BALLABIO – A meno di due mesi dalle elezioni del 14 e 15 maggio la lista civica “Ballabio Futura” ha reso noto il suo candidato sindaco: Tranquillo Doniselli, classe ’59 e con un bagaglio di esperienze lavorative di spessore. Sarà lui a guidare il gruppo tentando di guadagnarsi l’appoggio cittadino. Un personaggio nato e cresciuto a Ballabio ma un profilo decisamente nuovo nel mondo politico ballabiese.
La redazione di BN ha voluto incontrare e conoscere il candidato sindaco che, nelle elezioni del prossimo maggio, avrà decisamente un ruolo fondamentale.
Prima di iniziare con domande più specifiche, ci può raccontare qualcosa in merito alla sua professione?
Sono laureato in Geologia. Ho iniziato a lavorare in Eni, che prima era Agip, nell’84 e per i primi sei anni a Milano ho fatto il geologo di giacimento, poi ho lavorato in Angola (Africa centrale) per altri quattro anni. Sono tornato in Italia un anno e successivamente sono ripartito per la Nigeria come responsabile del gruppo di pianificazione per sette anni. Mi sono spostato per quattro anni nei Paesi Bassi come direttore progetti operativi e sono tornato a Milano un anno. Sono andato anche in Kazakistan come direttore tecnico e vicedirettore generale, poi anche in Congo come direttore generale e in Ghana. A Ballabio sono tornato a causa del Covid e poi ci sono rimasto.
Perché un cittadino dovrebbe scegliere lei come candidato sindaco?
Un cittadino dovrebbe scegliere me se condivide la mia, la nostra, visione del paese. Noi siamo una lista civica che propone una certa idea di Ballabio. Un’idea che racchiude la visione del nostro paese non certo come la periferia industriale di Lecco ma come una realtà che sappia attrarre le famiglie, ovvero gli organismi che ‘fanno paese’, e mantenerle all’interno del nostro territorio. Mantenere famiglie e cittadini a Ballabio significa dare loro buoni servizi senza scadere nella qualità, significa sfruttare i bei paesaggi e la natura che abbiamo.
Tra i temi più “caldi” al centro del dibattito elettorale, spicca quello del Barech. Lei cosa ne pensa?
Penso che Ballabio offra di bello anche il verde che ci circonda. In luogo come quello del Barech, dove si vuole estendere una zona industriale di grandi dimensioni, una realizzazione del genere andrebbe a minare uno delle poche aree pianeggianti dove ragazzi, bambini, adulti e anziani possono passeggiare in tranquillità. Si devono attrarre i nuclei famigliari che permangono nel nostro paese, non il singolo che lavora e poi torna a casa. Si vuole promuovere l’edificazione all’interno dei centri storici ma non in uno dei corridoi verdi di Ballabio. Il nostro paese non deve diventare la periferia industriale di Lecco. È un progetto che va nella direzione diversa da quella che ho io e che abbiamo noi. Attrarre le famiglie significa anche rendere sicura la zona di Roncaiolo: al momento è pericolosissimo il primo tratto di strada per ciclisti e pedoni, c’è sicuramente la volontà di metterci mano.
Anziani e giovani: ci sono progetti in mente al momento?
Prenderemo molti spunti dal vecchio programma di Ballabio Futura ma ci stiamo ancora lavorando. Per i giovani la questione dei pullman Lecco-Ballabio è sicuramente da rivedere, ma anche pensare a degli spazi dove i ragazzi possano divertirsi, fare del ‘dopo-scuola’ o declinare il centro polifunzionale anche in funzione dei giovani ma non solo.
In merito alla questione delle piste ciclabili, cosa può dirci?
Credo che Ballabio debba essere inserita all’interno di un network di piste ciclabili. È impensabile non tentare la comunicazione con il comune di Lecco o i comuni della Valsassina per creare una rete di piste ciclabili funzionale a tutti. Il nostro paese, al momento, è isolato: questa sarebbe un’idea per rendere Ballabio attraente agli occhi di famiglie e turisti. Si faranno tanti sforzi per raggiungere gli obiettivi prefissati, questo senza dubbio.
Da geologo, cosa ne pensa della situazione frane? Soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti dello scorso dicembre che hanno visto Ballabio al centro dell’attenzione mediatica.
È chiaro che sono da rivedere tutti gli aspetti della sicurezza nelle zone più a rischio del nostro paese. Il rischio è il prodotto tra la probabilità di accadimento e l’entità del danno, ed è fondamentale valutarlo per poterlo mitigare intervenendo su uno dei due fattori. Quando si parla di una zona a rischio come la pista ciclabile, ad esempio, la prima cosa da chiedersi è quale sia l’evento che può accadere, quantificare il tipo di rischio e mettere in atto delle azioni per mitigarlo. Il rischio zero non esiste ma si può portare in una zona accettabile.
Come vede queste elezioni? Crede di avere buone possibilità di vincere?
Ci spero. L’accoglienza alla mia candidatura è stata molto positiva e sono molto felice di questo. La mia speranza è quella che il messaggio di “condividere la stessa visione di paese” riesca a raggiungere più persone possibili. Non voglio fare retorica, sono una persona pragmatica e lo farò vedere.
RedPol