DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE DELLA DOMENICA DI PASQUA

Rugged wooden cross against dramatic cloudscape at the coastline

Paolo, che in seguito sarebbe diventato apostolo, all’inizio non era molto diverso da noi. Infatti anche lui, come noi, non ha incontrato Gesù nel tempo della sua vita sulla terra. La sua esperienza è molto diversa da quella di Simon Pietro, di Andrea, di Giacomo, di Giovanni e di tutti gli altri. Per tre anni questi hanno condiviso tutto con Gesù: percorrere le strade della Palestina, mangiare, riposare, dialogare, pregare, affrontare pericoli e partecipare alle feste. Questo è stato un grande dono di cui hanno beneficiato gli apostoli, noi no. A loro poi è toccata la responsabilità di parlare di tutto questo, di memorizzare le sue parole e trasmetterle alle generazioni future. Anche Paolo non ha goduto di questo dono.

Anche lui, come noi, ha semplicemente sentito dire che Gesù di Nazareth, che è stato messo in croce e poi è stato sepolto, ora in realtà è vivo, è risuscitato dai morti! Non solo. La sua reazione è stata molto negativa e dura! Ha pensato di essere di fronte a una grande menzogna e a fantasie da persone allucinate e fanatiche. Dai morti non si risorge! La morte è la fine di tutto! Ma un giorno, mentre si stava recando a Damasco, in Siria, proprio per fermare la diffusione di quella diceria sui morti che risorgono, Gesù in persona lo ferma e gli parla. Allora si rende conto del grande errore che stava facendo e cambia completamente vita. Sente che Gesù lo chiama e ha bisogno di lui. Lo vuole mandare a dire a tutti una cosa semplice ma nello stesso tempo difficile da accettare: che Gesù è vivo e lui l’ha incontrato. Anzi ora parla proprio nel nome di Gesù. Dice con convinzione profonda le stesse cose che un tempo aveva cercato di negare e di combattere. Dice quelle cose che lui aveva già sentito: che Gesù di Nazareth è morto, ma non per caso, è morto per i nostri peccati, per ottenerci perdono e salvezza, e che dopo essere stato sepolto, cioè sicuramente morto, ora è vivo per la potenza di Dio. Si sente indegno di essere testimone di queste cose così grandi, si mette all’ultimo posto nel gruppo degli apostoli e sente come un grande dispiacere il fatto che “ha perseguitato la Chiesa di Dio”.

Tuttavia giudica la sua vita, vede quanto è cambiata in meglio: ha abbandonato la violenza e le armi per dedicarsi alla forza della parola che annuncia la presenza di Dio, sente la passione di andare incontro ai fratelli non per accusarli o tormentarli ma per portarli verso la pienezza di vita che lui stesso sta sperimentando nella sua amicizia con Gesù. Soprattutto sperimenta la gioia di essere amato infinitamente da Gesù e vuole che anche altri partecipino di questa gioia che è la gioia dell’amore! Per questo nel pieno della sua maturità di apostolo scrive ai suoi fratelli di Corinto: “Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana”. Paolo rilegge la sua vita e si accorge che tutto quello che sta sperimentando in termini di forza nelle prove, di gioia nella fraternità, di amore che riceve da Gesù e che lui con gioia sa ricambiare, è solamente opera di quella presenza invisibile agli occhi del corpo ma reale e fortemente sentita nello spirito: è la presenza di Gesù risorto da morte, Gesù vivo per sempre!

In fondo è la stessa vicenda di Maria di Magdala che nel breve spazio di un mattino passa dal pianto e dallo sconforto alla gioia e alla pace di avere ritrovato l’amore della sua vita, cioè Gesù. E si è sentita rinascere solo perché ha colto tutto l’amore di Gesù dal tono di voce con cui l’ha chiamata.

La storia di Paolo e di Maria di Magdala continua con ciascuno di noi: Gesù che risorge da morte al momento non porta a nessun stravolgimento di portata universale e a nessun evento sensazionale. Tutto sembra continuare come prima. Anzi tante volte, guardando il mondo, sembra che le cose vadano di male in peggio. Ma se consideriamo onestamente la nostra vita ci accorgiamo anche noi, come Paolo e Maria, che Gesù è veramente vivo perché sentiamo che lavora in noi, con delicatezza e forza. Anche noi possiamo dire come Paolo: chissà chi e cosa sarei se non avessi incontrato il Signore, però ora sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana!

Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone

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