DON BENVENUTO COMMENTA LE LETTURE: PENULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA “DELLA DIVINA CLEMENZA”

Gli scribi e i farisei condussero a Gesù, mentre stava insegnando alla folla, una donna sorpresa in adulterio. Gli scribi erano, di per sé, una autorità perché sapevano leggere e scrivere e questo conferiva loro un grande potere in un tempo in cui la maggior parte non sapeva leggere e scrivere. Inoltre erano anche gli esperti dei Libri Sacri, zelanti nel volerli insegnare e mettere in pratica. I farisei erano un movimento di persone zelanti e devote, dedite alla preghiera e alla conoscenza della Legge che si sentivano guide del popolo ritenuto ignorante. Avendo scoperto una donna che tradiva suo marito, il loro primo pensiero è stato: queste cose non si fanno, bisogna sradicare il male dal popolo, bisogna dare una lezione a tutti, bisogna punire chi ha sbagliato, e se l’errore commesso è grave non basta una punizione da poco, si esige la punizione più grave, cioè la morte. Infatti nel Libro del Deuteronomio sta scritto al capitolo 22: “Quando un uomo verrà colto in fallo con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l’uomo che ha peccato con la donna e la donna. Così toglierai il male da Israele”.

Tutto questo ci fa nascere molte domande a cui non possiamo rispondere ora. Ma una cosa è chiara: che anche quegli uomini non conoscevano bene la Legge, perché Mosè parla sia dell’uomo che della donna che devono morire. Perché loro hanno portato a Gesù solo la donna? E poi stando al racconto del Vangelo si capisce che a loro interessa una sola cosa: mettere alla prova Gesù, far vedere a tutti che Mosè (assolutamente intoccabile agli occhi degli Ebrei) dice una cosa e Gesù ne dice un’altra. Insomma mettere Gesù contro Mosè. E questo sarebbe bastato a loro per iniziare un processo contro Gesù.

In un primo momento Gesù si chiude nel suo silenzio e si mette a scrivere per terra. È l’unica volta che nel Vangelo si dice che Gesù ha scritto qualcosa. Chissà cosa passava per la sua mente mentre stava scrivendo! Certamente aveva uno sguardo profondo su tutti: su quella donna anzitutto, e avrà notato la sua sete nel cuore, sete di un po’ di gioia, di un po’ di amore, di un po’ di piacere, di un momento di fuga dalla pesantezza della vita. Ma anche su quegli uomini che pretendevano di conoscere la Parola di vita scritta da Mosè e invece non la conoscevano, anzi la conoscevano male. Essendo senz’altro, da Figlio di Dio, conosceva anche il loro passato, i loro peccati, la loro ipocrisia e la loro durezza di cuore. Lo abbiamo ricordato anche domenica scorsa che Gesù conosce tutto quello che c’è nel cuore dell’uomo e non ha bisogno di nessuno che gli insegni queste cose. Il suo chinarsi a terra e scrivere in silenzio è una forma di rispetto prima di tutto nei confronti di quella donna ma anche nei confronti di quegli uomini.

Lui ammette che la donna ha peccato e che il peccato porta alla morte perché porta lontano da Dio che è la vita. Ma lui conosce anche tutti i peccati di quegli uomini e per rispetto non vuole dirli, ma avrebbe potuto farlo. Cosa sarebbe successo se l’avesse fatto? Una grande confusione e un gran disordine, una grande sfiducia di tutti contro tutti! Perché tutti hanno peccato e tutti allora sono sulla via della morte. Ma quelli insistono nell’interrogarlo e allora Gesù, forse spazientito, dice: “Va bene così, questa donna con il suo peccato si è messa sulla via della morte. Ma la prima pietra la scagli uno che è senza peccato, cioè uno che è sulla via della vita!”. E quelli se ne andarono. Almeno per questo dobbiamo dire bene di loro: hanno ammesso che anche loro avevano commesso dei peccati. Non si è trovato nessuno così spavaldo e ipocrita da dire: “Comincio io perché io non ho commesso nessun peccato!”. Gesù l’avrebbe guardato negli occhi e gli avrebbe fatto capire e vedere tutti i suoi peccati!

Contempliamo allora l’infinito rispetto di Gesù rimasto solo con quella donna della quale non si dice che si sia pentita, che abbia chiesto perdono, che si sia resa conto di avere sbagliato, semplicemente non si dice nulla! È Gesù che prende l’iniziativa e dice: “Non ti condanno, va’ e non peccare più, perché io voglio che tu viva!”. È la scelta di Dio che vedendo tutti i suoi figli percorrere la via della disobbedienza e del peccato, invece di scegliere la strada dell’ira e della È la strada della sua clemenza e della sua misericordia per tutti noi. Ed è la strada della vita!


Don Benvenuto Riva

Parroco di Ballabio

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