Questo racconto narra la storia di un malato che guarisce: si tratta di un uomo cieco che per caso si incontra con Gesù. Gesù stava scappando perché inseguito da coloro che volevano tirargli sassi, lui invece era un mendicante che sopravviveva chiedendo l’elemosina ai passanti che entravano nel tempio. L’incontro è stato molto veloce: Gesù sporca un po’ gli occhi di quell’uomo e gli dice di andare a una fonte d’acqua che si trovava (e si trova ancora adesso) poco lontano dal tempio. Poi Gesù sparisce perché è inseguito da chi gli vuol fare del male e l’uomo cieco si allontana dal tempio, attraversa i vicoli della città, passa in mezzo alla gente, tra le bancarelle del mercato, e qualcuno l’avrà senz’altro accompagnato perché il percorso era tutt’altro che semplice.
Si capisce che era un uomo semplice e povero. Forse anche abbandonato dai suoi familiari. I genitori che compaiono nel mezzo del racconto sembrano essere dominati più dalla paura delle autorità che dalla gioia di vedere un figlio guarito. Lui ha solo sentito parlare di un uomo che non conosceva e che si chiamava Gesù e che lo ha messo alla prova, prima sporcandolo e poi dicendogli di andare a lavarsi. E lui, senza arrabbiarsi e lamentarsi, ha obbedito. Gesù in altre occasioni aveva guarito altri ciechi con la forza della sua parola. A quest’uomo invece ha riservato un trattamento differente. Gesù non gli ha promesso niente e anche quell’uomo non ha pregato nessuno e non ha chiesto niente a nessuno, neanche a Gesù. Gli bastava qualche elemosina per tirare avanti. E invece quando ha obbedito andando a lavarsi ha cominciato a vedere!
E qui comincia la sua riflessione su che cosa è successo. Come mai ora ci vede? E come è bello poter vedere! Nella sua semplicità capisce che, se ci vede, è sicuramente perché “quell’uomo che si chiama Gesù” e che lui non conosce e non ha mai visto, gli ha dato quell’ordine strano. Non si pone nessun problema di tipo religioso: era di sabato, nessuno, quindi neanche i medici, deve lavorare. Anche i passi da fare in giorno di sabato devono essere limitati. Il riposo deve essere assoluto in onore di Dio. Lui è semplicemente contento perché sa una cosa sola: era cieco ed ora ci vede! E questo grazie a quell’uomo Gesù. Anzi, continua a pensare: se Gesù ha fatto una cosa del genere, deve avere una speciale relazione con Dio, deve essere buono come Dio, forte come Dio! Deve essere come gli antichi profeti, mandati da Dio! Ecco i pensieri di un uomo semplice e onesto.
Il racconto invece è pieno di domande e riflessioni insulse e dure! E Gesù se ne tiene ben lontano. Alla fine anche il malato, che è guarito e che è definito don disprezzo nato tutto nei peccati, viene cacciato fuori dal tempio. Gesù allora riappare: i due si incontrano di nuovo, sono due fuggiaschi, due emarginati dalle autorità religiose, dai gruppi zelanti per Dio ma anche un po’ fanatici. E c’è il dialogo personale, la domanda sulla fede. Gesù si presenta non solo come colui che lo ha guarito ma come Colui che Dio ha mandato. È questo il “Figlio dell’uomo” di cui parla. Allora l’uomo guarito risponde: “Credo, Signore!” che è come dire: “Io ti accetto nella mia vita, Signore! Senza di te sarei un poveraccio, abbandonato, misero e cieco! Con te sono un uomo, che vive pienamente, con la mia dignità, posso vedere, sentire, amare! Tu sei il mio Salvatore!”.
Don Benvenuto Riva
Parroco di Ballabio e Morterone
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