discendenti che lui non ha visto. Così anche di Sara si dice che “ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso”.

Quindi da una parte c’è la prontezza e la buona volontà di ascoltare e di obbedire, ma dall’altra vengono anche i dubbi, le paure, il sospetto che Dio non sia stato chiaro o che non sappia mantenere le sue promesse o se le sia dimenticate! Quante volte rischiamo anche noi di pensare queste cose, soprattutto nei momenti di sofferenza, nostra personale o degli altri o del mondo intero! Abramo e Sara ci insegnano a perseverare, a tener duro, ricordando sempre che Dio non mente, non prende in giro e mantiene le sue promesse.

Invece nel brano di Vangelo abbiamo sentito di tre uomini che hanno incontrato Gesù, che aveva già dato segni della sua potenza nel guarire gli ammalati, della sua sapienza, e che ha suscitato le speranze di un grande regno. Nel suo insegnamento spesso ha parlato di preparare un tesoro nei cieli, di ricevere in eredità il regno preparato per voi, di una ricompensa assai grande e così via. Questi tre uomini non hanno colto la grande occasione della loro vita, se la sono lasciata sfuggire. Si sono lasciati prendere dalle piccole questioni umane e dai piccoli interessi. Abramo invece ha saputo guardare molto in avanti, a un futuro luminoso e grande ed è stato premiato. Dalla gloria dei cieli vede tutto il frutto della sua fede. Anche noi siamo credenti grazie a lui che è nostro padre!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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